
Non c’è che dire, la Calabria sta “degnamente” celebrando il ventennale della morte di Mimmo Rotella. Non bastava l’abbandono delle “tracce” rotelliane nella sua città, ora arriva anche la notizia – trasmessami dal sempre vulcanico Roberto Talarico – che dal terminal dell’aeroporto di Lamezia Terme sarebbe “sparito” l’Ikarus, la grande sovrapittura su lamiera realizzata dal Maestro sulla fine degli anni Novanta, considerata una delle sue più belle opere “pubbliche”.
L’Ikarus, ovviamente ispirato alla figura mitologica, venne acquistato dalla Sacal nel 1998 da un illuminato presidente, il mio carissimo compagno di liceo Franco Barbieri, che sposò un’idea di Piero Mascitti, condivisa anche da Roberto Messina. Con quella operazione così ardita, l’aeroporto di Lamezia Terme, ottimamente gestito dal dottor Barbieri, si propose come un vero e proprio museo. Oggi tutti i principali aeroporti del mondo espongono opere d’arte moderna. Recentemente anche l’aeroporto di Fiumicino ha esposto la scultura monumentale “Grande Folla n.1” di Giò Pomodoro.
L’Ikarus rotelliano ha suscitato l’ammirazione dei tantissimi personaggi che sono transitati da Lamezia Terme. Mascitti ricorda che anche Massimo D’Alema, conquistato dalla forza dell’opera, ne volle una riproduzione fotografica per la sua barca a vela che si chiamava appunto Ikarus.
Ricordo come oggi il bellissimo evento di presentazione al terminal di Lamezia Terme, anche perché riuscii a farmi autografare da Rotella la riproduzione fotografica consegnata ai giornalisti. Adeguatamente incorniciata, la conservo gelosamente.
Che fine ha fatto l’Ikarus ? Voglio solo sperare che si tratti solo di un falso allarme, che magari l’opera è stata solo temporaneamente spostata per consentire qualche lavoro di manutenzione. Sarebbe gravissimo se invece sia stata accantonata in un magazzino, magari per fare spazio ad un tabellone pubblicitario. Si tratta, come è facile intuire, di un enorme patrimonio della collettività. Forse un chiarimento potrà venire dall’attuale management dell’aeroporto.
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