In Cappadocia Mons Maniago ai sacerdoti: "Rinnovate la fede, vivete gratitudine, custodite l'unità della Chiesa"

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  12 novembre 2025 18:34

Il pellegrinaggio diocesano in corso che ha condotto un gruppo di sacerdoti e fedeli in Cappadocia, terra intrisa di storia cristiana e spiritualità rupestre, si va caratterizzando sempre più come un momento di profonda riflessione e rinnovamento per la comunità. Durante una celebrazione a Ortahisar, Monsignor Maniago ha offerto un'omelia incisiva, sintetizzando l'esperienza del viaggio in tre potenti inviti spirituali.

L'arcivescovo ha preso spunto dal Vangelo dei dieci lebbrosi tratto dal vangelo di Luca, sottolineando come la fede trovi la sua massima espressione nel segno della gratitudine.

Il primo invito è stato appunto quello di rafforzare la fede. Per monsignor Maniago "la fede non è un ricordo nostalgico, ma un incontro con il Signore di cui va vissuta sempre la freschezza e l'attualità.

Le chiese rupestri visitate sono diventate il simbolo di questa continuità: vedere quei segni di fede così antichi non è un esercizio di archeologia, ma un invito a rendere lode al Signore per il fiume di grazia che ha attraversato i millenni, scaturito dalla Pasqua e che continua a rendere nuove tutte le cose". "Come il Samaritano guarito che torna indietro - ha aggiunto il presule - il cristiano è chiamato a vivere nella costante gratitudine".

 

Il secondo punto si è concentrato sulla vocazione sacerdotale, prendendo come modello San Giosafat, vescovo martire per il suo popolo.

Monsignor Maniago ha richiamato l'esigenza di purificare e rafforzare l'impegno del ministero Ai sacerdoti, ha ricordato che il loro servizio è un'offerta della vita. Se non sarà chiesto il martirio del sangue, è certamente richiesta l'offerta quotidiana della propria esistenza: "essere uomini che sanno offrire la propria vita per il proprio popolo". Questo impegno, al di là delle iniziative pastorali, è la cosa più importante che può segnare ogni giorno al servizio del popolo di Dio.

 

L'arcivescovo ha quindi focalizzato l'attenzione sull'unità della Chiesa, un tema per cui anche San Giosafat ha dato la vita. In un tempo segnato dal desiderio di unità, si è invitato alla preghiera e all'azione.

L'unità della Chiesa non è astratta, ma si manifesta concretamente nella comunione vissuta: nella propria chiesa locale, nelle vicarie e tra i confratelli e nell'esperienza stessa del pellegrinaggio.

Questa comunione è il segno che parla al mondo del Signore Gesù. L'invito finale di monsignor Maniago è stato ad avere una "passione per l'unità" che non deve mai venir meno, esortando a essere disposti a "qualunque sacrificio" perché la speranza e l'unità della Chiesa risplendano.

Il pellegrinaggio in Cappadocia si va configurando così non solo come un viaggio storico-culturale, ma come un ritiro spirituale che ha rinnovato nei partecipanti il desiderio di vivere la fede con maggiore gratitudine, dedizione e una sincera passione per la comunione ecclesiale.


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