Isola Capo Rizzuto. Oggi i 60 anni dall’eccidio di Kindu e dalla morte di Antonio Mammone

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Antonio Mammone
  11 novembre 2021 13:08

Ricorrono oggi i 60 anni dell’eccidio di Kindu in Congo, dove furono trucidati tredici aviatori italiani, facenti parte del contingente dell'Operazione delle Nazioni Unite in Congo inviato a ristabilire l'ordine nello Stato africano durante la crisi del Congo. Tra di loro c’era anche il Sergente Maggiore Antonio Mammome, cittadino 28enne di Isola Capo Rizzuto, fatto prigioniero mentre pranzava nella mensa dell’aeroporto di Kindu, insieme agli altri dodici militari italiani, da una banda di ribelli agli ordini di Gizenga e trucidati.

“Questo sarà il mio ultimo volo, dopo farò il piombino a Pisa e resterò accanto alla mia Pina” scriveva alla zia Italia. E quello fu davvero il suo ultimo volo. Antonio Mamone era nato a Isola Capo Rizzuto il 30 Settembre del 1933 da Mafalda Lequoque, frequentò il Ginnasio di Crotone e a ventuno anni indossò la divisa: “quando sono sul mio aereo mi sento l’uomo più felice del mondo, più importante del Presidente Gronchi” scriveva in data 20 Dicembre 1960 all’amico Lino Ventura, corrispondente di alcuni quotidiani.

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La sua ultima lettera fu spedita da Lèopolville il 20 ottobre 1961 ed  indirizzata alla zia Italia ad Isola Capo Rizzuto:  “Carissima zia… approfitto dell’occasione per ricordarti che il 24 di questo mese è l’anniversario della morte della mamma e perciò come sempre interessati per farle dire messa in suo suffragio. Poi quando ritorno a Pisa ti manderò i soldi per le spese perché momentaneamente qui non ho soldi italiani. Io ritornerò in Italia per Natale e spero di venire a Isola proprio per le feste”. Il tuo Antonio

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Il Sindaco Maria Grazia Vittimberga in sua memoria dichiara: “Antonio Mammone rappresenta un pezzo di storia di questo territorio, ha dato la vita per servire il suo paese: Amava volare e la vita militare, lo scriveva spesso nelle sue lettere, aveva però deciso di fermarsi per dedicarsi alla sua famiglia e la sua futura figlia, quella che sarebbe dovuta essere la sua ultima missione, purtroppo è finita tragicamente: “oggi nel nostro territorio esiste una via a lui intitolata ed ogni volta lo ricordiamo con commozione ma anche con orgoglio.”:

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