Abbiamo intervistato Antonio Rezza e Flavia Mastrella, due artisti pluripremiati, che saranno in scena con il loro spettacolo teatrale "Io", presso il Teatro Comunale di Badolato.
05 gennaio 2022 14:40Di DOMENICO ROTELLA
Due grandi artisti faranno tappa in Calabria per uno spettacolo teatrale straordinario. Stiamo parlando di "Io", ideato e realizzato da Flavia Mastrella e Antonio Rezza, quest'ultimo performer dell'opera, che andrà in scena domenica, 9 gennaio, alle ore 18:30, presso il Teatro Comunale di Badolato, in occasione dell'ottava Giornata nazionale dell'attore dedicata a Pino Michienzi.
Rezzamastrella, questo il nome del duo artistico, sono riconosciuti a livello internazionale per le loro opere. Negli anni hanno ottenuto diversi premi prestigiosi come il Premio Ubu ed il Premio Hystrio nel 2013 ed il Leone d'Oro alla carriera a Venezia nel 2018. Il loro teatro cerca di fondere al suo interno più forme d'arte insieme. Abbiamo intervistato i due artisti per saperne di più sullo spettacolo e sul loro concetto di teatro.
Il 9 gennaio sarà in scena "Io", al Teatro Comunale di Badolato. Raccontiamo un po' lo spettacolo?
Flavia Mastrella: "È molto divertente, fantasioso, parla della realtà ma la rende astratta, completamente fuori dalla realtà. Attraverso il colore e la forma, con l'ausilio dei quadri di scena che sono sia architettura che costume, parla un linguaggio molto sintetico, lasciando lo spazio all'osservatore di completare il quado della situazione"
Antonio Rezza: "È uno spettacolo del 1998, è uno spettacolo sull'individualismo. Essendo valido ancora oggi, dopo 24 anni, vuol dire che è uno spettacolo universale e che sopravvivrà a me, andrò oltre il mio corpo, perché se è attuale ora lo sarà anche fra altri 15 o 20 anni e oltre. Noi facciamo un lavoro universale, Shakespeariano. Insomma ci avvantaggiamo per la morte."
Essendo uno spettacolo del '98, trovate che la comicità presente nell'opera faccia sempre lo stesso effetto sul pubblico di oggi come su quello di ieri?
AR: "Certamente, perché non è vincolata ad esigenze di mercato o a coincidenze contingenti, stiamo parlando di temi universali. Dal '98 in poi abbiamo fatto tantissimi altri spettacoli, però li portiamo tutti in scena ancora oggi."
Come è nato il vostro sodalizio artistico?
AR: "È nata con una mostra fotografica, dal titolo "I visi...goti", era una ricerca sul mio volto. Interpretavo dei personaggi, delle situazioni, degli oggetti, e poi venivano nominati e presentati in uno spazio che era il lavoro che faceva Flavia. Accoglieva nel suo spazio, attraverso dei passepartout, le mie espressioni titolate. Lì è stato l'inizio del nostro lavoro che è sempre il lavoro di invasione di un corpo in uno spazio che non mi appartiene."
Da dove nasce l'idea delle sculture, degli oggetti di scena indossabili?
FM: "Io e Antonio facciamo un lavoro di contaminazione del '87, sarebbe a dire due mentalità diverse che si uniscono. Io sono un'artista figurativo mentre Antonio è un performer. Abbiamo unito insieme le nostre esperienze e ci siamo rivolti al teatro perché è la forma d'arte più comoda. L'idea delle pitture o sculture indossabili è nata dal concetto del teatro futurista, che faceva dell'insieme un corpo e un pensiero unico. Da lì l'integrazione totale dell'oggetto nella scena e nella narrazione. Mi rivolgo anche all'arte contemporanea con artisti quali Burri, Fausto Melotti, Robert Morris, tutti coloro che hanno infranto sia il concetto di arte che di performance. I nostri lavori parlano più linguaggi, come quello della forma, del colore e della parola, questo consente alle persone di sentirsi più coinvolte, non esiste nessuna barriera."
C'è un'opera, delle tante realizzate, a cui è particolarmente legato?
FM: "Devo dire che questo spettacolo, "Io", è uno dei più ricchi e articolati, è stato il primo che ha presentato una maggiore articolazione, e sono molto affezionata a quest'opera personalmente. Ma in realtà ogni lavoro è completamente diverso dall'altro, parlano della realtà ma in modo diverso. Ogni momento della vita è unico e sempre lo amerai e lo rimpiangerai perché è passato, di conseguenza anche ogni opera realizzata."
AR: "Non saprei, perché sono tutte relative da un periodo della mia vita. Chiaramente sono evocative, se penso a "Fotofinish" o a "Fratto x", ad "Io", mi torna in mente il periodo in cui queste opere erano in gestazione e mi ricorda com'ero. Sono affezionato a tutte le mie opere, sono pezzi della mia vita, quindi non si può fare una distinzione fra esse. Forse nell'ultimo giorno, quando uno sarà immobile su un letto, speriamo mai, darà un valore a tutte le cose cha ha realizzato, ma per me sono tutte ugualmente importanti."
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