Intervista al regista e attore Gabriele Pignotta: “Curioso di conoscere il pubblico calabrese”

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images Intervista al regista e attore Gabriele Pignotta: “Curioso di conoscere il pubblico calabrese”

  15 novembre 2023 08:01

di CARLO MIGNOLLI

La stagione teatrale di AMA Calabria prosegue con lo spettacolo Tre uomini e una culla, che andrà in scena il 16 e il 17 novembre, rispettivamente al Teatro Comunale di Catanzaro e al Teatro Grandinetti di Lamezia Terme. Vincitore del Premio Camera di Commercio delle riviere liguri della 55esima edizione del Festival Teatrale di Borgio Verezzi, destinato ogni anno alla rappresentazione di maggior successo, lo spettacolo vede in scena tre attori molto affiatati tra loro: Giorgio Lupano, Attilio Fontana e Gabriele Pignotta. Quest’ultimo, anche regista dello spettacolo, si è raccontato ai nostri microfoni attraverso una breve, ma interessante intervista.

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Ha diretto lo spettacolo Tre uomini e una culla che andrà in scena il 16 e il 17 novembre, rispettivamente a Catanzaro e Lamezia Terme ed organizzato da Ama Calabria. Com’è stato lavorare a questo progetto che la vede nella doppia veste di attore e regista?

«Per me è ormai diventato normale recitare e dirigere. Solitamente però lo faccio con delle mie commedie, in questo caso ho lavorato su un cult degli anni ‘80 e mi sono divertito a rimetterlo in scena, cercando di rimanere fedele a quello stile, dando comunque un tocco personale per restituire al pubblico una fruizione più in linea coi tempi».

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Quali sono gli elementi che ha cercato di mettere in risalto, o aggiungere, rispetto al film, al fine di rendere l’esperienza teatrale unica?

«Il primo adattamento l’ha fatto la stessa regista del film, Coline Serreau. A me è arrivato in mano questo testo, che però era la copia perfetta del film, dunque l’ho trovato troppo fedele al linguaggio cinematografico, non sempre efficace nella versione teatrale. Il lavoro che ho fatto è stato quello di restituirgli un adattamento teatrale, aggiungendo delle chiuse più forti, delle trovate che rafforzassero il sapore teatrale, soprattutto nella parte della trama, che si basa su un equivoco. Ho velocizzato le scene, eliminato alcuni personaggi, rispettando sempre l’autrice in quella che è la sostanza del film. La differenza principale con il film è l’aggiunta di una colonna sonora caratterizzata dalle hit degli anni ‘80. Abbiamo fatto un’operazione vintage, ma con grande appeal e presa sul pubblico perché il linguaggio è contemporaneo».

Nella sua carriera ha lavorato con tanti attori di livello assoluto. Chi l’ha colpita maggiormente per il modo di lavorare e da cui è riuscito a trarre qualcosa di importante?

«L’incontro più denso e stimolante della mia carriera è stato quello con Carlo Verdone, perché mi restituiva un mondo che avevo vissuto da spettatore ed è stato bello aver avuto la fortuna di lavorare a stretto contatto con lui. È sempre interessante scoprire la parte umana e le debolezze di questi personaggi che abitualmente si vedono solo dall’esterno. Cito anche Lorella Cuccarini, esempio di professionismo, serietà, talento e dedizione, nonostante i tanti anni di carriera. Con Vanessa Incontrada, che per me è un’amica, si è creato un sodalizio artistico che dura ormai dal 2014 e stiamo per far uscire la terza commedia insieme. Da ognuno di essi c’è sempre da trarre qualcosa, quello che noto è che tra la vecchia e la nuova generazione c’è una differenza sostanziale: prima si lavorava tantissimo, oggi si è più concentrati al vendere la propria immagine».

È mai stato in Calabria per mettere in scena uno dei suoi spettacoli o per girare qualche scena di un film? Come pensa possa rispondere il pubblico calabrese allo spettacolo Tre uomini e una culla?

«Sono stato poche volte in Calabria, quasi sempre di sfuggita. Proprio per questo siamo davvero felici e curiosi di presentare il nostro spettacolo al pubblico calabrese, che non vedo l’ora di conoscere. Di solito il pubblico del sud è un po’ più freddo rispetto a quello del nord quando si parla di teatro, ma penso che ogni realtà vada conosciuta da vicino prima di poterla interpretare e mi auguro che il pubblico risponderà bene perché è uno spettacolo che di solito piace sempre ed ha una media alta di riuscita».

Oggi viviamo in un contesto storico caratterizzato da conflitti, dunque violenza. Quanto è importante ad oggi avvicinare i giovani al mondo del teatro e del cinema e cosa questi mondi possono restituire?

«Credo che la cultura, l’arte e il teatro siano degli strumenti di crescita mentale e personale. L’arte è diversità, colpisce proprio perché è qualcosa che non è nella norma e che non esisteva prima. È un’abitudine ad abbracciare più punti di vista, a porsi domande, a farsi colpire da provocazioni, da immagini e mondi diversi. Gli artisti, anche diversi tra loro, se li metti in una stanza, è sicuro che scatterà una scintilla. Aumentare i “bombardamenti” artistici e culturali anziché quelli reali, può trasformare i giovani in una generazione futura sicuramente più aperta al diverso. Farebbe bene più arte al mondo che viviamo oggi». 

Quali consigli darebbe ad un giovane che decide di intraprendere la difficile strada del mondo della recitazione o della regia?

«La risposta in questo caso non è scontata, bisogna prima capire cosa spinge un giovane ad intraprendere questo percorso. Se vi è un desiderio di fuga dalla realtà sconsiglio questa strada. Se invece ad una sensibilità artistica si aggiunge la consapevolezza di avere un talento che quindi ha bisogno di essere nutrito, il mio è un incoraggiamento sincero, legato al fatto che bisogna assolutamente prendere seriamente questa strada, studiare, fare le scelte giuste e raccontarsi sempre la verità». 

 
 
 
 
 
 
 

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