L'allarme dell'ONA: "Famiglie segnate dal dolore, a Crotone non si parla solo di ambiente si parla di vite"

Share on Facebook
Share on Twitter
Share on whatsapp
images L'allarme dell'ONA: "Famiglie segnate dal dolore, a Crotone non si parla solo di ambiente si parla di vite"


  19 novembre 2025 08:19

Riceviamo e pubblichiamo la lettera dell'ONA di Crotone inviata al Presidente della Repubblica,  al Governo, al Ministero dell’Ambiente e lo Sviluppo Economico, alla Regione Calabria. 
 
A Crotone non si parla solo di ambiente, a Crotone si parla di vite. Scrivo con senso di responsabilità civica e profonda inquietudine per richiamare la Vostra attenzione sulla condizione ambientale e sanitaria in cui versa la città. Siamo una comunità ferita, che porta dentro di sé cicatrici profonde: famiglie segnate dal dolore, giovani che partono perché hanno paura di restare, terreni avvelenati, mare e aria contaminati.
 
Viviamo in un territorio impregnato di veleni che hanno un nome preciso: arsenico, metalli pesanti, fanghi industriali, perfino scorie radioattive. Come Sito di Interesse Nazionale, qui la contaminazione non è un sospetto: è una certezza. La storia del SIN abbandonato di Crotone non è la bonifica: è la malattia. A Crotone il veleno non è rimasto nel terreno: è entrato nei corpi. Il bioaccumulo si è trasformato in tumori, sofferenze, vite spezzate. La chimica tossica e i adionuclidi della ex Pertusola – uranio, torio, piombo, polonio, radon – hanno attraversato l’aria delle nostre case, finendo sulle nostre tavole e nella vita dei nostri figli.
 
Nessuno ha mai misurato realmente il danno biologico subito dalla popolazione. Nessuno ha mai incrociato tossicologia e clinica, nessuno ha voluto collegare l’ esposizione alle sue conseguenze. Oggi, grazie allo studio di ONA, sappiamo che molti pazienti oncologici presentano nel sangue e nei tessuti livelli di metalli pesanti fino a cento volte oltre i limiti tossici. Le loro malattie non sono incidenti: sono il risultato finale di una lunga catena di omissioni. E questo, più di ogni dato tecnico, racconta la verità: Crotone è stata lasciata sola davanti a un disastro che entra nelle cellule delle persone. Gli studi ufficiali dello Stato registrano più tumori, più malattie respiratorie e cardiache,
perfino più tumori nei bambini. Non è un’ipotesi: è un rischio reale, presente, già scritto nella vita di troppe famiglie Eppure, nonostante tutto questo, su questa terra ferita continuate ad autorizzare nuovi impianti, con nuove emissioni e nuovi pericoli. Autorizzazioni rilasciate senza valutazione preventiva dell’impatto ambientale, senza considerare l’effetto cumulativo sulla salute, senza chiedervi cosa significhi aggiungere altro peso a un territorio che sta già crollando sotto il precedente.
 
Perché ci fate questo? Perché gli UFFICI REGIONALI E MINISTERIALI continuano a rilasciare autorizzazionibasate su verifiche formali, limitate alla presenza di certificazioni e titoli di progetto,
ignorando la condizione sanitaria dei residenti e una compromissione ambientale ormai conclamata? È legittimo chiedere come possa essere ritenuta “autorizzabile” un’attività privata che
introduce un ulteriore rischio per la salute e la vita delle persone. L’ordinamento non solo vieta tutto questo: lo impedisce. La Costituzione, agli artt. 9, 32 e 41, colloca la tutela dell’ambiente e della salute come limiti invalicabili all’iniziativa economica. Il principio di precauzione impone che, in presenza di rischio anche potenziale, l’autorità pubblica adotti misure preventive. La CEDU ricorda che lo Stato
ha il dovere positivo di proteggere la vita quando il rischio è noto. Perché allora – è la domanda che pongo – la burocrazia regionale e statale continua a operare come se tutto questo non esistesse? Perché si autorizzano impianti ad alto rischio in un territorio già gravemente compromesso? Perché non si applica il principio di precauzione, né si valutano gli effetti cumulativi, né si considera il quadro
epidemiologico ufficiale? Una città già ferita non può essere il luogo dove sperimentare altro rischio. Una comunità già provata non può essere il posto dove aggiungere altro peso. Una popolazione che ha versato lacrime non merita altra indifferenza. Per questo non possiamo accettare altre autorizzazioni che aumentano l’esposizione a inquinanti, che compromettono la salute, che calpestano un territorio che ha già dato troppo.
 
E c’è una domanda che non ci dà pace, e che oggi vi mettiamo davanti senza esitazione: perché continuate a trattare Crotone come un luogo dove tutto è possibile? Perché, sapendo quanto siamo fragili, insistete a caricarci di altri rischi? Perché non guardate alle persone prima delle carte, ai volti prima delle procedure, alle vite prima delle firme I Cittadini chiediamo solo ciò che dovrebbe essere ovvio: che la vita venga prima di tutto. Che la salute non sia negoziabile. Che Crotone sia finalmente protetta, non sacrificata. E per questo oggi, con forza ma senza ostilità, con dolore ma senza rassegnazione, vi rivolgiamo un appello che è insieme una richiesta e un grido: FERMATEVI. Fermatevi prima che sia troppo tardi. Fermatevi per rispetto della storia di questa città. Fermatevi per rispetto dei bambini che qui devono crescere. Fermatevi per rispetto di chi non ha più voce per chiedervelo.
Siate, almeno questa volta, dalla parte della vita. 


Questo sito o gli strumenti terzi da questo utilizzati si avvalgono di cookie necessari al funzionamento ed utili alle finalità illustrate nella cookie policy. Se vuoi saperne di più o negare il consenso a tutti o ad alcuni cookie, consulta la cookie policy . Chiudendo questo banner, o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie.