di STEFANIA PAPALEO
La legislazione regionale in Calabria volge al termine, ma il consiglio di ieri a Palazzo Campanella ha rimandato tutt'altra immagine, con ben 21 punti all'ordine del giorno. Una seduta squisitamente elettoralistica, ha sostenuto a gran voce, dagli scranni dell'opposizione, il consigliere Francesco Pitaro, che, in un'intervista a La Nuova Calabria, ha offerto la sua lucida disanima su politica e sanità in Calabria.
Ieri c’è stato l’ultima seduta del Consiglio regionale, ha acceso lei la miccia del contrasto maggioranza-opposizione definendo elettoralistica la seduta, perché?
"L’ordine del giorno, messo a punto dalla maggioranza senza sentire l’opposizione, conteneva ben 21 punti. Quasi l’inizio, non la conclusione della legislatura. Per la legislazione vigente con la morte del Presidente della Regione, Jole Santelli, termina la legislatura e fino al voto si possono assumere soltanto atti urgenti e indifferibili. Si è trattato dell’ennesimo strappo alle regole che non potevamo avallare, sia per l’ossequio alle norme vigenti che per il rispetto dell’intelligenza dei calabresi".
Il video dell'intervento di ieri del consigliere regionale d'opposizione, Francesco Pitaro
Avete approvato, però, la legge sulla doppia preferenza di genere di cui lei è, assieme al presidente Tallini e agli altri capigruppo, uno dei proponenti…
"Un atto urgente, altrimenti avrebbe provveduto il Governo con i poteri sostitutivi. Abbiamo adeguato la normativa elettorale della Calabria alle previsioni legislative nazionali ed europee. Se consideriamo che anche su questo fronte la Regione sconta ritardi ingiustificabili, c’è poco da entusiasmarsi. C’è semmai da intervenire per ridurre il grave divario di opportunità tra una donna che vive in Lombardia e una donna che vive in Calabria, sia in termini di occupazione che di servizi basilari. Sono convinto che una delle cause del non funzionamento della Regione e delle tante macro e micro inadempienze collezionate nei decenni, è rinvenibile nel non aver consentito alle donne, per retaggio culturale e una visione maschilista della politica e della storia, di entrare nei gangli decisionali, istituzionali e amministrativi, dell’Ente".
Lei intervenendo in Aula si è detto contrario all’intitolazione all’on. Santelli della Cittadella Regionale, perché?
"Lascio da parte la commozione che ha coinvolto tutti per la morte di una giovane donna che ha lottato per la vita fino alla fine. Ma i desideri non possono ignorare le leggi vigenti. Il Consiglio ha votato un provvedimento contra legem, dato che la legislazione vigente in materia prevede il trascorrere di dieci anni dalla morte della persona a cui, ‘per meriti acquisiti’, si intende dedicare una sede pubblica. Che a violare la legge sia un’Assemblea legislativa è un fatto grave. In ogni caso, il nostro sistema democratico prevede le possibilità di porre rimedio agli sbagli".
Che pensa delle dimissioni di Cotticelli e della nomina di Zuccatelli a commissario per la sanità?
"Sulla scandalosa performance del primo c’è poco da aggiungere. I danni provocati alla Calabria sono stati enormi e la Regione, se avesse le carte in regola, dovrebbe chiedere un risarcimento milionario. Ora, però, non vorrei che l’enfasi mediatica sollevata ci distraesse dall’impegno necessario - dello Stato, della Regione e dei tutti i soggetti che hanno voce in capitolo - di mettere mano alla disorganizzazione del Sistema sanitario regionale, che è la ragione per cui la Calabria paga il prezzo economico e sociale altissimo essendo stata classificata ‘zona rossa’. Le responsabilità della Regione nello sfascio sanitario sono enormi: mentre fra commissari si palleggiavano il Piano anti-virus il Dipartimento Salute evidentemente dormiva. Dal nuovo commissario per la sanità, chiunque egli sia, e purtroppo a quanto parte non si intende attingere dal bacino enorme di professionalità calabresi, ci attendiamo fatti e atti urgenti. Un’operazione verità, subito! Per capire come stanno effettivamente le cose, e decisioni rapide: a incominciare dalla costituzione del centro Covid-19 nell’area centrale della Calabria. La mia opinione è che la politica, che in mezzo secolo di regionalismo ha utilizzato la sanità per fini assistenziali e clientelari privilegiando le appartenne al merito, debba, superata l’emergenza, uscire dalla sanità. Resto dell’idea che le competenze sulla sanità vadano centralizzate, anche per evitare di avere 20 sistemi sanitari diversi con figli e figliastri. Né è più tollerabile che la spesa sanitaria penalizzi il Sud e che in Calabria il diritto alla salute sia sostanzialmente vanificato”.
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