Tra questi spiccano le posizioni di diversi imprenditori e funzionari che, in maniera diversa, si erano resi autori di condotte volte a snaturare l’esito di gare d’appalto dove in ballo c’erano aggiudicazioni per milioni di euro relative a gare indette dalla Stazione Unica Appaltante di Reggio Calabria e dalla Sorical Spa, società di gestione delle risorse idriche calabresi.
Ad alcuni degli indagati, imprenditori titolari del “Gruppo Bagalà”, veniva permesso il libero accesso agli uffici, dove questi stessi si intrufolavano di notte con il volto coperto da maschere di carnevale per eludere gli sguardi "indiscreti" delle telecamere della rete di sorveglianza interna. Così facendo – grazie, secondo gli inquirenti, alla collaborazione di alcuni dipendenti che fornivano le chiavi delle vie di accesso e mettevano fuori uso l’impianto d’allarme – arrivavano a portare all’esterno degli uffici le buste sigillate delle gare d’appalto. Leggevano gli importi delle offerte presentate dalle ditte concorrenti, richiudevano le buste e le consegnavano ad alcuni dipendenti che il giorno dopo le riponevano nelle rispettive casseforti. Bastava poi formulare una proposta di importo inferiore ed il gioco era fatto, per un sistema che avrebbe fruttato, dunque, nel tempo, la comoda aggiudicazione di appalti milionari.
Le indagini erano state avviate su segnalazione di una funzionaria della Provincia di Reggio Calabria, Mariagrazia Blefari, che, allarmata da alcune irregolarità riscontrate nelle buste, aveva prontamente provveduto ad informare dei fatti il presidente dell’ente Giuseppe Raffa e, contestualmente, la Procura di Reggio Calabria e la Guardia di finanza. Erano seguite intercettazioni e controlli effettuati anche attraverso l’ausilio di telecamere nascoste, montate dagli investigatori all’interno degli uffici. Da qui i due filoni di inchiesta che avevano condotto in manette in un primo momento, nel 2012, otto indagati ed un anno dopo, con l’operazione “Ceralacca 2”, altri sedici soggetti.
Nell’inchiesta figurano anche sei, tra funzionari e dipendenti della Sorical, dimostatisi con responsabilità diversa compiacenti al sistema. Si tratta di Giulio Ricciuto, Giuseppe Riccio, Michele Clericuzzo De Siena, Pietro Salvatore Teti, Mario Torresani e Domenico Lamonica.
I nomi
Giuseppe Bagalà di Gioia Tauro, classe ‘57;
Carmelo Bagalà di Gioia Tauro, ‘59;
Francesco Bagalà di Gioia Tauro, ‘90;
Giuseppe Bagalà di Gioia Tauro, ‘88;
Mario Italo Torresani di Milano, ‘58;
Domanico Lamonica di Catanzaro, ‘80;
Antonio De Clariti Stresa di Reggio Calabria, ‘57;
Luigi D’Amico di Reggio Calabria, ‘47;
Francesco Bagalà di Gioia Tauro, ‘85;
Massimo Siciliano di Dosio (Mn), ‘70;
Isidoro Gagliardi di San Giovanni in Fiore, ‘69;
Luigi Cosentino di Cosenza, ‘68;
Marianna Montirosso di Squillace, ‘65;
Maria Rosa Barranca di Squillace, ‘68;
Giuseppe Riccio di Belvedere Spinello, ‘66;
Giulia Francesco Giovanni Ricciuto di Pizzo Calabro, ‘70;
Pietro Salvatore teti di Soverato, ‘64;
Michele De Siena Clericuzio di Catanzaro, ‘61;
Francesco Cianflone di Serrastretta, ‘55;
Andrea Romano di Siderno, ‘67;
Beniamino Murdaca di Antonimina, ‘80;
Franco Santagada di Villapiana, ‘65;
Francesco Mingodaro di Parghelia, ‘62;
Francesco Bagalà di Gioia Tauro, ‘77;
Vicenzo Bagalà di Gioia Tauro, ‘91;
Antonio Scaramuzzino di Lamezia terme, ‘81.