Inchiesta commissioni a Catanzaro. La Procura 'alleggerisce' il reato di truffa sui gettoni

di GABRIELE RUBINO

La parola magica è diventata 'riqualificazione'. Dalla Procura arrivano novità relative all'inchiesta sulle commissioni consiliari del Comune di Catanzaro. Agli avvocati dei consiglieri comunali indagati (29 in tutto) è stato notificato il deposito degli atti con cui il pm Pasquale Mandolfino ha aggiornato l'iscrizione del reato rispetto all'avviso di conclusione indagini. E' stata sostituita l'originaria imputazione della truffa aggravata per il conseguimento di erogazioni pubbliche e uso di atto falso in continuazione e concorso con il reato di truffa (a danno di un ente pubblico) in continuazione e concorso. 

Questo significa che la Procura, almeno per la parte dell'inchiesta che riguarda la presunta indebita percezione dei gettoni di presenza, ha ridimensionato il reato rispetto all'originaria formulazione notificata lo scorso 13 dicembre (LEGGI QUI I DETTAGLI DELL'INCHIESTA). Sarebbe la via giuridica che apre le porte all'utilizzo della 'particolare tenuità del fatto', ossia l'istituto che prevede la non punibilità per reati che abbiano una pena massima di cinque anni di reclusione. Cambia dunque lo scenario per molti consiglieri comunali coinvolti. La strada della tenuità potrebbe essere perseguita infatti da numerosi eletti a Palazzo De Nobili. 

Resta fermo che le posizioni rimangono diversificate. Il riferimento al solo 'capo H' nell'atto appena trasmesso non si traduce automaticamente in una 'declassificazione' dell'intera inchiesta. Sembra assai complicato che la riqualificazione giuridica possa essere estesa anche alla truffa aggravata per il conseguimento di erogazioni pubbliche per cui risultano indagati quattro consiglieri dipendenti di ditte private e i relativi datori di lavoro con l'accusa che si sarebbero accordati per l'assunzione fittizia con il fine di ottenere i rimborsi a danno del Comune di Catanzaro. 

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