“Il corso di Management rappresenta un tratto distintivo dell'Ordine dei Medici di Catanzaro - ha esordito il presidente dell’Ordine dei Medici, Ciconte – arricchisce la professione medica con competenze in gestione, qualità della professione, umanizzazione della medicina e comunicazione. Siamo stati i primi a introdurre un corso di management, riconoscendo la necessità di supportare i professionisti medici in questi ambiti, soprattutto alla luce delle nuove normative. La professione medica, oltre le competenze scientifiche, ne richiede altre: manageriali, economiche e un approccio non burocratico che sia focalizzato sull'assistenza ai pazienti. La qualità della professione è cruciale per gli ordini professionali, dediti a proteggere i diritti pubblici dei cittadini e a salvaguardare la loro salute”.
“Affrontiamo la sfida dell'autonomia differenziata e lavoriamo per migliorare la performance della Calabria, attualmente tra gli ultimi posti per indicatori sanitari e formazione medica - ha aggiunto Ciconte -. Chiediamo un aiuto strutturato per crescere attraverso innovazione, tecnologia e sviluppo di strutture territoriali integrate con gli ospedali. Riteniamo che l'azienda unica sia necessaria per far crescere questo territorio – ha detto ancora il presidente dell’Ordine dei Medici di Catanzaro -. Partendo dall'area centrale della Calabria, intendiamo espandere e migliorare l'intero sistema sanitario regionale, facendo emergere le eccellenze locali e creando nuove opportunità senza gelosie o conflitti, avanzando verso un futuro migliore”.
Parlando di intelligenza artificiale (IA) e del ruolo del medico, secondo monsignor Francesco Savino, vescovo della diocesi di Cassano allo Ionio, e vice presidente CEI, emerge “una stretta connessione tra innovazione tecnologica ed etica. La Chiesa, attraverso le parole di Papa Francesco, sottolinea l'ambivalenza della IA: un'opportunità affascinante ma anche potenzialmente pericolosa. L'uso etico della IA deve essere basato sulla responsabilità e corresponsabilità, non solo sulla convenienza. L'intelligenza artificiale può portare significativi benefici in medicina, migliorando il trattamento e l'attenzione al paziente. Tuttavia, l'applicazione di IA richiede un attento bilanciamento tra i fini e i mezzi, considerando l'etica della responsabilità”, ha detto ancora il vescovo di Cassano che ha anche espresso preoccupazione per l’Autonomia differenziata.
“L'autonomia differenziata delle regioni, sancita dalla Costituzione, solleva preoccupazioni. La paura è che questo modello possa aumentare le disuguaglianze, generando ingiustizie formali e sostanziali, e aggravando la povertà – ha detto ancora Savino -. Il diritto alla salute, basato su universalità, giustizia ed equità, è minacciato. Oggi ci sono gravi contraddizioni nel sistema sanitario nazionale, con molte persone che non possono permettersi le cure necessarie. Questo problema è evidenziato dalle richieste di aiuto alle Caritas. È cruciale riorganizzare il sistema sanitario per garantire equità e giustizia, soprattutto per le persone più vulnerabili. Bisogna fermarsi, riflettere e lavorare per una sanità che assicuri a tutti, indipendentemente dalla loro condizione economica, l'accesso alle cure necessarie”.
La seconda relazione della mattinata è stata affidata al professor Giovanni Scambia, direttore scientifico del “Policlinico Gemelli” che ha parlato dell’uso dell’Intelligenza artificiale. “L'uso della IA in medicina è essenziale per trattare e analizzare i dati in modo efficace. Un esempio significativo è la genomica, dove il sequenziamento del genoma è diventato molto più rapido ed economico rispetto al passato. Questo ha portato all'accumulo di dati enormi, che possono essere analizzati per ottenere informazioni utili – ha spiegato -. L'intelligenza artificiale ha il potenziale di rivoluzionare la medicina rendendo il lavoro più efficiente e permettendo di gestire e analizzare dati complessi in modo più efficace. Tuttavia, è fondamentale considerare sia le opportunità che i rischi associati all'uso della IA, assicurandosi che venga applicata in modo etico e responsabile”.
Tra gli interventi, quello del dottor Filippo Anelli, presidente FNOMCeO. “Oggi abbiamo circa 40.000 medici italiani all'estero, con una media di 1.500-2.000 medici che lasciano il Paese ogni anno. È necessario attuare una strategia per incentivare il ritorno dei nostri giovani medici, piuttosto che cercare professionisti all'estero. Dobbiamo rendere il sistema più attraente, intervenendo sui tetti di spesa e migliorando le condizioni lavorative e retributive – ha detto Anelli -. Dopo il 2030 avremo un surplus di medici, per cui è fondamentale rendere la professione più attrattiva. La spesa per la sanità è ferma al 2004; serve un aumento del 15% per migliorare l'occupazione e le condizioni di lavoro. La defiscalizzazione delle prestazioni aggiuntive è una strada giusta, ma va ampliata e non limitata da norme contrattuali.
Anche Anelli si è soffermato sull’entrata in vigore dell'autonomia differenziata che “ha già creato disparità in sanità tra le regioni. Temiamo che ulteriori regionalizzazioni dei contratti peggiorino la situazione, portando più medici a lavorare fuori dalle regioni meno ricche. Le preoccupazioni non sono ideologiche, ma reali: vogliamo risposte concrete per garantire equità e uguaglianza nel sistema sanitario nazionale”.
A concludere i lavori della prima giornata della XIII edizione del Corso di Management avanzato dottor Roberto Monaco, presidente COGEAPS. “Siamo un milione e quattrocentomila professionisti, un vero esercito, determinato a vincere la guerra contro la malattia e a offrire serenità alle persone vulnerabili che si affidano a noi. Il Presidente ha sottolineato il ruolo cruciale del medico, conferendoci non solo un ruolo di leadership nella cura, ma anche una grande responsabilità – ha detto ancora -. Per adempiere a questo compito, abbiamo bisogno di strumenti adeguati, tra cui la formazione continua. Il corso che organizzate è un esempio eccellente, con un programma di mesi che non solo è ben strutturato ma anche efficace nel fornire crediti formativi concreti. Questi crediti non sono meri requisiti formali, ma valorizzano veramente la nostra professione. Essere medici richiede anni di studio, dai 9 agli 11 anni, a seconda della specializzazione, e la formazione non si ferma mai. Studiamo tutta la vita per garantire ai cittadini il miglior supporto possibile, tutelando i principi della Costituzione italiana. Siamo un gruppo di professionisti altamente dedicati e formati, ma riconosciamo la necessità di migliorare continuamente la formazione per rispondere alle sfide della nostra professione e garantire un servizio di qualità ai cittadini”.
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