di Giovanna Bergantin
Stiamo vivendo un periodo - speriamo veramente non debba ripetersi più- in cui si affrontano situazioni inedite ed eccezionali, con percorsi accidentati, pieni di alti e bassi. Uno dei rischi di questo new- lockdown è sicuramente la segregazione, l’isolamento, la mancanza di rapporti sociali che annientano la vita di relazione e ci spingono alla solitudine. Archiviati (ma per quanto ancora?), l’incontro, lo sguardo, la chiacchiera, il sorriso, la stretta di mano e l’abbraccio, come loro succedaneo ormai cerchiamo gli esseri umani solo dagli schermi della nostra ridisegnata vita sociale, affettiva ed emozionale. Una povertà relazionale che spiazza i più giovani e i più âgée. Partiamo dai primi e dal mismatch tra coloro che chiedono a gran voce scuole “tutte aperte” e coloro che, più cauti, pensano a moderare toni e richieste. Le scuole, chiuse per l’aggressione virale, sono riuscite, bene o male, a tenere il passo facendo ricorso a strumenti didattici innovativi e a tanto olio di gomito del personale. Ma, per misurare la situazione nazionale con dati di fatto, è interessante leggere i dati riportati dalla relazione annuale, Education and training monitor 2020 (scarica il documento Italia in PDF), della Commissione Europea.
Secondo gli indicatori presi in esame, in Italia la spesa pubblica è da ritenersi ancora bassa, il tasso di abbandono scolastico è in calo, ma resta tra i più alti dell’UE, soprattutto al sud e tra i giovani nati all'estero. Durante la crisi COVID-19 la maggior parte delle scuole è riuscita ad introdurre la didattica a distanza con brevissimo preavviso, ma servono ulteriori sforzi per includere gli studenti vulnerabili e migliorare la qualità.
L'istruzione scolastica in Italia produce risultati eterogenei in termini di competenze di base, con differenze significative tra regioni e tipologie di scuole. Non si conosce ancora l’impatto della chiusura delle scuole sull’apprendimento. Poiché il ciclo di prove nazionali INVALSI del 2020 è stato annullato, in assenza di altre indagini le prime indicazioni saranno disponibili solo dopo il prossimo ciclo di prove, attualmente previsto per maggio 2021.
Da gennaio, il Governo ha previsto un piano d'intervento per ridurre i divari territoriali in Istruzione.
Molto interessante il focus sull’istruzione digitale.
Le scuole italiane “sono dotate di strumenti digitali in linea con gli altri paesi dell'UE, ma sono in ritardo per quanto riguarda il livello e la velocità di connessione”. La percentuale di studenti che utilizzano settimanalmente il computer a scuola è paragonabile ai colleghi europei, ma, “la percentuale di docenti che si sentono ben preparati o molto preparati a utilizzare le TIC per l'insegnamento è inferiore alla media UE-22 (il 35,6 % contro il 37,5 %). La crisi COVID-19 ha indotto il governo a incrementare gli investimenti nella digitalizzazione delle scuole. Il limitato progresso dell'innovazione digitale nell'insegnamento è in parte legato all’età media avanzata e alle scarse competenze digitali del corpo docente”. L’attività di didattica a distanza ai tempi di Covid 19 ha messo in evidenza la necessità di offrire pari opportunità di accesso a tutti gli studenti. Da un’indagine nazionale del Ministero dell’Istruzione è emerso che “tutte le scuole sono riuscite a realizzare attività di didattica digitale e che solo il 2,6 % degli studenti non aveva accesso ad alcuna forma di apprendimento a distanza. Tuttavia, secondo l'Istituto nazionale di statistica, nel 2019 oltre il 12 % dei bambini tra i sei e i 17 anni viveva in famiglie senza PC o tablet (e al sud la cifra saliva fino a quasi un quinto) e solo il 6 % di famiglie aveva almeno un PC per persona. Quattro bambini su 10 vivevano inoltre in condizioni di sovraffollamento (Istat 2020). Il Consiglio dell'Unione europea ha adottato, nell'ambito del semestre europeo 2020, una raccomandazione specifica destinata all'Italia per "rafforzare l'apprendimento a distanza e il miglioramento delle competenze, comprese quelle digitali" . Il rapporto, tra l’altro, ricorda che ”tra marzo e giugno 2020 il governo ha stanziato 201,7 milioni di EUR a sostegno dell'apprendimento a distanza. Le misure comprendono l'acquisto di dispositivi digitali per le scuole, al fine di consentire agli studenti di partecipare all'apprendimento a distanza”.
La relazione osserva infine che “L'adattamento alla crisi è stato più facile per gli Stati membri più avanzati nel settore dell'istruzione digitale” e che “I risultati dei sistemi di istruzione dipendono in larga misura dalla qualità dell'insegnamento, eppure la professione di insegnante è messa a dura prova in tutta l'UE. Il personale docente sta invecchiando nella maggior parte degli Stati membri. In alcuni paesi (Estonia, Lituania, Ungheria, Portogallo e Italia) oltre la metà degli insegnanti ha superato i 50 anni”.
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