Intervista a Fabio Guerriero (Socialdem): "Non amo la politica degli steccati”

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Fabio Guerriero
  10 marzo 2023 15:49

di ENZO COSENTINO

Ancora pochi giorni - domenica è il giorno dell’Assemblea nazionale - e il PD si incamminerà lungo il sul suo nuovo percorso, guidato da Elly Schlein. Dove arriverà - al di la delle buone intenzioni che i politici di ogni appartenenza usano (e osano) a parole per dare “pillole di speranza” alla gente - è un interrogativo che si pongono in tanti nel frastagliato pianeta dem. Una domanda con cui abbiamo iniziato l’intervista con il presidente nazionale dei Socialisti democratici, Fabio Guerriero, che è stato un esponente di primo piano nell’ambito del Pd da cui  per i motivi politici che sono evidenziati nell'intervista, ha preferito poi distaccarsi.

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Presidente Guerriero, inizia una nuova vita politica per il Pd. Sarà virtuosa o virtuale?

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“Dopo un lungo periodo che ha visto il Pd essere più un partito surreale che reale, oggi con la Schlein può riprendere il percorso del virtuosismo, ma ci vorranno coraggio e idee. Vedremo”.

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Lei è stato nel corso del suo itinerario politico sempre nel tracciato del Pd, poi ha sterzato. Su quale binario e per quali motivi?

“Ho deciso di chiamarmi fuori da questo PD non per ragioni politiche, ma per questioni afferenti l’agibilità democratica e denunziando l’ingerenza di corpi estranei alla politica che hanno occupato il Pd locale. Oggi sono fermo sul binario di sosta, in attesa che quanto denunciato ai vertici del Pd nazionale - Letta, Boccia - e regionale - Irto - si compia. Poi valuterò il da farsi”.

Con l’avvento della Schlein alla guida del Partito Democratico secondo la sua esperienza la conflittualità interna continuerà?

“La segretaria ha due strade possibili: quella della proposta politica lontana dai condizionamenti ideologici più retrogradi o quello della gestione delle tanti correnti che l’hanno sostenuta. Se sceglie la prima, potrà far svoltare il partito ed il Paese, se sceglie la seconda, si tratterà di un film drammatico già visto”.

E veniamo alle situazioni in Calabria. Calabria e Pd anno zero?

“La classe dirigente regionale del Pd - ho verificato sulla mia pelle - non riesce ad alzare la testa e rifiutare di accogliere al suo interno la qualunque pur di raccattare voti. Il lungo commissariamento è stato devastante ed il rinnovamento promesso dal neo segretario tarda ad arrivare. In Calabria, a differenza che in Italia, il PD, se non cambia radicalmente, resterà impantanato nei tanti compromessi firmati in occasione delle regionali ultime scorse”.

A chi giova come classe politica, come forze sociali questo stato di cose?

“A chi detiene le briglie del consenso creato sul bisogno e a chi si rende complice di questi soggetti. Dopo il ‘92 la questione ‘infiltrazione’ nei partiti, a mio avviso, si è andata aggravando e molti dirigenti regionali e nazionali dei partiti hanno preferito far finta di non conoscere l’origine di alcuni voti ed adesioni pur di raccogliere facile consenso”.

Incapacità o affarismo?

“Affarismo, che poi è il ‘mestiere’ più esercitato dagli incapaci”.

La Calabria è destinata a restare sempre inchiodata alle sue posizioni di coda classifica. O non è così?

“Bisogna ammettere che il Presidente Roberto Occhiuto ha impresso una accelerazione alla macchina burocratica regionale e qualche primo segnale di ripresa è oggi percepibile. Alcune sue proposte, lo dico da osservatore collocato in campo diverso dal suo, hanno caratteristiche di assoluta novità e che se concretizzate daranno risposte durature alla popolazione. La sfida che attende la giunta Occhiuto è ardua, ma le proposte in campo sanitario (azienda zero) ed infrastrutturale, se concretizzate, sono destinate a cambiare il volto alla nostra terra”.

Una dichiarazione di nuova collocazione, la Sua?

“No, solo il riconoscimento di un merito a prescindere dalla collocazione ideologica. Non amo la politica degli steccati, preferisco quella del confronto sul merito”.

Il Pd e il centrosinistra hanno conquistato Palazzo de Nobili. Quanto durerà?

“Tutto il mandato senza dubbio alcuno. In politica non contano più nulla le idee o la forza della proposta per governare una comunità. Oggi, più di ieri, va forte il ‘non mollare’ (l’indennità) costi quel che costi”.

Concludendo, presidente Guerriero un bilancio della sua esperienza in politica?

“Ho frequentato la “prima Repubblica” fatta di persone concrete e che prima degli ideali anteponevano le idee. Nella seconda repubblica ho legato la mia militanza all’on. Andrea Orlando che ha risvegliato la mia passione con le sue idee di equità e di giustizia (mai vicina al giustizialismo ed ai PM telegenici). Oggi pago il prezzo della mia autonomia di pensiero e di azione che mi ha indotto ad uscire da un partito profondamente avvinghiato al potere che emargina competenze, valori, idee per accogliere vallette e affaristi. Benedetto Croce asseriva: Non abbiamo bisogno di chissà quali grandi cose o chissà quali grandi uomini. Abbiamo solo bisogno di più gente onesta.“ E capace, aggiungo io”.

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