Il professore Indolfi si ritiene "molto orgoglioso di questi risultati per essere riuscito a portare, partendo da zero, al secondo posto in Italia la Cardiologia catanzarese. L’ostinazione e l’impegno hanno ripagato, in un contesto fortemente penalizzante"
30 novembre 2020 13:33A dare la buona notizia dei dati AGENAS è il portale www.doveecomemicuro.it, che riporta i risultati di tutti gli ospedali italiani e che fa salire sul podio del 2° classificato a livello nazionale per il trattamento dell’infarto miocardico acuto, dopo il Policlinico Sant’Orsola di Bologna, l’U.O. di Cardiologia del Policlinico Universitario Mater Domini di Catanzaro, diretta dal Prof. Ciro Indolfi. La Cardiologia del Policlinico di Catanzaro è stata, infatti, riconosciuta come uno dei migliori ospedali e tra i tre migliori in Italia dove essere curati per un infarto miocardico acuto.
L’AGENAS, per conto del Ministero della Salute, effettua ogni anno il Programma Nazionale Esiti (PNE), che controlla a livello nazionale le strutture ospedaliere e ne confronta efficacia, sicurezza, efficienza e qualità delle cure. Inoltre, AGENAS incrocia i dati delle cartelle cliniche di tutti gli ospedali tra di loro e con l’anagrafe, in modo da sapere anche se uno stesso paziente è stato di nuovo ricoverato in un altro ospedale per la stessa patologia o se è deceduto.
Sulla scorta dell’analisi di questi dati vengono ogni anno stilate le classifiche dei primi 5 ospedali, ritenuti i migliori per singola malattia e/o intervento e, quando si prende in considerazione la patologia “infarto acuto”, il Ministero della Salute italiana identifica l’U.O. di Cardiologia dell’Azienda Ospedaliero-Universitaria di Catanzaro al secondo posto, dopo il Policlinico Sant’Orsola-Malpighi di Bologna.
Questo assume ancora più importanza in queste settimane in cui tutta la Sanità è focalizzata sul COVID-19 piuttosto che alle patologie cardiologiche. L’effetto di tutto ciò nella prima ondata della pandemia ha determinate un incremento di almeno 3 volte la mortalità per infarto in Italia, rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente, secondo uno studio pubblicato dalla Società Italiana di Cardiologia – SIC. “Una Cardiologia bloccata dal virus provocherà molti morti ed un aumento di infarti ed ICTUS - afferma il Prof. Ciro Indolfi Vicepresidente della Confederazione FOCE che rappresenta più di 11 milioni di pazienti cardiopatici oncologici o ematologici. Se non metteranno in campo strategie di recupero dei posti letto e degli ambulatori cardiologici, di ripristino degli interventi di angioplastica coronarica, di TAVI o Clip mitralica perderemo i vantaggi in termini di sopravvivenza legati alle grandi innovazioni terapeutiche della cardiologia”.
“Sono molto orgoglioso di questi risultati – prosegue Indolfi – per essere riuscito a portare, partendo da zero, al secondo posto in Italia la Cardiologia catanzarese. L’ostinazione e l’impegno hanno ripagato, in un contesto fortemente penalizzante. La Cardiologia del Campus è stato il primo centro pubblico a portare in Calabria il trattamento dell’Infarto con lo stent, è tata pioniere nel trattamento dell’impianto percutaneo della valvola aortica (TAVI) ed è l’unico centro calabrese che effettua la riparazione senza bisturi della valvola mitrale”. Finalmente, una buona notizia per i cardiopatici calabresi e per la sanità Calabrese sempre sulle cronache nazionale per malasanità e che in questi giorni affronta la più nera delle tempeste politiche ed organizzative, navigando in un mare già reso ostile dalla pandemia COVID-19.
Le 5 strutture che in Italia effettuano un maggior numero di ricoveri sono:
L’Azienda Ospedaliera Mater Domini di Catanzaro e l’Azienda Ospedaliera Universitaria Ospedali Riuniti di Trieste – Cattinara – Maggiore – ASU Giuliano Isontina oltre a vantare alti volumi mantengono anche una bassa mortalità a 30 giorni dal ricovero (che deve mantenersi uguale o inferiore all’8%) e un’alta percentuale (che deve mantenersi uguale o superiore al 45%) di pazienti sottoposti a Ptca.
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