Avrebbero ricevuto la consegna di 700 euro in contanti dai pazienti per ogni intervento chirurgico “senza rilasciare alcuna documentazione fiscale”. E’ questa una delle accuse che la Procura di Catanzaro avanza nei confronti dei tre operatori sanitari dell’azienda ospedaliera universitaria “Renato Dulbecco” - il dirigente medico facente funzioni del reparto di Oculistica, Marco Scicchitano, e gli infermieri Annarita Procopio e Riccardo Sperlì - coinvolti in un’inchiesta su una presunta associazione per delinquere finalizzata al peculato e alla truffa ai danni dello Stato e di autoriciclaggio.
Negli atti di indagine si evidenzia in particolare il ruolo di Schicchitano quale “capo e organizzatore” e dei due infermieri Procopio e Sperlì quali “partecipi ed esecutori degli ordini e delle direttive” di Scicchitano, tutti e tre secondo gli inquirenti poi associati con un altro indagato, l’imprenditore Maurizio Gigliotti, amministratore di un’azienda operante nella fornitura di prodotti nel campo della oftalmologia, che secondo la prospettazione accusatoria era “il fornitore di lenti intraoculari da impiantare nell’occhio del paziente a seguito di intervento chirurgico".
I tre operatori sanitari – si legge nell’ordinanza cautelare – avevano adibito un immobile a Catanzaro quale studio professionale privato, e “impiegavano il materiale dell’azienda ospedaliera Pugliese Ciaccio (oggi azienda ‘Dulbecco’, ndr) di cui si erano appropriati indebitamente e perciò proveniente da peculato, nella loro attività professionale/imprenditoriale privata, acquisivano le prenotazioni da parte dei pazienti per la sottoposizione a interventi chirurgici di cataratta agli occhi, prospettando liste di attesa molto lunghe ove l’intervento fosse avvenuto in regime ospedaliero”.
Secondo quanto si legge nell’ordinanza, poi, i tre “si facevano consegnare dal paziente 700 euro in contanti per ogni intervento chirurgico di cataratta per ciascun occhio, senza rilasciare alcuna documentazione fiscale, o in alternativa, richiedevano importo maggiore ove vi fosse stata richiesta di rilascio di documento fiscale”. Inoltre – sostengono gli inquirenti – “richiedevano al paziente il versamento di ulteriori 200 euro per l’acquisto della lente intraoculare da impiantare e ciò avveniva sia quando la lente veniva procurata direttamente dall'azienda” di Gigliotti “sia quando essa era stata sottratta dal materiale dal materiale in dotazione all'ospedale”.
Il pagamento sarebbe avvenuto tramite bonifico direttamente alla ditta che avrebbe “emesso fattura che tuttavia recava nella descrizione altro oggetto, laddove la lente era di proprietà dell'azienda ospedaliera”. L’ultima accusa contestata dagli inquirenti agli operatori sanitari indagati è quella di “omettere di versare nelle casse dell’azienda ospedaliera i compensi ritratti nello svolgimento di attività professionalità in regime di intramoenia allargata e la Procopio e Sperlì percepivano una indennità di esclusività dall’azienda ospedaliera di appartenenza con frode, perché svolgevano attività in forma privata”.
A carico dei tre operatori sanitari Scicchitano, Procopio e Sperlì è stata disposta la sospensione per un anno dal pubblico ufficio e dal servizio, per Gigliotti divieto di esercitare l’attività imprenditoriale sempre per un anno.
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