Interdittiva antimafia alla Prociv- Arci a Isola Capo Rizzuto, Intrieri: "Misura a tutela dei principi di legalità"

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  03 febbraio 2024 08:33

Riceviamo e pubblichiamo una nota di Marilina Intrieri sull'interdittiva antimafia  alla ditta Prociv Arci presso il Cara di Isola Capo Rizzuto e sulle affermazioni del segretario provinciale del PD

 

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di MARILINA INTRIERI

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La estemporanea affermazione del responsabile provinciale del PD, in merito all’ interdittiva antimafia della prefettura di Crotone alla Prociv-Arci di Isola Capo Rizzuto “durante le procedure di assegnazione della gestione del Cara di Sant’Anna” non è condivisibile e va assolutamente confutata.

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LEGGI QUI LA NOTIZIA DELL'INTERDITTIVA 

 L’interdittiva antimafia, per il rappresentante del partito del compianto Pio Latorre, sarebbe frutto di un pregiudizio nei confronti del territorio conoscendo “personalmente le persone che ogni giorno si adoperano per l’assistenza su Isola”.

In questo il rappresentante del PD dimostra mancanza assoluta di conoscenza sulle finalità delle interdittive antimafia che  mirano  a prevenire tentativi di infiltrazione mafiosa nelle imprese al fine di condizionare scelte e indirizzi della pubblica amministrazione.  

Per l’adozione di una interdittiva antimafia basta la presenza di un quadro indiziario e fattuale che comporti il rischio di infiltrazione mafiosa nelle scelte gestionali dell’impresa attenzionata sulla base di elementi sintomatici che l’attività economica potrebbe, anche indirettamente, agevolare attività criminali o esserne in qualche modo condizionata.

L’ interdittiva antimafia quindi si pone come misura a tutela dei principi di legalità, imparzialità e buon andamento della pubblica amministrazione a tutela di un corretto utilizzo delle risorse pubbliche, tutte cose queste che dovrebbero interessare i rappresentanti della politica quindi anche il segretario del PD. Con l’interdittiva antimafia si mira a impedire alle imprese interessate di stipulare contratti con la pubblica amministrazione onde assicurare la legalità e la piena correttezza nell’amministrazione.

Rammento quindi al segretario provinciale del PD che la misura dell’ interdittiva prefettizia è volta a salvaguardia dell’ordine pubblico economico, nella libera concorrenza tra imprese, e del buon andamento della p.a. a tutela dell’occupazione, quella sana, e dei livelli occupazionali.

Nel bilanciamento tra interessi contrapposti, a prevalere è sempre la salvaguardia dell’ordine pubblico economico nella libera concorrenza tra imprese col limite giustificato per i rischi di danni alla sicurezza, alla libertà, alla dignità umana che sono i principi che devono indirizzare pure una corretta azione politica.

In territori difficili e ad alta densità mafiosa come quello crotonese i rappresentanti della politica sana non devono venire in collisione con i rappresentanti dello Stato - con i quali si devono realizzare rapporti di rispetto reciproco  -  per provvedimenti cosi importanti come una interdittiva antimafia.

Abbiamo già nel passato preso atto di fatti che hanno riguardato il CARA, struttura  deputata all’accoglienza di vite umane, e degli interessi della criminalità con gli esiti nefasti che si conoscono.

Tutto ciò comunque richiama in campo la responsabilità della politica e dei partiti di vigilare e impedire che al loro interno possano trovare facile accesso membri di famiglie della criminalità, seppur incensurati.

Da donna politica italiana, nata in questa terra, sento il dovere di respingere pubblicamente , con forza, l’affermazione del segretario  provinciale del PD di Crotone che  dichiara “chi ci perde da questa storia siamo tutti noi, cittadini di una terra dove una parentela lontanissima e mai approfondita da un rapporto che possa definirsi tale, vale più dell’accoglienza”.

Sappiamo che le parentele seppur lontanissime devono essere pubblicamente disconosciute nelle modalità previste, senza alcun rapporto di tipo economico e di altra soggezione ed è alto l’allarme circa l’uso della forza di certi mondi criminali su familiari al fine di condizionarli e utilizzarli  per tentare infiltrazioni nelle istituzioni attraverso soggetti incensurati.

                                                                     

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