Il Movimento 24 Agosto Equità Territoriale tenuto a battesimo anche in Calabria lo scorso 16 novembre con la presenza del leader Pino Aprile, sta radicandosi anche nella provincia di Vibo Valentia, grazie al lavoro certosino di Angelo Rachiele, Antonio Carè, Bruno Pisani, Francesco Scuticchio, Pierfrancesco Scarmozzino e il Commissario provinciale temporaneo Rosario Belmonte.
In soli 10 giorni si sono susseguiti incontri individuali e soprattutto di gruppo, in particolar modo con alcune associazioni presenti sul territorio Vibonese. Le criticità emerse sono quelle tipiche di una Regione, la Calabria, che da troppo tempo attende la soluzione di problemi da sempre nelle agende elettorali dei partiti storici e dei politici a caccia di consensi attraverso false promesse.
"È inutile discutere di sanità efficiente, di lavoro e di turismo di spessore se poi la gran parte dei vibonesi, in particolar modo coloro i quali abitano nell'hinterland, non sarebbero nelle condizioni di poter raggiungere un ospedale nè il proprio posto di lavoro, mentre per i turisti se è già tortuoso raggiungere la terra di Napeto Pizzo Calabro, la perla del Tirreno Tropea e la stessa Hipponion Vibo Valentia figuriamoci visitare la Certosa di Serra San Bruno, il Palazzo La Cavalera, le Reali ferriere di Mongiana, la Ferdinandea, la cava di Cessaniti e via discorrendo. Senza infrastrutture e con le aggravanti, per esempio, di casi come la trasversale delle Serre eterna incompiuta, chissà per quale recondito motivo, e della recente chiusura a causa del maltempo della Strada del mare- si legge in una nota - non è possibile alcuno sviluppo e se non si interviene subito, man mano diminuiranno anche i servizi, con il rischio dello spopolamento di molti comuni dell'entroterra Vibonese. Lo stesso capoluogo di Provincia sta sprofondando prevalentemente a causa di una crisi del commercio che da tempo ha colpito sia il centro città che il centro storico, senza che sia stata messa in atto una qualsivoglia programmazione per contrastare questo fenomeno. Per non parlare della totale mancanza della valorizzazione culturale legata ai numerosi presidi storici, ormai abbandonati a se stessi".
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