Intitolazione di una via di Vibo ad Almirante, Armellino e Pacilè: "Non ha nulla di esemplare del nostro presente"

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images Intitolazione di una via di Vibo ad Almirante, Armellino e Pacilè: "Non ha nulla di esemplare del nostro presente"
Francesco Pacilè
  24 giugno 2020 16:05

Riceviamo la lettera di Daniele Armellino e Francesco Pacilè  inviata al sindaco di Vibo Valentia, Maria Limardo  sull'intitolazione di una via a Giorgio Almirante

di DANIELE ARMELLINO
e FRANCESCO PACILÉ

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"Ci diciamo da anni che una delle chiavi della ripresa economica, sociale e soprattutto culturale della nostra Città sia quella della riscoperta della nostra identità. Ed era questo, in effetti, ciò che ci aspettavamo e ci aspettiamo ancora da questa Amministrazione e in particolare da lei, Sindaco Limardo. Qualcuno potrebbe dire che, nella situazione in cui ci troviamo, non ci si possa porre il problema del recupero dell’identità: la pandemia, le strade colabrodo (espressione terribile ma tant’è), l’emergenza rifiuti, la crisi economica, certe inchieste della Magistratura ci pongono dei problemi non rinviabili e di certo da risolvere immantinente.

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Daniele Armellino

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Eppure. Eppure è partendo da se stessi che si possono trovare le risorse per rinascere. Il problema dell’Identità e della Storia rimane fondamentale per comprendere non soltanto chi eravamo ieri e siamo diventati oggi; nondimeno è strategico per progettare il nostro futuro, per averne una visione di lungo termine. Pur non potendo annoverarci tra gli elettori di questa Amministrazione, abbiamo sempre pensato che, a nostro modesto avviso, lei Signor Sindaco, con il suo dinamismo, le sue proposte programmatiche, la sua voglia di rompere gli schemi e di voltare storia potesse avere in potenza le qualità per imprimere nuova forza a questo percorso di rinascita, per fare sintesi e creare una rinnovata unità d’intenti.

Intendiamoci, la sintesi è figlia del dialogo e dell’incontro/scontro positivo e propositivo tra posizioni, idee, modi di pensare diversi tra loro, quindi il confronto è sempre ben accetto, anzi essenziale.
Il problema sorge quando ci si rende conto della mancanza di un terreno comune sul quale incontrarsi, scontrarsi e trovare questa sintesi, questa unità. La Città, non diciamo anche qui nulla di nuovo, ha bisogno di unirsi attorno a un vessillo, di trovare finalmente un po' di pace, soprattutto in questo periodo. Durante la fase più dura della pandemia, il famigerato lockdown, abbiamo avuto modo di apprezzare il suo lavoro in questo senso, Signor Sindaco, insieme con tutta la sua Amministrazione. 


Per questo motivo non abbiamo ancora compreso la ragione per la quale si stia utilizzando la toponomastica cittadina per sconfessare gli sforzi finora messi in atto, in particolare proprio da lei, per restaurare questa unità e rimettere insieme i mille pezzi della nostra identità. Signor Sindaco, lei sa bene che Giorgio Almirante è stato un fascista, esponente politico di peso all’interno della Repubblica Sociale Italiana, tra i firmatari del Manifesto della Razza e che, nonostante tutto, egli non ha mai rinnegato questi suoi atti criminali. È di conseguenza, nonché indubbiamente una figura divisiva e diseducativa non soltanto sotto il profilo dello scontro pluridecennale tra fascismo (inteso come regime e ideologia criminali) e antifascismo (il pilastro sul quale è stata scritta unitariamente la Costituzione della Repubblica alla quale anche lei ha giurato fedeltà).


Almirante non ha nulla di esemplare neanche sotto il profilo della mera contemporaneità, del nostro presente: l’omicidio di George Floyd, il movimento Black Lives Matter, la rinascita in Italia e in Europa di movimenti illiberali, antidemocratici e razzisti sono una prova lampante dell’anacronismo infelice  e dell’estemporaneità disgraziata di questa scelta. Infine, giusto a chiudere il cerchio, la figura di Giorgio Almirante non ci unisce, non è un veicolo di sintesi positiva, di ritrovato afflato identitario per la nostra Comunità. Questa decisione priverà i nostri piedi di quel terreno comune essenziale sul quale avviare tutti insieme un cammino di rinascita civica. È vitale che anche la toponomastica sia ispirata a questa urgenza di ritrovare la nostra identità, la nostra unità.


Dedichiamo le nostre vie a Libero Buccarelli, ad Antonino Murmura, ad Alfredo D’Agostino Sr. Dedichiamo le nostre piazze a Giuseppe Valarioti, ad Antonino Scopelliti, a Felicia Impastato. Ritroviamoci nel nostro essere vibonesi, calabresi, meridionali e diamo un ulteriore slancio europeo alla nostra visione celebrando donne coraggiose come Simone Veil, Sophie Scholl, Ada Rossi. La toponomastica è lì a ricordarci chi siamo e da dove veniamo e deve insegnare, deve unire, mai  dividere. Facciamo affidamento su di lei, Signor Sindaco.

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