di Maria Claudia Conidi
Da Avvocato sono soddisfatta, da persona no.
Il mio assistito Marino Vincenzo è a casa con la sua famiglia.
Il magistrato di Sorveglianza competente per territorio ha ritenuto fondata l’istanza del Marino di vedersi riconosciuta la detenzione domiciliare a causa delle sue plurime patologie incompatibili con lo stato carcerario, causa coronavirus.
Devo dire che è triste constatare come si debba ricorrere sempre e solo allo stato di infermità grave di salute, a rischio morte, per poter ottenere un provvedimento che restituisca al privato domicilio il condannato che, come nel caso di specie, pure abbia fattivamente collaborato con la giustizia e dato tanto alla stessa.
Le vicissitudini del Marino V. sono tutte legate alla sua necessità di far fronte alle esigenze di sicurezza da solo, non potendo contare sullo Stato.
La storia di Marino V. è ormai divenuta emblema di quanto sia travagliato il percorso dei collaboratori di giustizia non più muniti di programma di protezione-
Esposti a mille pericoli, si autoproteggono, cercando di sfuggire al triste destino della vendetta.
Del resto tra il morire in carcere per infezione da coronavirus o rischiare un’esecuzione capitale per spirito vendicativo, il detenuto ha preferito la seconda ipotesi, sfidando il destino e rimettendosi alla protezione dell’Altissimo, mai come in questo caso.
Il Marino V. è attualmente fonte di prova in diversi procedimenti penali e si è affidato alla giustizia per riottenere quanto ritiene più che meritato, ovvero la risposta dello Stato alla sua collaborazione fattiva e operosa. Nulla più.
Attualmente sta a casa solo “grazie” alla sua seria situazione di salute che lo vede afflitto da diverse patologie, ma che non lo demotivano assolutamente dall’andare avanti nella scelta intrapresa di collaborare con la giustizia, in particolare la DDA di Catanzaro.
Decisiva è stata la sua delazione nel procedimento “Rinascita Scott” e tale evenienza non può di certo essere sottaciuta da chi porta avanti le indagini, né sminuita o pretermessa.
Si ritiene che la burocrazia sia la causa della mancata attribuzione al Marino V. delle misure tutorie che si richiedono ormai da anni, a fronte di assoluzioni ormai definitive di ogni addebito all’epoca addotto a fronte di una delibera di revoca del programma di protezione per il Marino e i suoi familiari, moglie e figli minori, alcuni dei quali affetti da gravi patologie-
Era Dicembre del 2012 quando la moglie del Marino V.,Tiziana Giuda, mi telefonò con la voce rotta dal pianto: ci hanno tolto la protezione. Hanno tagliato la luce. .non ho neanche da mangiare per me e i bambini. Mi manca il latte per il piccolino!
Fu il Natale più triste e buio della mia vita.
E pensare che ancora all’epoca, mentre qualcuno piangeva ingiustamente in una località lontana e segreta, qualcun altro gozzovigliava e trincava spudoratamente avvolto di potere, e tutto filava liscio, secondo le logiche della malavita.
Ma i nodi prima o poi vengono sempre al pettine.
Oggi si resta ancora in fiduciosa attesa delle Istituzioni e si confida nella legge.
Non era il Coronavirus che doveva sortire per il Marino V. il rientro a casa con i suoi familiari.
Ma come si dice: Non tutti i mali vengono per nuocere. o no?
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