di LIDIA ELIA
Per chi anela al contatto con la natura quale antidoto allo stress della citta ed ai suoi ritmi frenetici, niente di meglio che una passeggiata nei boschi della nostra Sila, quella catanzarese.
Una lingua verde a circa 1200 mt di altitudine che, nell’immaginario dei più, inizia da Monaco, sale verso Villaggio Mancuso, attraversa Villaggio Racise e si conclude in località Pantane, al Semaforo per intenderci.
Di questa lingua verde, Villaggio Mancuso è il posto più frequentato sia perché obiettivamente ha un aspetto molto caratteristico, sia per via della sua storia che da sempre affascina i visitatori.
Villaggio Mancuso è anche detto “la perla della Sila Piccola”, un luogo da fiaba e sicuro riferimento del turismo montano calabrese. L’albergo delle Fate, la Rotonda, la chiesetta, le abitazioni in legno richiamano l’architettura turistica del Nord Europa del primo novecento. Sono queste le strutture che più attraggono la curiosità dei passanti e incantano per la loro bellezza. Nei più anziani del luogo, sono ancora vive le capacità imprenditoriali di Eugenio Mancuso che, tra il 1925 ed il 1931, ideò e costruì il villaggio con insolita audacia e lungimiranza; se ne avverte ancora il genio nelle graziosissime casette, a volte colorate e immerse nel bosco, tutte costruite in legno e dal gusto chalet-cottage alpino.
In questi magici luoghi tutto si svolge a ritmi lenti, è qui che anche la persona più stressate si trasformano in esseri docili e gentili perché in montagna la vita è semplice, i modi ospitali, le atmosfere rilassanti; è qui che si ritrova la giusta dimensione, quella umana, è tra i boschi che ci si dimentica del traffico e delle file dietro gli sportelli di qualsivoglia ufficio .
L’incontro tra le persone che s’incrociano nei sentieri votati alle escursioni è caratterizzato da saluti cordiali e sorrisi, lì si diventa tutti amici. Il bosco diventa casa, il bosco è casa, è lì che ritroviamo, sebbene inconsapevolmente, la nostra giusta dimensione di esseri viventi, di umana specie e abbandoniamo l’homo homini lupus di plautiana memoria che è in ciascuno di noi.
Qui in Sila il lupo però c’è davvero, e se parlassimo per un bel pò di questo importante predatore e dell’uomo non sapremmo distinguere, alla fine del discorso, se si è parlato dell’uno o dell’altro, tanto sono simili tra loro.
Gli eventi culturali non mancano. Presentazione di libri, esposizioni artistiche, gruppi musicali si alternano nelle varie zone soprattutto nel periodo estivo, quando la popolazione del villaggio aumenta considerevolmente. Con l’evento “Riserva Amica 2022”, ad esempio, è possibile fruire di un programma interessantissimo e di alto profilo culturale molto attraente, organizzato dal Reparto Carabinieri Forestali per la tutela della Biodiversità, che si è svolto presso il Centro Visite di Monaco a Villaggio Mancuso, domenica 22 maggio. Cedendo alla forza dell’attrazione ci si accomoda su comode poltroncine rosse e si accendono l’attenzione e l’ascolto.
Il Colonnello Nicola Cucci, Comandante del Reparto, introduce i lavori ricordando ai presenti in sala l’importanza della ricorrenza che coincide con la giornata internazionale della Biodiversità e con l’approvazione dell’accordo sulla diversità biologica durante la conferenza di Rio De Janeiro del 1992 oltre che con l’anniversario dei 50 anni dal primo convegno sulla tutela dell’ambiente a Stoccolma . Riferisce sugli interventi dei Carabinieri della Biodiversità ai fini della prevenzione a tutela della salvaguardia dell’ambiente ed individua nelle scuole, il luogo principe per la diffusione del rispetto della legalità . Attualmente il progetto nazionale “un albero per il futuro” è di durata triennale ma il responsabile di questo prezioso Centro Visite di Monaco presume, alla luce della forte adesione delle scuole al progetto, che alla scadenza sarà rinnovato.
“Stiamo distribuendo nelle scuole primarie e secondarie di primo e secondo grado delle piccole piantine da far crescere, abituando così i giovani anche alla cultura dell’ attesa che è pure un elemento educativo importante. Il nostro obiettivo - spiega il coonnello Cucci - è creare un bosco diffuso; attraverso un QR Code, che consegniamo ai ragazzi, le piantine vengono poi geolocalizzate e collegandosi al sito “unalberoperilfuturo.it” , essi possono constatare il contributo che le piante danno alla riduzione dello Co2. E’ vero che i carabinieri forestali - prosegue il Comandante Reparto Carabinieri Biodiversità di Catanzaro - hanno compiti repressivi per i reati contro l’ambiente ma essi svolgono anche e soprattutto un’importante funzione di prevenzione diffondendo la cultura del rispetto degli artt 9 e 41 della Costituzione Italiana dove appunto l’educazione ambientale viene considerata tra i baluardi dei compiti dello Stato”.
Il programma è iniziato nella mattinata con la conferenza dell’esperto etnobotanico, Carmine Lupia, su “Le piante nella tradizione silana”; da un trentennio lo studioso si occupa di biodiversità e sviluppo sostenibile e vanta numerose pubblicazioni sulle piante. Lupia, per la sua attività di ricercatore, è conosciuto a livello internazionale. Lo studioso propone in sala un laboratorio di immagini avvalendosi di aneddoti e curiosità popolari sui vegetali più o meno diffusi nel nostro territorio. A proposito dell’origano calabrese, ad esempio, pare che un tempo in caso di emergenza, l’estrema unzione potesse essere data anche da chi ne aveva un rametto in mano, diventando sacerdote solo per il tempo della mesta funzione.
Apprendiamo che molte sono le piante eduli presenti nei prati montani e nei boschi silani; l’asfodelo montano, una pianta perenne dai fiori vistosi che ha proprietà schiarenti, astringenti e lenitive; la cicoria che in Calabria raggiunge il rispettabile numero di 52 varietà, il sambuco molto utilizzato in cucina e con cui si fa, o si faceva, il pane maiatico; il frassino da manna che sembra abbia a che fare con la famosa manna che cadeva dal cielo quando Dio, secondo la Bibbia , la somministrò agli israeliti per sostenerli durante le loro peregrinazioni nel deserto. Il lauro o alloro che spesso usiamo come digestivo naturale, se viene messo nel cuscino concilia il sonno, esso circonda spesso la fronte dei neolaureati perché considerato propiziatorio.
E poi il finocchietto, l’asparago, per arrivare dai giganti della Sila, al pino laricio, ai faggi e faggeti e tanto altre specie ancora, in un dialogo ininterrotto di due ore che ha lasciato nell’uditorio la voglia di ritornare una prossima volta per la ricchezza delle informazioni ricevute e per il modo per niente noioso di raccontarle. Una conferenza ricca, interessante e approfondita tenuta da un esperto Botanico che può essere considerato, nel suo campo, un’ eccellenza calabrese.
Non è stato da meno in termini di professionalità e capacità comunicative, la conferenza del pomeriggio su “La fauna selvatica-conosciamola meglio” tenuta dalla guida naturalistica Alfredo Rippa, la cui cultura si accompagna ad una tangibile passione per la materia. E’ stato verificato in molte occasioni che qualsiasi tipo di domanda gli pongano i curiosi visitatori del Centro, ottengono sempre un’ esaustiva risposta.
Prima di iniziare la conferenza, Rippa precisa che ogni tipo di animale che viene utilizzato per l’esperienza senso-percettiva offerta alle numerose scolaresche nel corso dei laboratori, è un esemplare in qualche modo ferito, che se fosse restituito alla natura in quelle condizioni, morirebbe.
Ascoltare Alfredo Rippa, detto Duccio, è come attraversare un fiume in piena tante sono le conoscenze di questa preziosa guida faunistica del Centro Visite. "Lo scopo della tutela della biodiversità - afferma - è quello di far conoscere le specie selvatiche per non averne paura, perché l’uomo tende ad uccidere ciò che lo spaventa; una vipera, unico rettile velenoso che vive da noi, viene allontanata battendo fortemente sul terreno perché ne senta le vibrazioni . Lo stesso vale per il lupo che non si avvicina all’uomo perché sa che potrebbe ucciderlo, l’ha appreso circa duecento anni fa quando fu inventato il fucile. il lupo è un predatore e come tale è sempre alla ricerca di cibo” .
Che potremmo incontrare il lupo anche in città, è stata una notizia davvero inaspettata; ma a pensarci bene se il cinghiale, sua preda preferita, passeggia oramai indisturbato anche sulle battigie delle nostre coste, non è difficile concludere che potremmo trovarci con un lupo in spiaggia.
A questo punto della conferenza il dibattito tra i presenti si fa acceso ma la conclusione è sempre la stessa: è necessario creare un tavolo di esperti che stili un piano programmatico per un’azione sinergica e mirata tra enti ed istituzioni al fine di affrontare, una volta per tutte, un’emergenza che sta diventando abitudine . E mentre il lupo alla ricerca di prede flessibilmente si adatta ed esce dai boschi per recarsi a mare , l’uomo “flessibilmente” sembra si sia adattato a subire presenze pericolose per sé, per le specie e per l’ambiente.
Rippa conclude illustrando il metodo delle foto-trappole che i carabinieri forestali utilizzano per conoscere le abitudini e i luoghi frequentati dagli animali selvatici . Poi s’ immerge e ci fa immergere in un immaginario bosco per farci conoscere ulteriori animali selvatici presenti nella fauna silana: le martore, le faine, il picchio nero, la donnola, il tasso, la lontra .Per ciascuna di queste specie illustra le caratteristiche morfologiche perché possa attuarsi un veloce riconoscimento ed elenca le loro abitudini di vita colorando il tutto con aneddoti che stuzzicano la curiosità di chi ascolta.
Il convegno si conclude con i ringraziamenti ed il saluto del Comandante Cucci e con un’ultima doverosa precisazione di Rippa che rispondendo alla domanda di un ospite sulla differenza tra geco e salamandra , afferma che si tratta di un errore molto grave e purtroppo diffuso perché confonderli vuol dire addirittura saltare una classe zoologica, infatti Il geco è un rettile mentre la salamandra è un anfibio.
Stavolta una bacchettata l’avrei presa anch’io.
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