di SERGIO DRAGONE
“E’ più grande di Mozart e di Beethoven”. Il giudizio di Quentin Tarantino, uno dei più geniali e rivoluzionari registi hollywoodiani, su Ennio Morricone ha suscitato molto rumore, ma credo non sia andato molto lontano dalla verità. Quando, tra cento anni, si scriverà la storia della musica planetaria, il nome del musicista romano sarà scolpito a grandi lettere nell’ideale Pantheon.
Morricone ha scritto centinaia di musiche, molte delle quali possono essere classificate tra le più belle composizioni di tutti i tempi. Sono musiche “assolute”, che possono essere ascoltate anche senza il supporto delle immagini dei film, a testimonianza di un rapporto capovolto tra musica e cinema, su cui si è molto discusso. Il Maestro amava parlare di musica “applicata al cinema”, perché la sua musica è autonoma dal racconto cinematografico, pur diventandone una componente essenziale per il suo successo. “Io non scrivo colonne sonore – diceva – io compongo musiche per il cinema”.
Proviamo ad immaginare i film di Sergio Leone, di Giuseppe Tornatore, di Roland Joffè, dello stesso Tarantino senza le opere nate dal genio assoluto di Morricone. Prendiamo “Il buono, il brutto, il cattivo” di Leone: che ne sarebbe del celebre “triello” tra Clint Eastwod, Lee Van Cleef ed Ely Wallach senza la carica emotiva del carillon e della tromba? O della folle corsa di Tuco tra le tombe senza la mitica “Estasi dell’oro”? Prendiamo “C’era una volta il West”: senza la magia di Morricone resterebbero così impressi i volti di Claudia Cardinale, Henry Fonda e Charles Bronson ? E “Giù la testa”, con gli indimenticabili Rod Steiger e James Coburn, senza lo strepitoso “Sean sean”, da tutti ricordato come “scion scion”? Che ne sarebbe di “Mission” senza l’oboe di Padre Gabriel ? E che sapore avrebbe il bacio tra Totò ed Elena in “Nuovo cinema Paradiso” senza il Tema d’amore? L’elenco potrebbe continuare all’infinito perchè il Maestro di colonne sonore ne ha composte più di 500.
Io ricordo l’emozione che ho provato quando mi sono recato a Roma, nella sua bella casa a due passi dall’Altare della Patria, per consegnargli la lettera del sindaco Michele Traversa con cui gli si annunciava il conferimento della cittadinanza onoraria. “Ma io non merito questo onore”, mi disse, con un’umiltà disarmante. E ricordo anche il suo volto commosso, nella Sala del Consiglio comunale, quasi avesse conquistato un Oscar (in realtà ne ha vinti due nella sua carriera), scambiandosi un dolce sguardo con l’inseparabile moglie Maria.
Oggi che il Politeama gli rende omaggio con il concerto diretto dal maestro Arlia sono certo che la Città comprenderà fino in fondo cosa ha rappresentato la presenza di Morricone a Catanzaro. Poche città hanno avuto l’alto privilegio di conferire la cittadinanza onoraria ad un Genio assoluto della musica planetaria di tutti i tempi. Più grande di Mozart, più grande di Beethoven.
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