La prestigiosa sala Panini di Palazzo Galli della Banca di Piacenza ha ospitato un nuovo importante appuntamento dell’Autunno culturale, organizzato del medesimo Istituto di credito, con la presentazione del volume “In nome della proprietà”, curato da Sandro Scoppa per la collana “Biblioteca della Proprietà”, promossa da Confedilizia presso la casa editrice Rubbettino. Dinanzi a un numeroso e attento pubblico, che ha gremito in ogni ordine di posti la sala dell’incontro e quella limitrofa collegata in videoconferenza, Giuseppe Nenna, presidente del Cda della Banca, ha aperto i lavori portando i saluti e presentando i relatori.
Ha poi preso la parola Giorgio Spaziani Testa, presidente di Confedilizia e autore della prefazione al libro, il quale ha innanzi tutto sottolineato "come lo stesso sia ricco di riflessioni profonde, di brani di autori del passato, di opinioni nette, di aspirazioni ad ideali di libertà e di rispetto e tutela del diritto di proprietà, che si contrappongono a una realtà ben diversa, fatta di continue minacce – a volte realizzate, a volte sventate – a un diritto che dovrebbe essere protetto più degli altri. Esse – ha ancora aggiunto – provengono da più parti e riguardano soprattutto la fiscalità la quale, attraverso una tassazione sostanzialmente patrimoniale, ha determinato una progressiva erosione del valore dei beni immobili, e una legislazione estremamente vincolistica che investe ogni aspetto dei rapporti tra le parti e tutte le regole contrattuali riguardanti la locazione".
Il medesimo presidente ha poi fatto riferimento alla recente sentenza della Consulta che ha dichiarato legittimo il blocco degli sfratti, non mancando di osservare come la decisione non sia affatto convincente e danneggia in modo rilevante solo i proprietari, privati dei loro immobili e dei relativi redditi da oltre due anni senza alcun risarcimento. È poi intervento Sandro Scoppa, avvocato, presidente di Confedilizia Calabria e curatore dell’opera, il quale ha svolto una approfondita relazione prendendo le mosse dai contenuti del volume, "il quale – ha ricordato - raccoglie i testi delle lezioni tenute all’XI edizione della Scuola di Liberalismo “Ludwig von Mises” da vari autori. Questi, da prospettive diverse, hanno analizzato i rapporti tra proprietà e libertà, cogliendo il profondo legame esistente tra i due essenziali istituti. Che è indiscutibile, poiché soltanto una protezione della proprietà è in grado di assicurare a ogni individuo quella sfera di autonomia che l’espansione dei poteri pubblici e delle burocrazie finisce per dissolvere".
Si è poi soffermato sui concetti di libertà, proprietà e mercato, evidenziando come sia necessario apprestare loro una compiuta definizione e precisare il contenuto atteso che fanno riferimento a istituzioni fondamentali nella vita di ciascun individuo, delle quali non se ne può fare a meno. "Nonostante ciò – ha poi aggiunto il relatore - esse oggi sono sempre più minacciate dalla crescita accelerata e rilevante dello funzioni dello Stato con l’attribuzione di sempre più vaste competenze in materia economica e sociale, che ha reso pervasiva la presenza del potere pubblico nella società e fatto diventare “massimo” lo Stato, che rappresenta un grave pericolo per la libertà individuale di scelta, che viene così notevolmente limitata".
"Porre rimedio a tale situazione – ha affermato in conclusione Sandro Scoppa - significa limitare il potere pubblico; il che non equivale a farne a meno, posto che, come insegnato dagli studiosi liberali, è insopprimibile. Tuttavia non può assumere le dimensioni dello Stato massimo, né sostituirsi ai consociati in quello che essi possono fare autonomamente, ma deve limitarsi a svolgere una funzione di servizio nei confronti della libera cooperazione sociale volontaria. Ossia: al potere pubblico deve essere demandata la “produzione di sicurezza”, ma i bisogni devono essere soddisfatti tramite la libera cooperazione sociale".
L’intervento di Corrado Sforza Fogliani, presidente del Centro Studi di Confedilizia e autore della postfazione a “In nome della proprietà”, ha infine chiuso i lavori. Lo stesso, dopo aver chiarito il ruolo e l’importanza in una società aperta e libera della proprietà privata, ha rilevato, richiamando le elaborazioni teoriche dei maggiori esponenti della Scuola Austriaca di Economia e, in particolare, del suo fondatore Carl Menger, che l’economia umana e la proprietà trovano la loro ragione ultima nel fatto che si danno beni la cui quantità disponibile è inferiore al fabbisogno, e pertanto la proprietà, al pari dell’economia, non è un’invenzione arbitraria, ma piuttosto l’unica soluzione pratica di quel problema, ossia del problema costituito dalla sproporzione fra fabbisogno e quantità disponibile.
Quindi ha ricordato che più di vent’anni fa, la Consulta, dichiarando la validità di un blocco proprio come ha fatto nei giorni scorsi, aveva solennemente affermato che l’avrebbe fatto per l’ultima volta. S’è visto com’è andata: la proprietà della casa è ormai ridotta a una triste parvenza, da aspirazione che era è stata trasformata in un incubo che obbliga solo a pagare tasse locali ed erariali.
Il presidente del Centro studi di Confedilizia ha concluso il suo intervento aggiungendo che Einaudi ha lasciato detto, lapidariamente, che il primo fondamento della libertà è la proprietà, che è anche altre cose: è ordine e non è lei a generare la scarsità (secondo le convinzioni marxiste), ma è la scarsità a rendere necessaria la proprietà privata. Dove latita lascia tutto nelle mani dei governanti e quella che prevale, alla fine, è la legge del più forte.
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