di FRANCESCO IULIANO
Da qualche giorno è in libreria,?”Tra cielo e terra. Le radici teologiche della proprietà,?l’ultimo lavoro letterario curato dal presidente di Confedilizia Calabria Sandro Scoppa.
Un libro che mette insieme ed approfondisce i contributi di studiosi di diversa formazione – giuridica, teologica, filosofica – presentati nel corso di un seminario allestito presso l’Università “Magna Graecia” di Catanzaro, che hanno analizzato il legame profondo tra religione e proprietà, visto da una prospettiva interconfessionale.
Il volume, con prefazione di Giorgio Spaziani Testa e postfazione di Carlo Lottieri, per la collana?“Biblioteca della proprietà”?promossa da Confedilizia ed edita da?Confedilizia Edizioni e Tramedoro, è una raccolta di riflessioni che spaziano dal cattolicesimo all’ebraismo, dall’islam al protestantesimo, fino all’ateismo, mettendo in luce una verità spesso rimossa: quella che ”il diritto di proprietà affonda le sue radici nella concezione stessa dell’uomo come essere morale, responsabile, creativo. Ne parliamo con il curatore del volume, “Biblioteca della proprietà”.
”L’idea di esplorare il rapporto tra religione e proprietà privata - ha detto Sandro Scoppa - è maturata nel solco di una riflessione già avviata con un precedente volume, Sacre scritture e ricchezza, edito nella stessa collana. Da lì è scaturito il bisogno di approfondire non solo il tema della ricchezza materiale ma quello, più profondo, del diritto di proprietà come istituto che affonda le sue radici nella dimensione morale, spirituale e religiosa dell’uomo. In questo senso, le religioni offrono una prospettiva essenziale: non ideologica, non economica in senso stretto, ma antropologica. Il seminario tenutosi presso l’Università “Magna Graecia” di Catanzaro ha offerto l’occasione concreta per raccogliere i contributi che oggi formano il volume.
Cosa accomuna, in tema di proprietà, le grandi religioni monoteiste?
Soprattutto l’idea che la proprietà privata sia uno strumento e non un fine. Nell’ebraismo, nel cristianesimo e nell’islam, essa viene riconosciuta come legittima ma sempre accompagnata da un dovere: la responsabilità verso gli altri, verso la comunità e verso Dio. La Torah prevede meccanismi periodici di redistribuzione come il giubileo; la dottrina cattolica sottolinea che la proprietà ha una funzione sociale; il Corano impone la zakat, cioè un contributo obbligatorio per i bisognosi. Ma in tutti e tre i casi la proprietà è ritenuta naturale, radicata nella dignità dell’uomo, pur in una cornice morale. (ph Sandro Scoppa)
Nel suo saggio introduttivo lei parla di proprietà e religione come istituzioni nate spontaneamente.
Proprietà e religione non sono state il frutto di un progetto deliberato o di una decisione politica, ma si sono sviluppate come forme di coordinamento sociale attraverso l’esperienza e l’interazione umana. Seguendo Carl Menger, affermo che tanto il mercato quanto il diritto, il linguaggio, la religione o la proprietà emergono dall’ordine spontaneo della società. Non c’è dietro un disegno centrale. Le istituzioni più durevoli sono proprio quelle che non sono state create da un’autorità, ma sono emerse per rispondere a bisogni autentici, evolvendosi nel tempo.
Questo contrasta con l’idea moderna di ordine imposto dallo Stato
La cultura contemporanea, per lo più statalista, ritiene che ogni regola debba derivare da una decisione politica, da una volontà sovrana. Ma questo approccio dimentica che l’ordine nasce, spesso, senza comando. Quando lo Stato tenta di sostituirsi a questa dinamica, e impone un “ordine” costruito dall’alto, si finisce in una società rigida, inefficiente, talvolta ingiusta. È la critica che, da Mandeville a Hayek, è stata rivolta a ogni forma di dirigismo.
Il volume affronta anche il tema dell’ateismo. Che ruolo ha in questa indagine?
Un ruolo complementare. Perché il tema non è solo ciò che le religioni dicono sulla proprietà, ma come l’idea di proprietà si configuri nei diversi sistemi di pensiero. Il contributo di Domenico Bilotti mostra che anche l’ateismo, pur privo di riferimenti trascendenti, ha prodotto una visione della proprietà. Nei regimi socialisti, in nome dell’ateismo di Stato, si è giunti a negare il diritto di proprietà, con esiti noti. In ambito laico, invece, il diritto alla proprietà resta uno dei cardini della dignità e dell’autonomia individuale. È, se vogliamo, una forma di “religione civile”.
Il libro è stato dedicato a Lorenzo Infantino. Perché questa scelta?
Perché Infantino è stato uno dei maggiori studiosi del nesso tra ordine spontaneo, libertà e limiti al potere. La sua opera ha influenzato profondamente questa collana e, in particolare, il mio modo di intendere la proprietà come istituzione sociale fondamentale. Dedicare il libro a lui, dopo la sua scomparsa, è stato un atto doveroso di riconoscenza intellettuale e personale.
In sintesi, qual è la tesi centrale del volume?
Che la proprietà non è un’invenzione borghese o un artificio giuridico recente, ma una dimensione originaria dell’uomo. È radicata nel bisogno di stabilire un rapporto con le cose, nel lavoro, nella responsabilità e, come mostrano le religioni, anche in una visione del mondo in cui l’individuo non è spettatore, ma custode. Difendere la proprietà significa difendere la libertà, la persona, la civiltà.
Testata giornalistica registrata presso il tribunale di Catanzaro n. 4 del Registro Stampa del 05/07/2019.
Direttore responsabile: Enzo Cosentino. Direttore editoriale: Stefania Papaleo.
Redazione centrale: Via Cardatori, 9 88100 Catanzaro (CZ).
LaNuovaCalabria | P.Iva 03698240797
Service Provider Aruba S.p.a.
Contattaci: redazione@lanuovacalabria.it
Tel. 0961 873736