di STEFANIA PAPALEO
Si sentivano il fiato sul collo degli investigatori. Ed è per questo che il medico e gli infermieri indagati nell'inchiesta sul reparto di Oculistica del presidio ospedaliero "Pugliese" di Catanzaro si stavano dando da fare per coprire i presunti reati commessi. Ma non avevano fatto i conti con gli uomini del Comando Provinciale della Guardia di Finanza di Catanzaro e del Nucleo Antisofisticazioni e Sanità dei Carabinieri che, per mesi e mesi, non avevano perso una parola o una mossa della presunta organizzazione dedita a trafugare dispositivi e materiale sanitari dal reparto ospedaliero per operare negli studi privati di due medici a spese dello Stato.
C'è anche questo nelle carte messe insieme dalla Procura della Repubblica di Catanzaro, che ha chiesto e ottenuto un provvedimento di misura interdittiva della sospensione dal pubblico ufficio/servizio per 1 anno a carico del dirigente medico Marco Scicchitano e agli infermieri Anna Rita Procopio e Riccardo Sperlì e un divieto di esercitare l’attività imprenditoriale per 1 anno a carico dell'mprenditore cosentino, Marco Gigliotti, oltre al sequestro di due immobili di proprietà di Gigliotti che avrebbero ospitato gli ambulatori nei quali gli indagati avrebbero svolto attività chirurgica senza corrispondere la dovuta percentuale all'azienda ospedaliera di riferimento e in violazione del rapporto di esclusiva intercorso tra i due infermieri e l'Azienda Dulbecco.
In particolare, prima ancora di mettere il naso negli studi attualmente posti sotto sequestro, gli investigatori avevano fatto visita presso una struttura di Sellia Marina, gestita dalla moglie di un altro medico oculista e nella quale si sarebbe svolta analoga attività illecita. Da qui il timore sorto nel dottore Scicchitano, tanto che, secondo le ipotesi accusatorie, insieme agli altri tre indagati avrebbe tentato di sviare le indagini con documenti intestati all'Azienda ospedaliera e firmati (falsamente) dall'allora primario Giuseppe Perri, per trasformare i presunti furti in prestiti e dare così parvenza di legalità a tutti i prodotti sanitari presenti presso lo studio privato del dottore Scicchitano. Missive confezionate ad hoc dall'infermiera Procopio e spedite dalla titolare della struttura di Sellia Marina ai carabinieri, che, tuttavia, erano già in possesso di una conversazione intercettata tra il medico e l'imprenditore Gigliotti dalla quale sarebbe emerso tutto lo stratagemma adottato. In pratica, stando alla conversazione in questione, sarebbe stato confezionato un documento attestante una precedente richiesta in via d'urgenza formulata dalla struttura e rivolta all'azienda ospedaliera Pugliese Ciaccio, che avrebbe poi giustificato la successiva dazione di due cryo treq in realtà sottratti all'ospedale. Il disconoscimento della firma da parte dell'ex primario Perri aveva fatto il resto, travolgendo anche la titolare della struttura di Sellia Marina accusata di favoreggiamento, per aver tentato di aiutare i sanitari a eludere le indagini ed evitare l'incriminazione per peculato.
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