Il Museo Civico di Taverna si arricchisce con una sezione dedicata ad Ercole Drei

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Ercole Drei, Danzatrice col cerchio, bronzo
  20 aprile 2020 19:37

di Carmine Mustari



Continua la carrellata virtuale delle opere custodite nel Museo Civico  di Taverna, e con un salto epocale negli anni e nelle correnti espressive delle arti  si arriva alla contemporaneità.

La  mostra virtuale del Museo Civico di Taverna, realizzata con la formula 10X si arricchisce di una sezione dedicata  a Ercole Drei (Faenza 1886 - Roma 1973), scultore considerato tra i più importanti maestri del "Novecento Italiano".

Le opere fanno parte della donazione Lia Drei e Francesco Guerrieri. L'ALTRA PARTE DELLA TERRA. La terza sezione, ricordiamo che della prima abbiamo dato già notizia, il terzo spazio espositivo virtuale è realizzato in collaborazione con l’artista Francesco Antonio Caporale, anche questa mantiene la formula 10X nella selezione di altrettanti artisti contemporanei a valenza internazionale: Giuseppe Agnello, Calogero Barba, Gero Canalella, Francesco Antonio Caporale, Martin Došek, Juan Esperanza, Adrian Marcucci, Mino Martella, Lidó Rico , Ilona Sturm; autori già documentati nell ’archivio del museo e con diretta adesione al progetto. “La cultura non si ferma”. DREI, Ercole. - Figlio del capomastro muratore Lorenzo e di Antonia Zaccarini, nacque a Faenza (Ravenna) il 28 sett. 1886; iniziò lo studio del disegno e della scultura sotto la guida di A. Berti presso la scuola di arti e mestieri "T. Minardi" a Faenza accanto a D. Baccarini, F. Nonni, G. Ugonia, G. Guerrini, R. Gatti. Nel 1905, dopo aver conseguito il diploma, si iscrisse all'accademia di belle arti di Firenze, frequentando i corsi di scultura di A. Rivalta.

Qui conobbe anche G. Fattori, di cui eseguì nel 1907 un busto (Livorno, Pinacoteca). Ritornando a Drei di esso sappiamo che nel 1912 partecipò per la prima volta alla Biennale di Venezia e l'anno seguente vinse il pensionato artistico nazionale di scultura presso l'accademia di belle arti di Roma; entrato ormai in pieno clima simbolista, partecipò nel 1914 e 1915 a due edizioni della Secessione romana (Quesada, 1987, p. 294).

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Dopo la guerra, con la riconferma del pensionato (1918), la sua attività riprese intensa, orientandosi presto verso la scultura monumentale: nel 1921 eseguì il monumento a Nazario Sauro a Ravenna e il gruppo L'insurrezione per il monumento a Vittorio Emanuele II a Roma. Del 1924 è il gruppo scultoreo di destra sul frontone del palazzo dei Beni stabili a piazza Colonna a Roma, raffigurante Il lavoro e il risparmio (tuttora esistente, i bozzetti.  Si ricordano inoltre alcuni monumenti ai caduti (a Bagni della Porretta, 1924, a Savignano di Romagna, 1924, a Fusignano, 1925, a Granarolo, 1926) e la Quadriga in bronzo e alluminio per il palazzo di Giustizia di Messina, progettato da M. Piacentini (1927).

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