"Siamo fortemente preoccupati per la prolungata chiusura dell’attività specialistica ambulatoriale del territorio e per la conseguente situazione di abbandono in cui versano gli ammalati cronici malgrado i ripetuti appelli inascoltati". E' quanto si legge in una nota a firma di Italia Nostra Lamezia Terme Giuseppe Gigliotti Associazione malati cronici del lametino Saverina Gigliotti Tribunale Pazienti Lamezia, Giuseppe Marinaro Comitato pazienti oncologici Torquato Terry.
"Per non parlare degli enormi ritardi che stiamo accumulando in termini di prevenzione e nuove diagnosi: in Italia nella Fase 2 si è istituito un Advisory Board - prosegue la nota - che coinvolge esponenti di alcune tra le più importanti società medico-scientifiche e organizzazioni di medici con l’obiettivo di confrontarsi con i decisori nazionali e locali e accelerare il superamento di questa fase attraverso la riapertura delle attività specialistiche del territorio, per scongiurare pericolosi ritardi nella gestione della cronicità e nelle nuove diagnosi".
"In Italia ci sono 24 milioni di malati cronici che oggi non possono accedere alle cure e nemmeno al monitoraggio delle loro condizioni di salute – si legge nel documento dell’Advisory Board – immaginiamo quello che succede in Calabria e a Lamezia dove i cup non sanno nemmeno cosa fare non avendo ancora ricevuto disposizioni. La maggior parte di queste persone sono anziani fragili. Vanno bilanciati rischi e benefici di ogni cura, - prosegue la nota di Italia Nostra Lamezia Terme, Associazione malati cronici del lametino, Tribunale Pazienti Lamezia e Comitato pazienti oncologici - ci è stato correttamente detto dall’inizio, ma non possiamo ignorare che ogni diagnosi mancata, ogni terapia sospesa equivale a una perdita di opportunità di guarigione o a un più elevato rischio per la salute della persona. I laboratori ormai assicurano solo le prestazioni indifferibili, molte terapie e follow up sono sospesi, le attività mediche e chirurgiche ordinarie sono state azzerate così come gli screening".
"Persino gli accessi al pronto soccorso sono tracollati, e se questo in molti casi significa azzeramento dei ricorsi impropri in altri purtroppo vuol dire che le persone, di fronte all’insorgenza di sintomi anche gravi, come quelli dell’ictus, preferiscono restare a casa piuttosto che andare in ospedale, con tutto quel che ne consegue in termini di peggioramento della salute e rischio di invalidità. Se non proponiamo soluzioni nuove ai pazienti, - ribadiscono - questo stato di sospensione indefinita della gestione delle patologie significherà un enorme perdita di salute collettiva e un costo incalcolabile per il Servizio Sanitario Nazionale. Occorre intervenire immediatamente ripristinando i percorsi assistenziali diagnostici e terapeutici per garantire ai cittadini nuovamente l’accesso alla prevenzione, alla cura, alla diagnosi tempestiva, non ultimo per fronteggiare al meglio l’inevitabile prolungamento dei tempi di attesa accumulatisi in questi mesi".
"A tal fine sarà necessario innovare il setting con cui l’assistenza ospedaliera viene offerta, ripensando completamente il percorso intraospedaliero, limitando l’accesso solo ai casi realmente necessari, promuovendo l’utilizzo di innovazioni tecnologiche e organizzative che consentano di ottimizzare il percorso del paziente costretto dalle proprie condizioni a ricorrere ad un ricovero ospedaliero o a un intervento chirurgico, al fine di limitare al massimo la degenza intraospedaliera e l’utilizzo dei letti di Terapia Intensiva. Occorrerà garantire dispositivi di protezione individuale corretti agli operatori e ai pazienti/cittadini, effettuare test specifici agli operatori, prevedere soluzioni quali utilizzo massiccio di termoscanner e investire nel triage dedicato a filtrare gli accessi isolando gli eventuali casi positivi. Diventa fondamentalmente investire sul potenziamento della sanità territoriale puntando sul lavoro delle équipe multidisciplinari"con una utilizzazione di tutti gli strumenti disponibili e non utilizzati nonostante si continui a pagare per gli stessi. Occorre un controllo serio e continuo - conclude la nota - e un impegno che ponga ponga al di sopra il bene di tutti. Chi non è in grado di concepire la sanità in questi termini è giusto che cambi mestiere.
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