di STEFANIA PAPALEO
La sentenza con la quale il Tribunale di Palermo annulla l’ordinanza di ingiunzione di ben 192 mila euro emessa, nel 2016, dal Garante per la protezione dei dati personali a carico di Gioacchino Genchi (LEGGI LA NOTIZIA), non basta certamente a placare la rabbia del superconsulente più temuto di tutti i tempi. Il quale, intascata l'ennesima vittoria giudiziaria che riconosce la regolarità del suo maxi archivio "Teseo" contenente migliaia di dati acquisiti nel corso di oltre 350 indagini svolte per conto delle Procure di mezza Italia, non ha perso tempo a varcare l'uscio del Palazzo di giustizia dove si sta svolgendo il processo che lo vede imputato di abuso d'ufficio e detenzione illegittimo del materiale informatico ai danni del magistrato Alberto Cisterna, che Genchi aveva intercettato nel corso di un’indagine portata avanti per conto della Procura di Reggio Calabria. Il suo obiettivo, ora, è chiedere anche questo conto rimasto aperto. E lo fa chiedendo di far confluire la sentenza in questione nel relativo fascicolo processuale, che si è già arricchito del maxi decreto di archiviazione disposto nei confronti di Cisterna nell'ambito della vicenda Lo Giudice, la cui acquisizione è stata disposta, lo scorso 9 luglio, dal giudice, Donatella Puleo, che ha poi rinviato il processo al prossimo 31 marzo. Data in cui il Tribunale dovrà pronunciarsi su una richiesta di perizia avanzata dal superconsulente, nel momento in cui quest'ultimo ha rinunciato alla prescrizione del reato. Genchi, infatti, affiancato dagli avvocati Fabio Repici e Massimo Motisi, punta a dimostare ancora una volta la legittimità del suo operato rispetto alle accuse portate avanti dal sostituto procuratore, Claudia Ferrari, che gli contesta di non aver restituito il materiale delle consulenze svolte per conto della Procura di Reggio Calabria nell'ambito di una vecchia indagine sul magistrato Alberto Cisterna, che si è costitutito parte civile con il patrocinio dell'avvocato Monica Genovese, utilizzandolo per la stesura del libro “Il caso Genchi”. Un volume che la Calabria conosce bene, per via dei passaggi salienti relativi a fatti e persone che si sono succeduti sulla scena di “Poseidone” e “Why not”, le dirompenti inchieste sulla perversa gestione dei fondi comunitari portate avanti dall'allora pm Luigi de Magistris e allo stesso “scippate” al culmine della tristemente nota “guerra tra toghe” che, tra Salerno e Catanzaro, ha lasciato sul campo più di una vittima, scrivendo così una delle pagine più nere della storia giudiziaria d'Italia. Vicende controverse che, ancora oggi, riescono a lasciare col fiato sospeso uomini di potere che, in quelle trame, sono rimasti impigliati facendosi particolarmente male.
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