di EDOARDO CORASANITI
Vitaliano Fulciniti è un professionista con una lunga esperienza in ambito giudiziario e nella pubblica amministrazione. Nel corso della sua carriera ha ricoperto diversi ruoli, dalla Guardia di Finanza all'amministrazione giudiziaria, fino alla gestione di progetti legati all'accoglienza e all'integrazione.
È autore de “Il viaggio e la mente”
Cosa l’ha ispirata a scrivere Il viaggio e la mente? C’è stato un evento o un’idea particolare che ha dato origine a questa storia?
L’ispirazione a scrivere questo libro trae origine dalla grande passione per questo genere letterario nata sin da bambino, quando seguivo con grande attenzione i film di James Bond, il famoso agente segreto al servizio di Sua Maestà la Regina d’Inghilterra, sognando di poter un giorno vestire gli stessi abiti ed emulare le stesse gesta. Con il passare degli anni non è diminuito il mio interesse per il fantastico ma sconosciuto mondo delle barbe finte e così, pur continuando a vedere i film di 007 al cinema, ho cominciato ad acquistare e leggere tutti i libri che trovavo in commercio e che trattavano in qualche modo dei Servizi Segreti. Tra i tanti libri che ho letto ci sono, ad esempio, quelli di John le Carrè e Robert Ludlum, oltre a quelli che raccontano la storia dei Servizi Segreti sia italiani che di altri paesi. La mia libreria si arricchisce costantemente dei nuovi libri pubblicati che riguardano questo stupendo mondo, ma mi permette anche di rileggere testi ormai datati e non più in commercio. Recentemente ho riletto “Nome in codice: Ulisse” dell’Ammiraglio Fulvio Martini e “Attraverso l’inganno” di Claire Hoy e Victor Ostrovsky.
Il protagonista, Vincenzo, ha un rapporto complesso con la memoria. Come ha affrontato questo tema nella costruzione del romanzo?
? Il rapporto tra essere umano e malattie neurodegenerative è oggi più che mai assolutamente reale. La quotidianità racconta le tante tristi storie di tantissimi soggetti che a prescindere dall’età o dalle condizioni economiche, sono chiamati a confrontarsi con questa buia realtà. Vincenzo, protagonista del mio romanzo è un agente segreto che, a differenza del noto James Bond, non trascorre il suo tempo tra i tavoli da gioco di lussuosi Casinò in compagnia di affascinanti donne ma vive una quotidianità che potremmo definire “normale”, lo potresti incontrare ogni giorno al bar e immaginare che possa essere un muratore, oppure un ingegnere, oppure un professore ma mai diresti che possa essere una spia. Insomma, Vincenzo non vive come un super uomo, ma è un uomo come tanti e perciò anch’egli è chiamato a fare i conti con la triste malattia che non subisce passivamente ma “combatte” con grande determinazione, ricorrendo ad ogni possibile stratagemma che gli consenta di “trattenere” i frammenti di una vita che rischiano di svanire.
Nel libro si intrecciano aspetti personali, familiari e professionali della vita di Vincenzo. In che modo pensa che questi livelli narrativi riflettano l’esperienza umana?
L’agente segreto che ho fortemente voluto raccontare in questo libro è, secondo me, molto più simile di altri al vero agente segreto e, come tale, non può non avere una quotidianità nella quale si fondono e spesso si scontrano problematiche di varia natura, le stesse problematiche che attanagliano e spesso rischiano di soffocare, l’uomo moderno.
Può parlarci del processo di sviluppo dei personaggi secondari, come Gioia e Silvano?
Come ha deciso i loro ruoli all’interno della storia?
La quotidianità di Vincenzo si fonda sul rispetto di valori fondamentali per la vita dell’essere umano. Il rispetto per la sacralità della famiglia, della quale Gioia è il cardine fondamentale, è per Vincenzo uno dei valori prioritari. Acuta, intelligente, amorevole, gestisce con saggezza e naturalezza la famiglia sia nella fase iniziale con due figli in tenera età ed un marito sempre con la valigia pronta per una nuova missione, che nella fase contraddistinta dalla malattia di Vincenzo. Silvano viene “imposto” a Vincenzo in un momento delicato della sua vita professionale. L’inizio del rapporto lavorativo tra i due colleghi è contraddistinto dalla netta contrapposizione tra la diffidenza di Vincenzo e l’intelligente disponibilità di Silvano. Le grandi doti umane di quest’ultimo fanno si che il rapporto con il collega più anziano cresca e si consolidi velocemente esaltando un altro dei valori particolarmente cari a Vincenzo: il rispetto per l’amicizia.
Nel romanzo si affronta il tema della sicurezza, sia personale che professionale. Secondo lei, in che modo le problematiche moderne, come la sorveglianza e il lavoro nei servizi segreti, influenzano le nostre relazioni e la nostra memoria?
La sicurezza delle nazioni e degli esseri umani che in queste vivono, è certamente uno degli obiettivi prioritari della meticolosa e spesso ignorata attività posta in essere dagli appartenenti ai servizi segreti. Nel mio romanzo racconto una attività operativa condotta da Vincenzo e Silvano con grandissimo acume investigativo. Quando l’attività si conclude con un brillante risultato, i due colleghi si “allontanano” in silenzio e mentre altri festeggiano loro già pensano ad una nuova attività: ecco come immagino possa essere l’attività dei Servizi Segreti.
La musica, in particolare la classica, ha un ruolo importante nella vita di Vincenzo. Quale significato ha all’interno della narrazione?
L’ascolto della musica classica rappresenta per Vincenzo uno dei mezzi fondamentali per riuscire a rivitalizzare e rivivere frammenti della sua vita passata. Mentre nel silenzio del suo studio si diffondevano le note di uno dei brani di Bach magistralmente interpretati da Glen Gould, Vincenzo comodamente seduto sulla sua poltrona Oxford, chiudeva gli occhi e viaggiava a ritroso nel tempo e, così facendo, cercava di ricomporre i cocci sparsi originati dai suoi ricordi frantumati.
Qual è il messaggio o l’emozione principale che spera i lettori possano trarre da Il viaggio e la mente?
Il compito di questo romanzo, definito da chi lo ha già letto una “spy story straordinaria ed al tempo stesso innovativa”, è sicuramente quello di condividere, con chi lo leggerà, i grandi valori in esso contenuti. Vincenzo nutre un amore incondizionato per la propria famiglia e la propria patria, ha un grande rispetto per l’amicizia ed un grandissimo attaccamento alla vita soprattutto nel momento in cui la malattia lo vorrebbe sopraffare.
Testata giornalistica registrata presso il tribunale di Catanzaro n. 4 del Registro Stampa del 05/07/2019.
Direttore responsabile: Enzo Cosentino. Direttore editoriale: Stefania Papaleo.
Redazione centrale: Via Cardatori, 9 88100 Catanzaro (CZ).
LaNuovaCalabria | P.Iva 03698240797
Service Provider Aruba S.p.a.
Contattaci: redazione@lanuovacalabria.it
Tel. 0961 873736