Lascia il carcere e passa agli arresti domiciliari Paolo Ripepi, tratto in arresto nel blitz disposto dalla Procura Antimafia di Catanzaro nel febbraio scorso. Questa la decisione del Tribunale del riesame di Catanzaro nel giudizio conseguente alla sentenza di annullamento della Corte di Cassazione che, accogliendo il ricorso difensivo, aveva disposto un nuovo giudizio di rinvio.
Ripepi Paolo, difeso dall’avvocato Giovanni Vecchio, era stato arrestato per il reato di tentata estorsione aggravata in danno dell’imprenditore Vincenzo De Nisi, nonché per essere il promotore di un’associazione per delinquere (semplice) dedita al riciclaggio e alla ricettazione di mezzi agricoli.
Hanno così trovato parziale riscontro le richieste difensive – che erano state accolte nel giudizio di legittimità – tese a ottenere la degradazione della misura originariamente disposta e questo in ragione della risalenza delle condotte contestate all’indagato Ripepi, che si arrestavano nell’anno 2018. La distanza temporale tra i reati, benché siano contestate le aggravanti della metodologia e dell’agevolazione mafiosa, ad avviso della difesa rendeva sproporzionata la misura custodiale massima perché vi era un “tempo silente” da considerare anche nella scelta della cautela.
Il Tribunale del riesame, recependo il principio di diritto affermato dalla Suprema Corte nella sentenza di annullamento, ha così accolto la richiesta difensiva sostituendo la misura cautelare.
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