di GIUSEPPE TERRANOVA*
Guardando la nostra Italia mi convinco sempre più che vi sono territori che hanno il coraggio di guardare al futuro e fare scelte innovative e zone dove sostanzialmente si ripiega a gestire l'esistente.
Il mezzogiorno in particolare dovrebbe avere più determinazione a rimuovere antiche logiche che hanno prodotto negli anni rinchiusure e ricadute negative dal punto di vista territoriale con vistoso impoverimento demografico. Oggi le regioni del sud che comprendono più o meno il quaranta per cento del territorio nazionale rischiano di non farcela e di perdere forse l'ultimo treno per lo sviluppo e il progresso di questo lembo d'italia.
Il regionalismo così com'è non funziona e ha generato un costo alto alle casse nazionali senza migliorare la qualità della vita dei cittadini meridionali.
Per questi motivi ritengo da tempo che e' opportuno rivedere alcune scelte di fondo, prendendo spunto da esperienze che si stanno verificando in altri ambiti territoriali italiani ed europei.
Ad esempio e' in atto sul litorale Adriatico , in particolare a Pescara, un progetto istituzionale denominato " Città senza confini" che unisce la città Abruzzese ad Atene e Tirana.
Tre grandi città di tre grandi stati europei.
Un ambito territoriale che collega un pezzo dell'adriatico italiano con territori dei Balcani, puntando sull'innovazione degli investimenti territoriali e la mobilità sostenibile, per rendere più dinamico e competivo su scala europea il nuovo e vasto contesto territoriale transnazionale. Sulla base anche dell'esperimento avanzato e in essere della macroregione adriatica.
Si tratta di unire i punti di forza e le debolezze dei vari terrritori per fare rete e competere da protagonisti su scala più globale.
In un mondo che ha accorciato enormemente la distanze tra realtà geografiche un tempo lontanissime , che senso ha stare ermeticamente confinati nei limiti territoriali del passato?
Ha senso oggi mantenere, da noi in Italia,, venti sistemi di istruzione, venti sistemi dei trasporti, venti sistemi sanitari?
Sono questi gli interrogativi che mi pervadono e che vorrei porre alle classi dirigenti, intese anche ben oltre le rappresentanze politiche e istituzionali.
Credo che anche alle nostre latitudini calabresie meridionali sia possibile tentare un percorso di nuovo allargamento territoriale, guardando al mediterraneo per rapportarci con nuovo slancio istituzionale e politico all'Europa e all'intero occidente.
Perché questo specchio di mare e' davvero lo snodo centrale delle relazioni tra sud e nord del mondo.
E con questo portato ideale e Politico da tempo sto Insistendo per verificare l'ipotesi con piu attori , di una nuova macroregione del mediterraneo.
Voglio porre anche ora da qui alle istituzioni calabresi e del mezzogiorno un monito per riflettere e determinarsi . E voglio anche dire ai miei amici e compagni di militanza Poltica, parliamone.
Perché per noi la Politica e' essenzialmente prefigurare il futuro e non la conservazione e gestione dell'esistente.
*Iscritto e militante Pd Calabria
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