di GABRIELE RUBINO
Non rispondono a nessuno, ma solo al ministero dell’Interno. C’è da preoccuparsi se più o meno questo è il pensiero dell’attuale commissario alla sanità, Saverio Cotticelli, peraltro un generale dei carabinieri in pensione, rivolto ad altri tipi di commissari - quelli prefettizi- che guidano le due Asp calabresi sciolte per infiltrazioni mafiose.
Le aziende sanitarie provinciali sono quella di Reggio Calabria e quella di Catanzaro che avrebbero “in carico” poco meno della metà popolazione calabrese. Cotticelli, nel corso di un incontro su un altro tema avvenuto oggi in Regione, ha fatto capire che le due terne commissariali (un prefetto in pensione, un viceprefetto e un dirigente) siano una sorta di muro senza possibilità di interlocuzione, nemmeno di fronte alla massima autorità sanitaria della Regione Calabria.
Questo iato sta nella “forma” delle cose. I commissari prefettizi dell’Asp di Catanzaro e di Reggio Calabria rispondono al Prefetto territorialmente competente e al ministero dell’Interno. Il loro mandato e i loro obiettivi restano vincolati alla rimozione delle situazioni e condizioni di illegalità che hanno portato allo scioglimento dell’ente. Non li ha nominati Cotticelli o il ministro della Salute. Quindi non necessariamente si occupano degli aspetti della sanità, o meglio non è la loro priorità.
Questo ovviamente è un grosso problema perché le due Asp rischiano di essere tagliate fuori da qualsiasi atto di programmazione. Mentre i nuovi vertici (i commissari straordinari nominati secondo il Decreto Calabria) arrivati negli ospedali di Catanzaro, nell’Asp di Cosenza e nell’ospedale di Reggio Calabria dovranno rifare l’atto aziendale, la “Costituzione” degli enti, nelle due Asp sciolte, non è detto. Anzi, è più probabile di no.
La rassegnazione del generale Cotticelli suona “sinistra”. L’Asp di Reggio Calabria è l’ente sanitario calabrese più complicato nella regione, che l’ex commissario Massimo Scura non a caso ha definito una “nebulosa”. L’Asp di Catanzaro ha disavanzi crescenti negli ultimi anni, che hanno ormai abbondantemente superato i 50 milioni di euro. Entrambe hanno attivato la procedura di dichiarazione del dissesto finanziario (da Decreto Calabria). E non sarà un caso se il commissario Cotticelli non ha mai dato l’avallo.
E fin qui è soltanto una questione di conti. È evidente che le triadi prefettizie abbiano come prioritario mandato il ripristino della legalità. Tuttavia, ed è questo il senso di allarme di Cotticelli, vengono sottovalutati i servizi assistenziali che, invece, dovrebbe andare di pari passo. Nel Reggino c’è la sofferenza ormai cronica degli spoke di Locri e Polistena, oltre ad una rete territoriale parecchio accidentata. L’Asp di Catanzaro deve fare i conti con i buchi del presidio di Soveria Mannelli e addirittura con la sospensione di alcune attività nell’ospedale di punta, quello di Lamezia Terme.
Nel frattempo, la distanza fra "commissari" si allarga.
Testata giornalistica registrata presso il tribunale di Catanzaro n. 4 del Registro Stampa del 05/07/2019.
Direttore responsabile: Enzo Cosentino. Direttore editoriale: Stefania Papaleo.
Redazione centrale: Via Cardatori, 9 88100 Catanzaro (CZ).
LaNuovaCalabria | P.Iva 03698240797
Service Provider Aruba S.p.a.
Contattaci: redazione@lanuovacalabria.it
Tel. 0961 873736