"Il silenzio grande", a Catanzaro il sorprendente spettacolo con Massimiliano Gallo ha concluso la stagione teatrale di AMA Calabria

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images "Il silenzio grande", a Catanzaro il sorprendente spettacolo con Massimiliano Gallo ha concluso la stagione teatrale di AMA Calabria

  01 maggio 2022 09:42

di CLAUDIA FISCILETTI

A guardarlo, "Il silenzio grande", può essere considerato il ritratto della vita quotidiana condotta da una famiglia come tante. I valori, i problemi, le parole non dette e le conseguenti confessioni hanno caratterizzato almeno una volta la vita familiare di tutti, nel caso dello spettacolo, però, tutto questo viene innalzato grazie alla funzione catartica di cui solo il teatro è capace.

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"Il silenzio grande", diretto da Alessandro Gasmann, ha concluso ieri sera al Teatro Comunale di Catanzaro, l'eccellente stagione teatrale di AMA Calabria, ideata e diretta da Francescantonio Pollice. Grande partecipazione del pubblico per questo spettacolo il cui protagonista è stato un sorprendente Massimiliano Gallo che ha tirato le sue corde di attore riuscendo a far ridere e, al contempo, a far commuovere coloro che hanno assistito a quello che si può definire "lo spettacolo grande", per usare un po' di sano citazionismo.

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Le citazioni, infatti, sono quelle che usa spesso Valerio Primic (Gallo), scrittore di successo che, però, per raggiungerlo ha trascurato la sua famiglia senza rendersene conto. Nutrito dalla convinzione di fare il bene dei suoi cari, Valerio si rinchiude nella sua biblioteca, nel suo mondo fatto di libri tra cui trae frasi e insegnamenti da poter applicare alla vita reale, a suo dire. Il regno di Valerio viene "invaso" dai suoi familiari. Dalla moglie Rose, interpretata da Gaia Benassi che ha egregiamente sostituito Stefania Rocca, assente per motivi di salute, dai figli, Massimiliano e Adele, interpretati rispettivamente da Jacopo Sorbini e Paola Senatore, sino a Bettina, la domestica interpretata da Pina Giarmanà, la coscienza, il grillo parlante di Valerio che riesce a smorzare la sua malinconia e che strappa al pubblico copiose risate.

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Avviene tutto sotto gli occhi vigili della biblioteca di Valerio, sembra avere vita propria. I personaggi la amano, la odiano, le parlano, vi cercano conforto. La biblioteca è un personaggio a sé che prende vita grazie ad una minuziosa scenografia curata in ogni dettaglio, persino nella macchina da scrivere e nella radio presenti in scena, indicativi per far comprendere che ci troviamo nella Napoli degli Anni Sessanta.

Si assiste ad una rivelazione dopo l'altra, tutte snocciolate a Valerio dai figli e dalla moglie, tutte che lo sorprendono perché lui sino a quel momento era convinto di conoscere la sua famiglia e, invece, tutti i piccoli silenzi tra loro hanno formato un grande silenzio che aveva innalzato uno spesso muro di incomunicabilità. Tante rivelazioni sino al finale inaspettato, sorprendente e commovente, nella piena tradizione del grande teatro napoletano, quello che riesce a dare un insegnamento anche attraverso una risata.

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