Inaugurazione anno giudiziario, Lucantonio: "Perché sopprimere la Procura europea di Catanzaro?"

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images Inaugurazione anno giudiziario, Lucantonio: "Perché sopprimere la Procura europea di Catanzaro?"

  28 gennaio 2023 15:33

di ANTONIO ARGENTIERI PIUMA

"Perché sopprimere la Procura europea di Catanzaro? A parità di condizioni, diverso trattamento?". 

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Ad affermarlo è il procuratore generale di Catanzaro, Giuseppe Lucantonio, nel corso della cerimonia di inaugurazione dell'anno giudiziario del distretto catanzarese, con riferimento alla recente soppressione della sede della Procura europea prevista inizialmente nel capoluogo calabrese.

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“II19 gennaio – afferma Lucantonio - il ministero ha comunicato, dopo aver acquisito il parere favorevole del Csm, su proposta del procuratore europeo delegato, la soppressione della sede Eppo (Procura europea, ndr) di Catanzaro, accorpandola a quella di Roma, tanto in considerazione dei vari tentativi di copertura dei posti di procuratore europeo delegato di Catanzaro e in ragione delle notevoli difficoltà logistiche che i magistrati assegnati in altre sedi (Napoli e Palermo) avrebbero per raggiungere le strutture di Catanzaro e Reggio".

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Dunque, spiega ancora Lucantonio, "essendo rimasti scoperti i posti Eppo di Catanzaro, e questo in ben due concorsi, si è eliminata la sede. Simili valutazioni sulle difficoltà logistiche – ha rileva il procuratore generale di Catanzaro - non risultano effettuate - nonostante da anni segnalate – per le altre sedi giudiziarie, dove le scoperture e il turnover sono il pane quotidiano. A parità di condizioni diverso trattamento?".

Lucantonio ha poi ulteriormente specificato: "Catanzaro è stata messa sotto l'egida di Roma perché forse a Roma è più facile arrivare perché si va in aereo. Ma se noi da anni evidenziamo questi problemi logistici e delle scoperture, allora sono due le considerazioni: o questa Procura non serviva a niente oppure potranno essere soppresse - perché non ci sono domande - anche altre sedi giudiziarie perché ci sono poche domande di aspiranti legittimati".

Lucantonio tocca anche il tema della riforma della giustizia e dice: "Non si fa mettendo pezzi a colore. Siamo stati bravi, abbiamo prodotto più di quanto potevamo e soprattutto abbiamo dato riprova che siamo capaci di arrangiarci anche in situazioni impossibili. L'unico appunto da fare è la rassegnazione a doversi arrangiare che è una cosa intollerabile".

E osserva: "Nel giro di 20 anni le norme processuali hanno avuto 196 modifiche, praticamente quasi una modifica ogni due mesi. Un minimo di organicità, sentiti non gli autorevoli scienziati, ma quelli che ogni giorno vi lavorano, servirebbe. Bastava chiamare qualche giudice o qualche avvocato o qualche funzionario di cancelleria per sapere cosa serve". 

E ancora: "Non siamo in un posto in cui scaricando le colpe della giustizia si risolvono i problemi della democrazia. Chi ha frequentato le aule di giustizia e ha messo mano a queste riforme? Non lo so, io certo no, qualche parolina l'ho detta e siamo riusciti a ottenere come procuratori generali un differimento delle norme transitorie, ma il problema è strutturale. Il problema è che la riforma della giustizia non si fa mettendo pezze a colori ogni volta, ma si fa cominciando a valutare le circoscrizioni giudiziarie in maniera seria".

Rivolgendosi al governo, al ministero della Giustizia e al Csm Lucantonio fa notare: "La cosa che ci uccide è la rassegnazione. Fateci sperare per questo anno che qualcosa possa cambiare e avere di più per amministrare meglio la giustizia: sono piccole cose ma che aiutano molto, soprattutto aiutano a spezzare la rassegnazione e l'amarezza. Una speranza per poter rivendicare l'orgoglio di questa terra spesso diffamata - sottolinea - ma nella quale la maggior parte delle persone ha grandi valori. Consentiteci di amministrare la giustizia con un minimo di decoro e dignità, è quello che chiediamo con forza: non chiediamo denaro ma un aiuto per lavorare con decoro e per non lavorare arrangiandosi. Senza giustizia non c'è democrazia, non c'è libertà e non c'è speranza. Per il 2023 – conclude il procuratore generale di Catanzaro - abbiamo bisogno di un po' meno cerimonie e di un po' più di sostanza".

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