Il modello lombardo esportato in Calabria

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  23 giugno 2019 21:49

di GABRIELE RUBINO

Se non fosse che dal numeroso pubblico di tanto in tanto si udivano dialetti del reggino e del cosentino in trasferta nel capoluogo regionale, sarebbe potuta essere la classica convention lombarda della Lega. Invece, erano gli Stati generali (leggi qui la cronaca dell’evento), i primi del partito del Carroccio, in Calabria. Un appuntamento condotto dall’inizio alla fine dal bergamasco Cristian Invernizzi. Già questo è più che sufficiente per capire che il partito di Salvini, primo nel paese e dietro solo ai Cinque Stelle a livello regionale, ha deciso di fare sul serio. Basta con il laissez-faire ai pochi temerari leghisti del Sud; ora, è venuto il tempo di costruire una struttura articolata, presente sul territorio e con una nuova catena di sostenitori. Per il momento “guidato” dall’alto, dal commissario regionale Invernizzi, che in Calabria è il plenipotenziario di Salvini.

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IL POTERE ASSOLUTO DI INVERNIZZI Il vicepremier è consapevole che il suo giocattolo è diventato un partito di massa. Nel nord Italia domina, sta diventando maggioranza nel Centro. Per arrivare all’impensabile, almeno fino a qualche anno fa, di sfondare anche nel Sud c’è bisogno dello schema organizzativo che funziona nel settentrione. Per questo ha spedito un tipico uomo di partito di cui si fida più dei precursori leghisti locali, da oggi tutti “azzerati”. Invernizzi, deputato da due legislature, ha un piglio pragmatico basato su ragionamenti snelli. Non è la sua ambizione di vita quella di fare il commissario del partito in Calabria:«Non ho alcuna aspirazione politica qui. Ho una bambina di cinque anni a Bergamo che vorrei vedere crescere». Entusiasmo o no, a Matteo non poteva dire di no. Così eccolo ad avviare la strutturazione della Lega in Calabria, pur dovendo scontare per sua stessa ammissione «di non conoscere il territorio», quello che conta è il metodo che Invernizzi conosce alla perfezione e ha applicato in altre realtù. Dunque poche ma rigide regole, enunciate con le slide leggendo da una cartellina come un presentatore televisivo. Tutta la comunicazione passa da lui; il simbolo è «sacro» e il suo utilizzo va autorizzato sempre da lui; le sedi ufficiali individuate ancora da lui. Il commissario regionale metterà il becco in tutto, soprattutto nella selezione della classe dirigente annunciando di intendere adoperare delle griglie di filtraggio in ingresso.«Aperti sì, ma non a tutti». «No a chi compra le tessere, ho fiuto a scoprire questi casi».

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IL MODELLO DI PARTITO ESPORTATO DAL NORD Piacciano o meno, queste sono le nuove norme vigenti per la Lega in Calabria. Invernizzi le ha dettate alla platea, ad avallarle è stato Salvini. Il risultato delle Europee è stato clamoroso. Cinque anni fa la Lega calabrese valeva uno zero virgola, un mesetto fa è balzata al 22,6%. Perché non puntare qualche fiche su questo patrimonio elettorale?, avranno ragionato ai piani alti. Per farlo occorre strutturarsi nei modi e nelle forme che hanno portato al successo la Lega, utilizzando quella presenza territoriale capillare che da tanti anni è il mantra al Nord. Per realizzare l’operazione Salvini ha chiamato uno come Invernizzi che ha vissuto da vicino la costruzione (trentennale) della Lega a Bergamo.

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REGIONALI E “IL NON VINCERE PER FORZA” Tutto questo non significa che la Lega si sente fra le favorite per le Regionali. Anzi, proprio il punto e accapo sul radicamento territoriale è la riprova di quanto sarà difficile (più delle Europee e delle politiche) la partita leghista per Palazzo Campanella e per la Cittadella dove vince non tanto e non solo il candidato presidente più attrattivo ma chi mette insieme la coalizione di liste più forti. La Lega avviando la “ristrutturazione” in estate arriva tardi rispetto al voto dei prossimi mesi. Per questo, l’indicazione di Salvini al momento sembra essere quella di impegnarsi sì, ma senza scornarsi più di tanto. Il progetto sulla Calabria è di medio periodo. Non è detto però che rinuncerà al potere negoziale che avrà nel perimetro del centrodestra classico con Fi e FdI. Piuttosto se i leghisti vedranno che ciò non sarà riconosciuto potrebbero tentare anche la strada in solitario.

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