Marino: "Possiamo dire che i risultati ottenuti hanno evidenziato un legame diretto fra il PM10 e l’AOPC".
06 novembre 2020 15:15di MASSIMO PINNA
L’associazione Vitambiente, ha contribuito in una importante ricerca di tesi condotta dal dottor. Andrea Abramo laureato con 110 e lode in Medicina e Chirugia presso l’Università di Catanzaro, con l’ausilio del relatore Chiarissimo Professor Raffaele Serra.
La tesi ha voluto dimostrare l’impatto negativo nell’organismo umano dell’inquinamento ambientale nella vita di tutti i giorni.
Difatti studi condotti tra la zona di Tiriolo e Zagarise ormai riconosciuta a livello internazionale la zona con l’area più pura d’Europa, contribuisce positivamente nel prevenire le patologie derivanti l’impatto ambientale.
Alla seduta era presente l’avv. Pietro Marino presidente di Vitambiente, per asseverare la bontà dell’intervento specifico e sul campo del dotto Abramo, avvenuto durante una campagna di sensibilizzazione condotta in totale sintonia con la ricerca del dott. Abramo.
Nello specifico la strategia della ricerca /studio si è basata su due momenti principali: in primis lo studio epidemiologico attraverso una ricerca bibliografica di tutti quegli studi, compresi fra il 1 gennaio 2011 e il 30 aprile 2019, che valutano la prevalenza di AOPC nella popolazione generale; secondariamente la ricerca e la raccolta dei valori delle concentrazioni dei principali inquinanti ambientali attraverso l’utilizzo di database forniti dal dottor Procopio di ArpaCal, e da risorse di Vitambiente. In particolare il data set è stato costruito con le concentrazioni annue degli inquinanti ambientali del periodo 1990-2017. Dall’analisi statistica è emerso chiaramente che è il PM10 (particolato atmosferico di dimensioni comprese fra 2.5 e 10 micrometri) ad essere significativamente correlato con l’arteriopatia mentre per gli altri inquinanti non si registrano correlazioni importanti.
I pathways attraverso i quali il PM10 entra in gioco nello sviluppo dell’AOPC sono molteplici. Vi sono una serie di studi che dimostrano come l’esposizione prolungata al PM10 determini: 1) lo sviluppo di una risposta infiammatoria sistemica e stress ossidativo (con rilascio in circolo di mediatori infiammatori) con conseguenti danni a carico dell’endotelio; 2) la progressione del processo aterosclerotico che sappiamo essere la principale causa di AOPC; 3) un aumento della pressione arteriosa la quale facilita la formazione del cappuccio fibroso oltre che la rottura della placca aterosclerotica.
"Possiamo concludere - afferma Marino - col dire che i risultati ottenuti hanno evidenziato un legame diretto fra il PM10 e l’AOPC. Il PM10 e l'inquinamento atmosferico dovrebbero essere dunque visti come uno dei numerosi principali fattori di rischio modificabili nella prevenzione e nella gestione della AOPC. Ulteriori studi prospettici sono necessari per validare i risultati del nostro studio, il cui limite principale è rappresentato dalla natura retrospettiva dello stesso".
L’importante risultato ottenuto dallo studio condotto dal giovane dott. Andrea Abramo, sarà pubblicato su importanti riviste scientifiche.
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