ESCLUSIVO

Il primo anno dell'Arcivescovo Maniago e la rinascita della Chiesa catanzarese: l'intervista

Share on Facebook
Share on Twitter
Share on whatsapp
images Il primo anno dell'Arcivescovo Maniago e la rinascita della Chiesa catanzarese: l'intervista
L'Arcivescovo di Catanzaro-Squillace Claudio Maniago durante l'intervista per la Nuova Calabria

"Tutti siamo di passaggio, anche i Papi lo sono. Ma è importante l'impronta che lasciano. Sono convinto che nel venire a Catanzaro, dove papa Francesco mi ha mandato con la consapevolezza di una situazione difficile, la prima cosa da fare era dare una mano ad una Chiesa che aveva bisogno di rialzarsi e riprendere a camminare"

  21 aprile 2023 18:13

di LORENZO FAZIO

L'Arcivescovo di Catanzaro-Squillace Claudio Maniago e la rinascita della Chiesa catanzarese. Una speciale intervista esclusiva per "La Nuova Calabria" in cui abbiamo toccato tanti temi di attualità sul mondo, sulla Chiesa, sulla Calabria e tanto altro. Mons. Maniago, inoltre, ha tracciato con noi una sorta di "bilancio"  partendo dal suo primo anno di ministero episcopale in Calabria con la felice ripartenza dell'arcidiocesi in cui si è insediato. Si è parlato poi di alcuni situazioni delicate che affliggono il mondo come la guerra in Ucraina e il tema dei migranti, con la tragedia di Cutro in particolare evidenza. E poi la Chiesa di Papa Francesco, una Chiesa in uscita e in mezzo alla gente, e la Calabria, una terra meravigliosa con tanti talenti ma anche tante problematiche da affrontare. Abbiamo chiesto all'Arcivescovo Maniago come la Chiesa può dare una mano a risolvere le tante situazioni difficili in questa regione. E, infine, una domanda particolare sulla figura del Vescovo, Pastore e guida come Gesù, intesa da Claudio Maniago e la ripartenza della Chiesa catanzarese, che ha subito una totale rifondazione dalla curia alla comunicazione in tutti i suoi aspetti e uffici. Vari spostamenti negli ambiti parrocchiali, negli uffici di curia e le ordinazioni di giovani diaconi e presbiteri stanno permettendo all'Arcidiocesi di Catanzaro-Squillace di vivere una nuova era ecclesiale. 

Banner

Eccellenza, grazie di cuore per la disponibilità. A poco più di un anno dal suo ingresso nella diocesi di Catanzaro-Squillace si può dire di una felice ripartenza di questa Chiesa particolare. Ci può tracciare un "bilancio" del suo primo anno di ministero in Calabria?  

Banner

"E' stato un anno positivo, non lo dico per una sorta di buonismo. La fede cristiana ci invita al realismo e a vedere le cose con realtà. Essere cristiani significa avere gli occhi aperti. Ad essere protagonisti, certamente, ma nella realtà. E' stato un positivo prima di tutto per l'accoglienza. Per l'arrivo del nuovo vescovo potrebbe essere scontato però per tanti motivi il nuovo pastore poteva essere un'incognita da studiare prima di accogliere con il cuore aperto. Io, invece, ho scoperto un popolo che prima accoglie e poi ti studia. Intanto ti accoglie e poi ti impara a conoscere, e questa è una cosa bella che fa tanto bene al vescovo, specialmente per me che arrivavo da una nuova realtà e senza conoscer quasi nulla di questa diocesi. Ho trovato un clero buono nel complesso, sofferente per il periodo vissuto e lo stesso per tutta la diocesi. Mi hanno consentito di affiancarmi a loro e di camminare insieme. Cercare nuove modalità per riprendere a camminare perchè il presbiterio è il motore, loro sono in mezzo alla gente. Ringrazio tutti i preti, mi hanno accolto tutti con grande disponibilità e mi hanno chiesto di camminare con loro. L'altra cosa che ci tenevo a dire è che ho girato molto in diocesi, non avevo mai avuto un'estate così intensa di celebrazioni posso dire. L'estate nella nostra diocesi è molto movimentata tra feste patronali e la presenze di turisti. Ciò mi ha permesso di conoscere una diocesi articolata, vasta e varia. Si va da realtà e realtà, da paesini con poca gente, a paesi con comunità consolidate fino alla città di Catanzaro, che è particolare a livello geografico. Catanzaro mi da l'idea di una città diffusa e questo può creare difficoltà con le comunicazioni però è anche vero che da l'idea di una città aperta, anche culturalmente. Anche le realtà ecclesiali, tipo le associazioni, senza dimenticare che viviamo il post Covid, vivono in presenza e abbiamo vissuto purtroppo la presenza negata. Anni di sofferenza ma, grazie a Dio, sotto la cenere c'è ancora la brace e siamo ripartiti". 

Banner

Il mondo vive senza dubbio tante situazioni difficili. Di estrema attualità, purtroppo, il tema della guerra e della tragedia dei migranti sbarcati recentemente in Calabria. Cosa pensa della triste situazione della guerra in Ucraina e della tragedia dei migranti? 

La guerra in Ucraina, e questa la sentiamo particolarmente perchè ci è vicina, ma la guerra in generale è una piaga dell'umanità. Il grido, a volte solitario, di Papa Francesco sul tema e la gravità della guerra che è follia e il pontefice sembra a volte ostinatamente solo nel chiedere aiuti e preghiere. La guerra fa male all'altro ed è costitutivamente un evento negativo che distrugge e va contro l'altro. Ci devono preoccupare tutte le guerre, potenzialità in negativo che distrugge. Tutte le guerre, anche le più nascoste, che durano da anni e rendono alcuni paesi difficili da vivere e sono all'origine delle fughe delle persone dai proprio paesi in cerca di una nuova vita. Anche in Terra Santa, che ha sempre avuto una vocazione particolare, che ha vicende che toccano l'umanità intera. Non è un caso che Gesù è nato lì, è un disegno provvidenziale. Tutto il contesto della guerra, le vittime, ferite nel corpo e nello spirito di chi vive la guerra ma non è solo quello. E' l'industria della guerra che è un'industria di male che permette di fare interessi e creare ricchezza, che di per se non sarebbe un peccato, se non alle spalle o, peggio ancora, di vite umane. Tutto ciò è profondamente drammatico e, purtroppo, troppo accettato. Invece, la guerra ripropone con estrema vivacità all'uomo questa follia, che senso ha la guerra perchè non è una soluzione ma bensì una modalità di sofferenza. Solo smettendo di fare la guerra si può riprendere a camminare. L'augurio è che la guerra in Ucraina e queste guerre devastanti possano finire e a dare a certi organismi internazionali un cambiamento, una gestione diversa. Tutto ciò è di estrema attualità e su questo il Magistero della Chiesa si è sempre pronunciato su questi temi, come ha detto Papa Francesco in questi giorni riprendendo l'enciclica "Pacem in Terris" di Giovanni XXIII".

Papa Francesco e il momento storico che sta vivendo la Chiesa. La scomparsa di Benedetto XVI e il papato di Francesco ha ridato una nuova linfa alla Chiesa universale, è d'accordo su questo?  

"Io credo che la successione apostolica vada letta come un disegno provvidenziale, per un credente ma anche per un non credente mi viene da dire. La figura del Papa si sta riscoprendo negli ultimi tempi come figura di riferimento per l'umanità intera. Di riferimento non significa che una persona debba essere per forza di religione cattolica ma il Magistero dei Pontefici è parlare alle coscienze. Una persona di buona volontà non può non esser attento alle parole del Papa. Di questi tempi abbiamo avuto i Pontefici che ci servivano, o che ci meritavamo qualcuno potrebbe dire. La Provvidenza è fantasiosa ma molto efficace. Da Giovanni XXIII con l'intuizione del Concilio, a Paolo VI che la Chiesa riconosce santo e a cui Papa Francesco fa continuo riferimento, infatti la sua "Evangelii Gaudium" è una rilettura dell'"Evangelii Nuntiandi" di Paolo VI. Quindi direi che quest'ultimo Papa è stata una voce profetica, e qui in Italia siamo legati alle vicende del terrorismo con le Brigate Rosse. Come non pensare a Giovanni Paolo I, il sorriso di Dio, in un mese ha lasciato una bella impronta nella Chiesa. Poi Giovanni Paolo II e generazioni di persone che si sono confrontate con lui. Penso a quando è stato giovane, colpiva e scandalizzava perchè andava a sciare e continuava a fare sport. Ha cominciato a viaggiare, a rompere i confini. La Chiesa che tocca tutti i continenti. La volontà spassionata di aprire le porte al Signore del papa polacco. Fino ad arrivare a Benedetto XVI, un pontificato a volte definito malamente di passaggio. Ma tutti siamo di passaggio, anche i papi lo sono. Ma è importante l'impronta che lasciano, papa Ratzinger è stato diverso da Giovanni Paolo II, è stato un grande teologo che ha dato grandi strumenti di riflessione alla Chiesa che, come ha detto Bergoglio, nessuno ha mai dato nella storia. Ogni pontefice ha una sua fisionomia ma non c'è contrapposizione. La sua teologia è presa da Benedetto XVI, ha detto più volte papa Francesco. La Chiesa vive alcuni aspetti particolari, non dimentichiamoci che non è solo in Italia o in Europa ma è la Chiesa universale. Ad esempio c'è una chiesa asiatica in fermento, o la sudamericana che ha grande vivacità, o la nordamericana che vive molte tensioni essendo molto articolata con presenza di molti vescovi, o pensiamo anche alla Chiesa europea che vive momenti di stanchezza perchè è invecchiata in diversi aspetti e ha bisogno di essere scossa. La Chiesa europea è troppo attaccata alle forme e meno alla sostanza e come Papa Francesco venendo dal sud America porta la sua vivacità e l'umanità. Abbiamo vissuto il lockdown, esperienza epocale, e il ricordo di Papa Francesco a marzo in piazza San Pietro che si rivolgeva al mondo intero con umanità. Bisogna ricostruire sfruttando le tante energie positive che ci sono nel mondo". 

La Calabria. Terra meravigliosa e accogliente ma anche con tante problematiche alle spalle. Quali sono secondo lei i problemi principali di questo territorio? 

"Per quanto riguarda la Calabria ho avuto modo, nella testimonianza delle persone, di percepire quello che è un tratto che condiziona pesantemente la regione e questa città che è il riferimento, che sempre appare nelle discussioni principali, che è il riferimento alla malavita. Sicuramente ha un tratto in alcuni aspetti evidenti però devo dire, e ho cominciato a spendermi in questa direzione, che non può essere questo il biglietto da visita di questa regione. E purtroppo quando si parla di Calabria, a volte, il pensiero è quello e invece non deve esser questo perchè c'è tanta bellezza e non possiamo permettere che questa venga oscurata". 

Mi piace definirla il Vescovo dell'ascolto, perché ho avuto modo di vederla sempre con l'attenzione rivolta alle problematiche di tutti. Cos'è per lei la figura del "Pastore"? Che accoglienza ha trovato qui? Lei ha rimodulato in gran parte  ogni aspetto della Chiesa catanzarese, dalla curia alla comunicazione. Era necessario per una vita rinnovata della Chiesa diocesana?  

"Se dice che sono un vescovo dell'ascolto mi fa piacere per orgoglio ma è il mio modo di fare, è una scelta. Ormai da vent'anni sono vescovo e viene spontaneo farlo. Sono convinto che nel venire a Catanzaro, dove papa Francesco mi ha mandato con la consapevolezza di una situazione difficile, la prima cosa da fare era dare una mano ad una Chiesa che aveva bisogno di rialzarsi e riprendere a camminare. La Chiesa catanzarese ha una storia. Il primo atteggiamento che deve caratterizzare un vescovo, un sacerdote, ma ogni cristiano è quello del rispetto verso l'altro. Ma non io faccio il mio e tu il tuo che rischia di essere indifferenza. Ho bisogno di sentirti e capire cosa hai nel cuore e sono certo del fatto che il Signore illumina tutti, non solo il vescovo o i sacerdoti. Su questo rispetto le comunità cristiane devono rimodularsi. Papa Francesco ci chiede di proseguire in un cammino sinodale e di rispettarsi e ascoltarsi in comunione. Spesso vediamo in televisione discussioni in cui si vuole sopraffare l'altro. Va bene il discutere ma non il sopraffare. L'ascolto dell'altro è arricchimento". 

Per ultimo un tema tanto caro ai catanzaresi, la Cattedrale. A che punto è la situazione del Duomo? Quando riprenderanno i lavori e quando pensa potranno avere pronta la Cattedrale restaurata?

"Per questo tema mi fa piacere dare testimonianza. E' facile capire che il vescovo con la Cattedrale chiusa è un vescovo sofferente. La Cattedrale è il simbolo dell'ingresso del vescovo, andando a sedersi sulla sede. Ci sono delle motivazioni gravi per la nostra Cattedrale che ha problemi strutturali. C'è la burocrazia e c'è di mezzo il Ministero, che comunque renderà possibile questa operazione. Ci sono delle pesantezze anche se i lavori erano partiti. L'unica cosa negativa è che la Cattedrale sembra abbandonata perchè non c'è cantiere ma si sta lavorando. Dal primo giorno che sono qui la gente mi parla del Duomo e io mi sono messo subito alla ricerca e a stimolare. Io sono qui e vi darò noia perchè devo lavorare e adesso si sta procedendo in maniera ordinata e precisa. Stiamo lavorando al progetto esecutivo dei lavori, tutto il quadro storico, tutte le possibili scelte e quale tipo di intervento fare. Siamo all'elaborazione del progetto esecutivo e mi è stato detto, e voglio crederci, che si spera entro l'anno civile di aprire il cantiere. E' chiaro che ci sono tanti intoppi che possono venire, ma questo accenno mi è stato fatto e lo voglio tenere buono. Ultima notizia, è non è da poco, e mi è stata consegnata dal Provveditore alle Opere Pubbliche di Sicilia-Calabria in visita a Catanzaro che ha voluto incontrarmi, è che la Cattedrale di Catanzaro è attenzionata dal Ministero fra le opere a cui mettere mano per il restauro e la ristrutturazione. Sono stati accantonati per questo circa 9 milioni di euro, una cifra che permetterà tranquillamente alla nostra Cattedrale di tornare ad essere un segno per tutta la città".  

Banner
Banner
Banner
Banner
Banner
Banner
Banner
Banner
Banner
Banner