Il mondo della sanità privata in subbuglio: "LEA a rischio: il commissario vuole ridurre le prestazioni per i calabresi"

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Anziani in casa di riposo (foto di archivio)
  24 gennaio 2020 13:29

La sanità privata è ancora in subbuglio. Gli ultimi decreti sulla determinazione dei tetti di spesa che non coprono i fabbisogni. Il clima è surriscaldato fra gli operatori dell'assistenza territoriale. Si è dato conto del dubbio interpretativo sul taglio mascherato per la non previsione a parte dei fondi per la mobilità extraregionale e per le prestazioni derivanti da provvedimenti dell'Autorità Giudiziaria (LEGGI QUI).

"Le associazioni Uneba, Anaste, Aris, Aiop, Agidae, Crea Calabria, che rappresentano la quasi totalità delle strutture accreditate col Servizio sanitario regionale, hanno scritto al Ministero, al commissario alla Sanità calabrese, ai vertici delle Asp e e alle Prefetture per denunciare che “a fronte di un fabbisogno maggiore, il Commissario ha messo le Aziende sanitarie nelle condizioni di poter acquistare meno prestazioni rispetto al passato, aumentando il gap tra il fabbisogno (posti accreditati in base alla programmazione) e l’offerta dei servizi (prestazioni contrattualizzate)”.

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"La Calabria continua ad occupare, da diversi anni, l'ultimo posto nella valutazione del Ministero sul monitoraggio del rispetto dei livelli essenziali di assistenza. Il disastro della Sanità calabrese è così evidente che il Comitato permanente per la verifica dei Lea in diversi incontri con il commissario ad acta per la Regione Calabria, ha evidenziato la necessità di ridefinire la rete di assistenza territoriale aggiornando i parametri. Esigenze ribadite dal Consiglio dei ministri che incaricò Cotticelli anche per garantire l’assistenza territoriale e per far rispettare il Lea. Aggiornare i parametri di misurazione relativi alla popolazione per il rispetto dei Lea comporta, evidentemente, la necessità di aumentare le prestazioni da fornire sul territorio, perché i dati reali hanno sempre evidenziato una sottostima del fabbisogno rispetto alle esigenze. In conseguenza di ciò, con atto di programmazione regionale, sono stati previsti diversi nuovi accreditamenti che dovrebbero migliorare l’offerta sanitaria e socio sanitaria regionale. “Purtroppo, però, così non è”, sottolineano le associazioni. Il riferimento è al Dca numero 4 approvato il 7 gennaio scorso ha approvato i livelli massimi di finanziamento alle Asp per l'acquisto di prestazioni di assistenza territoriale per l’anno 2020. Alle associazioni risulta che le somme proposte alle Asp fossero superiori al budget messo a disposizione. “Le determinazioni del Commissario, ingiuste ed in contrasto con il compito affidatogli dal Governo – è la sottolineatura delle associazioni - portano a pensare che le ulteriori prestazioni programmate, accreditate ed in via di accreditamento (quindi già riconosciute come compatibili con la programmazione sanitaria regionale), saranno utilizzate esclusivamente per migliorare la valutazione della Calabria ai tavoli di verifica, ma non saranno certamente messe a disposizione dell’utenza che continuerà a soffrire per l’inadeguatezza della reale offerta”. Le associazioni chiedono pertanto un incontro urgente per discutere delle stringenti problematiche del settore e di conoscere quali sono stati i principi ispiratori della decisione.

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Questo il testo della lettera integrale inviato al ministero della Salute.

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"Le scriventi Associazioni di categoria -che rappresentano la quasi totalità delle strutture territoriali in Calabria - si rivolgono a Voi, in quanto Amministratori della cosa pubblica e garanti dei rapporti tra lo Stato ed i cittadini, per richiedere un Vostro concreto intervento a sostegno del sistema di assistenza nella nostra Regione, delle persone fragili che necessitano di cura e dei lavoratori del settore. La Calabria continua a registrare sempre l'ultimo posto nella valutazione del Ministero sul monitoraggio del rispetto dei livelli essenziali di assistenza".

"Il disastro della Sanità calabrese è così evidente che il Comitato permanente per la verifica dei livelli essenziali di assistenza in diversi incontri (il 18.07.2018 ed il 15.11.2018) con il Commissario ad acta per la Regione Calabria, ha evidenziato - hanno continuato le associazioni di categoria- la necessità di  ridefinire la rete di assistenza territoriale a livello regionale aggiornando i parametri perché  “… richiama il dPCM LEA 29 novembre 2001 e documenti di ricerca (Mattone 12) che sono stati ampiamente superati e rivisti con l’entrata in vigore del dPCM 12 gennaio 2017 che, oggi, rappresenta la normativa di riferimento per le azioni di riorganizzazione dell’assistenza  sanitaria, inclusa l’assistenza territoriale e l’assistenza sociosanitaria”.

"Le segnalate esigenze sono state altresì ribadite dalla Deliberazione del Consiglio dei Ministri, del 7.12.2018 che, nel nominare il nuovo Commissario ad acta, ha individuato tra gli obiettivi del medesimo, al punto 5), la “revisione ed attuazione del provvedimento di riassetto della rete di assistenza territoriale, in coerenza con quanto previsto dalla normativa vigente e con le indicazioni dei Tavoli tecnici di verifica”. Ma aggiornare i parametri di misurazione relativi alla popolazione per il rispetto dei LEA, determina la necessità di aumentare le prestazioni da fornire, perché il bisogno di salute è aumentato negli ultimi anni. In conseguenza di ciò, con atto di programmazione regionale, sono stati previsti diversi di nuovi accreditamenti che dovrebbero consentire la fornitura di prestazioni idonee a soddisfare il fabbisogno di salute dei cittadini calabresi. Il 7 gennaio 2020, è stato approvato il DCA n. 4, con il quale sono stati definiti i livelli massimi di finanziamento alle Aziende Sanitarie Provinciali per l'acquisto di prestazioni di assistenza  con oneri a carico del SSR - Anno 2020”. Ma qui sorge lo stupore: il decreto non prevede fondi sufficienti!!", denunciano gli operatori privati. 

 

"Con un esiguo finanziamento, si pretenderebbe di coprire le prestazioni già accreditate, le nuove prestazioni accreditate, le prestazioni in mobilità extraregionale e quelle scaturenti da provvedimenti dell'autorità giudiziale. Non si può che giungere ad una conclusione: le prestazioni programmate sono state previste per rimanere solo sulla carta, altrimenti sarebbe stata stanziata una adeguata copertura finanziaria. Ma qui sorge lo stupore: il decreto non prevede fondi sufficienti!!

"Non si può che giungere ad una conclusione: le prestazioni programmate sono state previste per rimanere solo sulla carta, altrimenti sarebbe stata stanziata una adeguata copertura finanziaria. Forse è opportuno ricordare che nelle strutture - già accreditate- sono ricoverate, su richiesta delle Asp, persone, cittadini calabresi, che le Aziende Sanitarie hanno ritenuto non assistibili a domicilio e che necessitano di cure continuative. E che ve ne sono tanti altri, che avrebbero necessità di ricovero, non possono accedere alle cure di cui avrebbero bisogno per carenza di posti e che, purtroppo, per mesi rimangono nelle liste di attesa. Inutile ricordare che ogni riduzione del volume delle prestazioni contrattualizzate andrà ad incidere direttamente sull'assistenza ad anziani e disabili che, per le proprie condizioni di salute necessitano di assistenza ininterrotta (anche specialistica), e che pertanto non sono facilmente trasportabili e che ogni riduzione del volume delle prestazioni contrattualizzate andrà ad incidere direttamente sugli operatori, determinando un esubero di unità e, conseguentemente, il licenziamento del personale non necessario. Purtroppo, dal Decreto commissariale emerge solo la volontà di ignorare le necessità della popolazione calabrese".

"Non riusciamo a comprendere come sia possibile che vengano riconosciute prestazioni come necessarie, se ne programmi l'erogazione con atti ufficiali, si prevedano nuovi accreditamenti di strutture per l'erogazione.... ma non si stanzino i fondi necessari neanche alla copertura delle prestazioni già precedentemente accreditate. Le nuove prestazioni, inserite nella programmazione regionale e presentate nelle sedi ministeriali, come dovrebbero essere garantite? Chi dovrebbe garantire ai cittadini calabresi le prestazioni e i servizi ritenuti necessari in base al fabbisogno di salute della popolazione? C'è un dato di fatto: il numero di prestazioni acquistate dal Servizio Sanitario Nazionale insegue numericamente un equilibrio di bilancio che non tiene in alcun conto i diritti dei cittadini più fragili.. Ma i cittadini calabresi hanno ancora il diritto di curarsi?", chiosano le associazioni.

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