di GABRIELE RUBINO
Da un lato il Tar ha 'salvato' in punto di diritto l'impianto della riforma regionale, ma dall'altro gli stessi attori istituzionali avevano già alzato bandiera bianca. E' il paradosso che domina l'attuale fase del Welfare calabrese, tuttora più che transitoria e piena di incognite. Il tribunale amministrativo regionale con una sentenza dello scorso 20 luglio ha rigettato il ricorso del comune di Catanzaro (il capo ambito più 'combattivo' in materia) ribadendo i principi che anche gli enti municipali compartecipano alle spese per le politiche sociali e che in ogni caso, nella fase attuativa, l'erogazione dei servizi soggiace ai vincoli di bilancio. Ma dieci giorni prima, il presidente della Consulta della Autonomie Locali, organismo che assieme alla Consulta del Terzo Settore si coagula nella Conferenza permanente che a sua volta è l'entità che programma l'attività socio assistenziale, ha sostanzialmente chiesto ufficialmente la sospensione dell'attuazione della riforma.
Il presidente dell'organo che rappresenta gli enti locali, il sindaco di Trebisacce Francesco Mundo, ha infatti inviato una missiva, datata 10 luglio, al presidente della Regione, all'assessore e al dg del dipartimento regionale al ramo e ai vari sindaci dei comuni capo ambito ammettendo tutte le difficoltà attuative della nuova disciplina del Welfare calabrese. Su tutte: "la determinazione delle rette e - scrive Mundo- delle relative somme attribuite ai singoli ambiti in considerazione dello stanziamento fondato sul rendiconto storico, ossia per quanto stabilito e previsto per l'anno 2018".
Francesco Mundo
E' tutto in alto mare così Mundo precisa: "Facendo proprie le premure e le preoccupazioni manifestate dai responsabili degli ambiti ed in virtù delle difficoltà nell'applicare la varata riforma, si chiede di differire l'assegnazione dei termini attuativi della stessa, assolutamente non congrui, rispetto alle attività che si intende delegare ed ai consequenziali risultati attesi". Le varie misure che hanno disposto la proroga dei termini dei procedimenti amministrativi a causa del 'blocco' del Covid-19 potrebbe aiutare a posdatare gli adempimenti.
Quella del presidente della Consulta delle Autonomie Locali è comunque un'analisi spietata e mette in fila le principali preoccupazioni degli enti nel recepire la nuova disciplina del Welfare (che trasferisce dalla Regione ai Comuni le competenze), che peraltro ha già fatto litigare maggioranza e minoranza in Consiglio regionale e con il centrodestra pronto a smontare il 'residuo' delle precedente Amministrazione. "Inoltre - scriveva ancora Mundo il 10 luglio scorso- non si è tenuto in debito conto delle condizioni organizzative in cui versano attualmente la quasi totalità dei comuni, i quali non risultano essere coerenti rispetto all'onere derivante dall'esercizio delle funzioni e dei compiti trasferiti. Naturalmente l'auspicata rivisitazione della riforma nel senso espresso va disposta, al fine di non arrecare drammatici squilibri al già precario sistema del Welfare locale, a conseguimento delle necessarie verifiche con gli organi regionali e locali preposti".
Infine, non manca la richiesta di ausilio ai comuni capofila che altrimenti non saranno in grado di sottoscrivere le relative convenzioni prima del 2021, "cagionando ricadute disastrose sui cittadini e sul terzo settore, ed integrando, di fatto, politiche infruttuose dell'interesse pubblico". Nel frattempo, il sistema del Welfare calabrese resta sempre più 'transitorio'.
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