“Indignarsi non basta più”, 2 suicidi e 80 tentati nelle carceri calabresi: la mobilitazione dei Garanti dei detenuti

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images “Indignarsi non basta più”, 2 suicidi e 80 tentati nelle carceri calabresi: la mobilitazione dei Garanti dei detenuti

  18 giugno 2024 18:15

di MARCO VALLONE

“Come conferenza nazionale abbiamo inteso essere qui in questa giornata, e siamo qui perché c'è un silenzio assordante sul carcere!“ Accorato l'incipit dell'intervento di Samuele Ciambriello, Portavoce della Conferenza nazionale dei Garanti territoriali delle persone private della libertà e Garante dei diritti delle persone private della libertà personale della Regione Campania, compiuto nella conferenza stampa indetta questa mattina presso la sala verde della Cittadella regionale “Jole Santelli” di Catanzaro in occasione della Giornata di mobilitazione per migliorare le condizioni di vita nelle carceri.

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Presenti all'incontro con la stampa, svoltosi a cura della Conferenza nazionale dei Garanti territoriali delle persone private della libertà, vi sono stati, oltre a Samuele Ciambriello, anche Luca Muglia, Garante dei diritti delle persone detenute o private della libertà personale della Regione Calabria; Bruno Mellano, Garante dei diritti delle persone detenute o private della libertà personale della Regione Piemonte; Valerio Murgano, componente della Giunta Nazionale Unione Camere Penali Italiane; Antonello Talerico, componente del Consiglio Nazionale Forense. La conferenza stampa è rientrata nell'ambito delle due giornate di dibattito intitolate “Le prigioni della mente”, a cura del Garante regionale calabrese dei diritti delle persone detenute Luca Muglia, previste il 18 e il 19 Giugno presso la Cittadella regionale “Jole Santelli” di Catanzaro.

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“Il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella il 18 Marzo scorso ha affermato che 'Servono interventi urgenti per il sovraffollamento e i suicidi nelle carceri' “ - ha proseguito ancora Samuele Ciambrello -. “Mentre noi siamo qui, al 10 Giugno 2024 risultano essere in carcere 17405 persone con tossicodipendenze, 19304 detenuti stranieri ed oltre tremila persone affette da disturbi psichiatrici. Il carcere è un ospizio dei poveri, una discarica sociale. Nel nostro documento, che presentiamo qui, chiediamo alla politica e al Governo di individuare delle misure anche temporanee che siano volte ad alleggerire le condizioni di vita della popolazione carceraria. L'azienda carcere è fallita se il 75% dei detenuti vive una recidiva! Ci sono 7954 detenuti con un residuo di pena al di sotto di un anno e sono 1529 i detenuti che hanno una pena inflitta da 1 mese a un anno. E non sono né mafiosi, né ndranghetisti, né pedofili, né trafficanti di droga, lo dico a qualche giornalista da strapazzo! Moltissime persone in Italia hanno una pena sospesa, e qualcuno sta in carcere per scontare una pena di 6 mesi. In tutto questo leggiamo di soluzioni improbabili e impossibili. Dobbiamo svuotare le carceri. Bisogna anche sottolineare che in carcere si verifica una desertificazione affettiva poiché non viene applicato il concetto di territorialità della pena. I detenuti spesso vengono collocati in luoghi molto distanti da casa, e non vi può essere rapporto affettivo se i parenti devono percorrere 600 o 700 km per incontrare il proprio parente in carcere. In questo senso, il concetto di reinserimento sociale dov'è? Assistiamo a un silenzio complice di gran parte dell'opinione pubblica, benché ogni 3 giorni una persona in carcere si ammazzi, si suicida. I suicidi non sono prevedibili, però non si fa niente per attività di prevenzione dentro gli istituti carcerari. Si entra in carcere perché si ha commesso un reato, ma si rischia anche di uscire dal carcere perché si è subito un reato di malagiustizia! In 30 anni 31mila persone hanno avuto un risarcimento economico per ingiusta detenzione. Perciò diciamo attenzione ad un uso eccessivo della custodia cautelare”.

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Luca Muglia, Garante dei detenuti della Regione Calabria, ha dichiarato che “le ragioni per cui abbiamo lanciato un allarme e coinvolto il Consiglio Nazionale Forense e l'Unione delle Camere Penali risiedono nel fatto che alcune nostre battaglie sono comuni. La mia sensazione è che ci sia una grande frustrazione delle persone detenute non solo legato alle condizioni detentive di questo momento storico. Dopo le grandi emergenze degli ultimi anni, nonostante nei talk nazionali si parli spesso di carcere poco o nulla cambia. Sarebbero necessari, ad esempio, più di mille funzionari giuridico pedagogici oltre a quelli già presenti. Le condizioni strutturali sono lacunose. In Calabria l'anno scorso vi sono stati 4 suicidi, quest'anno 2, fino ad ora. E un dato preoccupante è quello per cui vi sono stati già 80 tentati suicidi quest'anno, mentre l'anno scorso ve ne sono stati in tutto 150. Sono personalmente convinto che dal dibattito di questi giorni in Calabria possa venir fuori un risultato importante: la Calabria può essere un importante crocevia del dibattito nazionale sul carcere. Noi abbiamo sentito la necessità e il dovere di trascorrere un paio di ore in carcere, nel quartiere Siano, per parlare con i detenuti. Non potevamo oggi e domani parlare di loro, senza averci prima direttamente un confronto. Siamo in una regione di 'ndrangheta, e non possiamo fare un favore ulteriore alla criminalità non occupandoci di queste persone”.

Bruno Mellano, Garante dei detenuti della Regione Piemonte, ha voluto compiere una lettura dei nomi delle persone morte suicide in carcere nel periodo che va dall'ultima iniziativa svolta sul tema dalla Conferenza nazionale dei Garanti fino ad oggi. “E' un tragico elenco: dietro ai semplici nomi, alle età, ed alle località, passano delle storie. Storie tragiche che ci indignano, e ci portano a compiere iniziative. Come garanti delle persone detenute abbiamo sempre voluto chiudere questo elenco tragico con la citazione anche delle 4 persone, agenti di polizia penitenziaria, che nel corso dell'ultimo anno si sono tolte la vita. Dietro queste storie c'è la necessità che la politica e le istituzioni si muovano: purtroppo su questo l'Italia è unita, e non c'è molta differenza tra Nord e Sud, Calabria, Piemonte, Lazio o Campania. E' una tragedia quotidiana per le comunità penitenziarie. L'esecuzione penale nel nostro Paese, oltre ad essere vissuta in luoghi scadenti e deprimenti, ci fa comprendere come, in ragione delle condizioni di tali luoghi, vada a cadere il principio costituzionale della pena volta al recupero, al reinserimento e alla rieducazione”.

Valerio Murgano, componente della Giunta Nazionale Unione Camere Penali, ha sottolineato come “l'Unione delle Camere Penali ha promosso un'iniziativa su tutto il territorio nazionale, con delibera del 20 Marzo, che è la maratona oratoria. Stiamo andando in tutte le piazze a denunciare questa vergognosa situazione che si è venuta a creare. Credo che però bisogna giungere a comprendere di chi siano le responsabilità: a nostro avviso, le responsabilità sono di una politica sempre più silente su temi così importanti. Una demagogia sempre più intensa fa sì che i problemi degli istituti carcerari vengano messi in secondo piano rispetto a una situazione catastrofica, perché a livello nazionale siamo attualmente a 44 suicidi in carcere, ed andremo incontro ad un record ancora più grave rispetto a quello del 2022. Aggiungo che l'Unione Camere Penali ha promosso una manifestazione per giorno 11 Luglio a Roma, nel corso della quale, oltre ad una contestuale astensione di tutta l'avvocatura penalista italiana dal fare udienze per ben 3 giorni, saremo in piazza vicino alla politica proprio per far capire che sono necessari degli interventi strutturali, a nostro modesto avviso, quali proprio quelli di clemenza generalizzata come l'indulto. Perché solo con un indulto si può venire meno a quella situazione che è catastrofica, e che neanche alcuni rimedi, come potrebbe essere ad esempio l'approvazione della legge Giachetti, riuscirebbero a lenire. Per cui gridiamo con forza che abbiamo bisogno di strumenti generali di clemenza, che sia un indulto o un'amnistia”.

Infine Antonello Talerico, componente del Consiglio Nazionale Forense, ha affermato come quello discusso in giornata sia “un tema centrale, diventato ancor più tale quest'anno in ragione dei 44 suicidi. Non si sono mai avuti questi numeri. E' un problema che va affrontato sicuramente a livello legislativo. Dobbiamo anche iniziare a raccogliere dei dati che afferiscano, più che altro, alla prognosi di reato, al titolo di reato. Perché, attenzione, i suicidi avvengono non con riferimento a coloro che sono stati condannati all'ergastolo, ma avvengono in generale anche per reati minori e per condanne meno importanti. E' un problema e un fenomeno sociale che si sta diffondendo sempre più, ed è ovvio che dobbiamo porre in qualche modo rimedio attraverso un'abrogazione dei reati ed attraverso una vera funzione riabilitativa di quella che è la sanzione penale. Diversamente, continuando di questo passo, continueremo ad avere non soltanto dei suicidi, ma un disagio sociale che si amplifica sempre più, e che, all'interno delle carceri, genera purtroppo un ulteriore fenomeno, che è quello di disadattamento alla vita dopo essere stati reclusi”.

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