“Molti di noi per motivi diretti o accompagnando i nostri cari, grandi e piccini, abbiamo varcato la soglia del pronto soccorso. Non penso di poter essere smentito se dico che spesso, troppo spesso si finisce in un vero e proprio girone dantesco. E questo non per colpe dirette degli operatori sanitari, ma per una cronica disorganizzazione della rete sanitaria calabrese. Per inadempienze di chi ricopre posizioni dirigenziali e manageriali, per altro lautamente retribuite. Attese interminabili ed estenuanti. Cronica mancanza di personale e spazi. Cose note insomma. Cose che viviamo quotidianamente sulla nostra pelle. Specie in Calabria. E nella cronica difficoltà organizzativa chi paga il prezzo più alto sono bambini ed anziani, i due estremi più indifesi e vulnerabili della utenza sanitaria . Lo so bene da pediatra di famiglia e sindaco di un borgo abitato in gran parte da anziani. Lo so bene anche da genitore di due bambini piccoli e da figlio di due genitori over 70.
Ora che la responsabilità è finalmente tornata in capo al Presidente della Regione, anche se sempre come Commissario, può essere valutata veramente questa proposta. Basta passare qualche ora in tre pronto soccorso calabresi, scelti a campione, per capire l'assoluta necessità di una nuova organizzazione.
Non a caso in molte regioni italiane sono attivi,da decenni, pronto soccorso dedicati esclusivamente ai bambini.
In diversi ospedali italiani, inoltre,si stanno attivando percorsi di prima assistenza per pazienti anziani fragili, over 75, con problematiche di esclusiva pertinenza geriatrica e/o internistica, in assenza di alterazioni funzionali vitali e traumi. Solo in Calabria non ci sono percorsi differenti. Naturalmente oltre alla riorganizza della rete di prima assistenza deve essere migliorata la continuità assistenziale tra ospedale e territorio.
Devono nascere effettivamente Nuclei di Continuità delle Cure (NCC) che seguano i pazienti pediatrici e geriatrici rimandati a casa dopo visita o ricovero. E questa cosa deve diventare strutturale e non demandata alle famiglie, che spesso finiscono nel privato (ma non tutti hanno i mezzi economici) e/o al buon cuore dei medici e dei pediatri di famiglia.
I tempi sono maturi per una riorganizzazione complessiva della nostra rete sanitaria regionale. Oggi chi governa la nostra regione ha anche effettivo potere decisionale in materia sanitaria oltre agli strumenti economici per farlo. Partiamo dalle porte di accesso alla sanità. Partiamo subito: non ci sono più alibi”.
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