Inchiesta a Fossato Serralta, la Cassazione ridimensiona le accuse nei confronti del vigile urbano

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  16 gennaio 2023 20:18

La Corte di Cassazione, in accoglimento del ricorso cautelare promosso dai Legali di Cua Alessandro, avv.Arturo Bova e avv.Ugo Fusto, ha annullato parzialmente, con rinvio al Tribunale del Riesame di Catanzaro, l’ordinanza impugnata. L’operazione risale allo scorso 9 settembre 2022 allorquando i militari della stazione di Pentone, coadiuvati dai colleghi di Bologna, in esecuzione dell’ordinanza emessa dal Gip del Tribunale del capoluogo Gabriella Pede, su richiesta della locale Procura, applicavano la custodia cautelare agli arresti domiciliari, nei confronti del 48enne Catanzarese Cua Alessandro, Vigile Urbano del comune di Fossato Serralta, e Massimo Longo 53enne originario di Catanzaro, da poco trasferitosi nel bolognese. 

Il Cua è accusato, unitamente ad altri 16 indagati, di aver posto in essere attività di spaccio al minuto di sostanze stupefacenti del tipo marijuana e cocaina nei comuni di Fossato Serralta, Catanzaro, Marcellinara, Stalettì e Sellia Marina, nonché, di essersi reso responsabile di varie estorsioni ai danni di diversi assuntori morosi. Lo stesso, secondo l’impianto accusatorio della Procura, avrebbe inoltre favorito la prostituzione di donne straniere in diversi comuni della provincia, si sarebbe assentato fittiziamente dal servizio dell’ente di appartenenza ed avrebbe simulato un incidente stradale con altro veicolo volto ad ottenere un risarcimento, incidente che invece è risultato essere autonomo.

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I Giudici della Suprema Corte, nell’annullare parzialmente l’ordinanza del G.I.P., hanno ritenuto meritevoli di accoglimento i motivi di ricorso avanzati dai difensori del Cua relativamente ai capi d’imputazione allo stesso ascritti, in particolare con riferimento alle accuse di estorsione, alle false presenze attestate sul luogo di lavoro nonché alla simulazione del finto incidente. I Legali di Cua, tutt’ora agli arresti domiciliari, si dicono   parzialmente soddisfatti del pronunciamento della Suprema Corte e comunque fiduciosi per il prosieguo del giudizio di merito essendosi comunque notevolmente ridimensionato l’impianto accusatorio nei confronti del proprio assistito. Ed invero, residuerebbero soltanto le accuse inerenti il reato di spaccio di droga, ma riqualificato nell’ipotesi di lieve entità.

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