“Secondo quali modalità i ministri in indirizzo intendono dare seguito ai contenuti del Piano per il Sud per il 2030, attraverso il recupero dei ritardi nell'applicazione della clausola del 34%, ossia la quota di spesa ordinaria destinata per gli investimenti nel Mezzogiorno”. E’ quanto chiede la senatrice del Movimento 5 Stelle Bianca Laura Granato con una interrogazione a risposta scritta (sottoscritta anche dalle colleghe Abate, Angrisani, Campagna, Castellone, Corrado, De Lucia, Gallicchio, Giannuzzi, La Mura, Lannutti, Lorefice, Marinello, Mollame, Ricciardi, Romano, Russo, Trentacoste) ai Ministri per il Sud e la coesione territoriale, per gli Affari regionali e per le Infrastrutture e i trasporti in merito all’utilizzo dei fondi previsti dall'articolo 7-bis del decreto legge n. 243 del 206, recante “Interventi urgenti per la coesione sociale e territoriale, con particolare riferimento a situazioni critiche in alcune aree del Mezzogiorno”, reca princìpi per il riequilibrio territoriale.
Le senatrici del M5S ritengono che “è necessario recuperare il gap creato in questi anni tra quota di spesa ordinaria in conto capitale al Sud e target del 34%, con un impegno finanziario addizionale di circa 5,6 miliardi di euro nell’intero triennio 2020-2022 rispetto al triennio 2016-2018, nel corso del quale lo Stato ha destinato al Sud poco meno del 20% delle risorse ordinarie destinate alla spesa per investimenti(pari annualmente a circa 13 miliardi di euro)”.
Nel particolare, la norma di cui al comma 2, come modificata dalla legge di Bilancio per il 2019 e dalla legge di Bilancio per il 2020, si pone lo scopo di ridurre i divari territoriali, stabilendo che il riparto delle risorse dei programmi di spesa in conto capitale finalizzati alla crescita o al sostegno degli investimenti che non abbiano criteri o indicatori di attribuzione da assegnare sull'intero territorio nazionale debba essere disposto in conformità all'obiettivo di destinare agli interventi nelle regioni del Mezzogiorno (Abruzzo, Molise, Campania, Basilicata, Calabria, Puglia, Sicilia e Sardegna) “un volume complessivo di stanziamenti ordinari in conto capitale almeno proporzionale alla popolazione residente” (ossia il 34%). “La clausola sulla quota di risorse pubbliche destinata agli investimenti prevista nel decreto Mezzogiorno del 2016 è, di fatto, rimasta fino ad oggi inattuata e solamente con le più recenti modifiche introdotte nella legge di Bilancio per il 2020è stato disposto l'obbligo per le amministrazioni centrali statali di individuare ex ante tale quota, in conformità all’obiettivo del riequilibrio territoriale”.
“Per quanto riguarda, specificamente, l’applicazione della clausola del 34% alle risorse stanziate dalla legge di bilancio 2020 – si legge ancora nella interrogazione - nel Piano si precisa che il finanziamento di spesa in conto capitale aggiuntiva per il triennio 2020-22 ammonta a quasi 6,8 miliardi di euro, di cui circa 6 non hanno una destinazione determinata ex lege; pertanto, applicando la clausola del 34% alle risorse stanziate dalla legge di bilancio per il triennio 2020-22, si otterrebbe una maggiore spesa per investimenti al Sud di oltre 2 miliardi di euro nel prossimo triennio, che andrebbero ad aggiungersi a quelli già programmati: complessivamente, con l’effettiva attuazione della nuova clausola del 34% (secondo il Piano per il Sud) emergerebbero nel triennio 2020-22 maggiori risorse per investimenti al Sud per almeno 7,6 miliardi di euro”.
Per questi motivi ai Ministri per il Sud e la coesione territoriale, per gli Affari regionali e per le Infrastrutture e i trasporti viene chiesto di sapere: “se, per l'anno 2020, la disposizione di cui all'articolo 7-bis, comma 2-bis, del decreto-legge n. 243 del 206 sia stata rispettata; secondo quali modalità i ministri in indirizzo intendono dare seguito ai contenuti del Piano per il Sud per il 2030, attraverso il recupero dei ritardi nell'applicazione della clausola del 34%, ossia la quota di spesa ordinaria destinata per gli investimenti nel Mezzogiorno; in quale modo si intenda garantire l'effettiva applicazione delle disposizioni di cui all'articolo 7-bis, comma 2-ter, del decreto-legge n. 243 del 2016”.
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