Il "viaggio" nella sanità calabrese con Lino Puzzonia, il SUEM 118: un punto di crisi da cancellare

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images Il "viaggio" nella sanità calabrese con Lino Puzzonia, il SUEM 118: un punto di crisi da cancellare

  06 agosto 2023 08:30

Il viaggio di Lino Puzzonia nella sanità calabrese continua. Entra nel vivo del suo itinerario: è  alle prese con il presente ma con inevitabili richiami al passato per evidenziare una realtà che tocca da vicino servizi, strutture, bisogni dei calabresi, di interventi necessari per erogare servizi essenziali. E da questo dato emerge l’evidente  necessità di potenziare, ad esempio,  i Dipartimenti di prevenzione e di intervento sociale delle cinque Aziende provinciali. Una puntata, questa che non è soltanto dimostrativa ma anche propositiva. Buona lettura

“La Calabria ha sempre avuto, negli ultimi quarant’anni, un Servizio sanitario che ignorava, e ignora, a cosa dovesse servire perché, malgrado le indicazioni della Riforma del 1978, non ha mai messo in piedi una struttura regionale che si occupasse seriamente di epidemiologia. Credo che solo alla fine del 2022 sia  stato messo a punto un progetto che, nel giro di un paio di anni, dovrebbe portare alla formazione di una trentina di operatori in grado di farlo. Speriamo che succeda perché questa è una delle prime condizioni che, portando alla conoscenza delle prevalenti patologie regionali, delle principali cause di morte, delle malattie endemiche presenti, delle malattie genetiche e via dicendo potrebbe permettere una seria programmazione della prevenzione, della necessità di interventi specialistici sul territorio, sui posti letto ospedalieri da definire per quantità e qualità e tipologia.

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I servizi epidemiologici aziendali sono stati sempre sottovaluti come personale come risorse e non hanno comunque avuto un raccordo regionale.

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La nascita di un Osservatorio epidemiologico regionale deve garantire la conoscenza del tipo e della quantità di patologia tenendo i registri tumore e delle altre patologie importanti, elaborando i dati di esito, valutando insomma l’efficacia e l’efficienza del sistema.

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A partire da questo devono essere potenziati i Dipartimenti di prevenzione e di intervento sociale delle cinque Aziende provinciali investendo in questo settore che, all’inizio, costa ma poi fa risparmiare. Non vi è alcun dubbio, infatti,  che la spesa di impianto  di alcuni anni può consentire non solo un forte risparmio economico-finanziario negli anni successivi ma anche un importante un formidabile risultato in termini di sofferenza e di disagi.

Uno schema potrebbe essere quello illustrato in tabella(vedi foto)

La prevenzione deve evidentemente comprendere le strutture vaccinali specialmente alla luce di quanto abbiamo vissuto negli ultimi anni ma anche, e soprattutto, il settore degli screening che in Calabria faticano da troppo tempo. Risentono infatti di essere assolutamente carenti di personale qualificato, in grado di affrontare l’articolazione richiesta da una parte e dall’altra di assicurare il supporto necessario per raggiungere la popolazione interessata e poi per gestire i dati e passarli all’Osservatorio epidemiologico.

La gratuità di queste prestazioni (vaccinazioni e screening) è evidentemente fondamentale se si vogliono raggiungere risultati concreti in tempi ragionevoli.

La medicina legale, recentemente ridimensionata in Calabria, deve avere invece un ruolo determinante per la  valutazione e gestione del rischio clinico sul territorio, negli ospedali, nelle altre strutture di ricovero.

Il settore materno-infantile deve diventare il reale punto di riferimento per le mamme su tutto il territorio e deve quindi essere diretto centralmente dall’Azienda provinciale ma articolato certamente per distretto assicurando a giovani donne in una fase delicata della propria vita un’assistenza necessariamente multidisciplinare.

Le cure palliative, in Calabria, sono sembrate finora poco utili probabilmente in relazione ad una organizzazione sociale legata, specialmente nella miriade di piccoli centri da cui è composta la nostra regione, a tradizioni familistiche antiche. In questo settore va svolta un’opera di orientamento e di educazione che convinca che non è la propria casa il luogo dove più facilmente pazienti per i quali, in una certa fase o definitivamente, devono essere somministrate cure di sostegno, di assistenza, di riabilitazione. Gli hospice sono una realtà appena emergente in Calabria che va certamente sviluppata e diffusa sul territorio.

Il settore socio sanitario in senso più stretto è probabilmente quello su cui è più difficile prevedere un modello preciso perché condizionato da situazioni diverse e variabili ma è tuttavia indispensabile che questo tipo di interventi vengano gestiti con competenze reali senza cedere all’assistenzialismo clientelare.

La psichiatria o meglio la salute mentale è argomento ancora attuale di scontri di natura culturale, ideologica e di organizzazione sanitaria. Non può essere questa la sede di un approfondimento, sul quale del resto non credo di avere alcun elemento di reale competenza. Per quel che mi riguarda credo che la legge Basaglia, anch’ essa nata in quello straordinario anno della storia di questo paese che fu il 1978, sia una norma di progresso e di democrazia. Come possa concretamente realizzarsi è argomento di discussione.

La medicina del lavoro, last but not least, deve urgentemente essere rafforzata in Calabria come nel resto del paese. L’igiene e la sicurezza sui posti di lavoro deve essere un obiettivo fondamentale perché non è possibile accettare, in un paese civile, la incontrollabile catena di vite stroncate sul lavoro. È difficile accettare la malattia ma accettare la possibilità che ci si ammali e che si muoia  ci si guadagna da vivere onestamente è assolutamente impossibile.

Prima di addentrarci nelle proposte sulla medicina assistenziale è d’obbligo parlare del settore dell’intervento di emergenza e trasporto dei pazienti

Io credo che quanto è avvenuto in Calabria in questo settore (SUEM 118) sia una specie di film dell’orrore: gli errori si sono succeduti agli errori fino alla drammatica situazione che spunta fuori ogni giorno dalle pagine dei giornali.

Pretendere che, al contrario di altre regioni, che esistesse, per quanto riguarda i medici, personale con le stesse identiche mansioni ma con stato giuridico e trattamento economico diversi è stata pura follia. Ma in Calabria abbiamo fatto di peggio: siamo riusciti a operare un diverso trattamento economico della parte convenzionata tra un Azienda provinciale ed un'altra innescando un contenzioso infinito e creando in quei medici uno stato di disaffezione verso il proprio lavoro che li ha spinti alla fuga alla prima occasione. Il risultato è che, ormai, la gran parte delle nostre ambulanze, è demedicalizzata.

Sembra che la prospettiva per il futuro, sia quella di affidare il Servizio 118 all’Azienda zero omogeneizzandolo per tutta la regione. Può essere questa una buona soluzione per il rapido ed efficiente contatto tra i cittadini e il sistema ma rimangono i problemi organizzativi strettamente sanitari.

Credo alcune cose:

tutte le ambulanze devo essere medicalizzate. Un’ambulanza non medicalizzata serve soltanto a riempire i Pronto Soccorso e gli ospedali di pazienti inappropriati;

affidare al 118 anche il trasferimento ordinario dei pazienti da un ospedale all’altro o addirittura tra diversi plessi dello stesso ospedale è stata un errore grave e di nessuna utilità. Va rimosso nel più breve tempo possibile;

il personale medico va immediatamente tutto inquadrato nell’area della dirigenza medica sia dal punto di vista economico che giuridico;

va individuato un sistema, una linea preferenziale di mobilità, per la ricollocazione del personale delle ambulanze verso Pronto Soccorso e comunque le aree fisse dell’emergenza perché non si possono passare quarant’anni sull’ambulanza

Lino Puzzonia

10- Continua

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