"Sembra il titolo di un film horror, ma è una crudele realtà quella che si legge oggi sui quotidiani.
Una realtà a dir poco sconcertante che lascia tutti basiti.
Un fatto del genere di per sè susciterebbe un senso di ribrezzo se perpetrato ai danni di una persona fisicamente sana, lo è ancor di più se viene consumato a chi lotta sia fisicamente che psicologicamente nella battaglia contro un tumore.
Dai fatti raccontati nei vari articoli pubblicati le violenze venivano consumate sulle pazienti nel momento in cui le stesse facevano il trattamento chemioterapico. Un momento quindi di massima debolezza, vulnerabilità, e senza forze per poter reagire.
Proviamo per un attimo a metterci nei panni delle vittime.
Donne già colpite profondamente dalla vita, e colui il quale avrebbe dovuto dar loro cure e conforto, usa su di loro violenza sia fisica che psicologica.
E’ un fatto aberrante, aggravato anche dagli inviti ad una, presunta, casa al mare per continuare le violenze insieme ad altre persone.
Ammiriamo queste due donne per il coraggio che hanno avuto di denunciare, perché, non è facile capire la difficoltà di denunciare il tutto con la paura di non poter continuare le cure, di vitale importanza, che sono tutt’altro che una passeggiata.
Fatti del genere non dovrebbero accadere in nessuna struttura sanitaria, men che meno in una struttura oncologica ospedaliera.
Siamo tutti indignati, e pretendiamo, ove è possibile, più controlli, per dare un pizzico di serenità a chi di alcune cure non può fare a meno.
Certo per fortuna non tutti gli operatori sanitari sono così, sappiamo bene che la gran parte del personale del reparto oncologico “ De Lellis” è professionale e dedito ai pazienti.
Ma fatti del genere vanno condannati severamente, e chiediamo ancora una volta tutela per i pazienti, ma anche per gli operatori sanitari, in quanto una “mela marcia” non debba fare ombra a chi di questo lavoro ha fatto una vocazione". Lo scrivono Luana Maurotti Enzo Nania“ Portavoce Insieme per gli ammalati”.
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