di GABRIELE RUBINO
Pagare di più per avere per avere un servizio peggiore. Da qualsiasi punto si voglia guardare l’annosa questione della sanità, per il contribuente calabrese l’epilogo resta questo. Legittimamente distratti dalla pandemia, è passata quasi inosservata l’algida comunicazione dell’Agenzia delle Entrate di una ventina di giorni fa che conferma le extra-aliquote per l’anno d’imposta 2020. Così, per due anni consecutivi, i calabresi (assieme ai molisani), a differenza delle altre regioni dove la sanità funziona, patiranno la maggiorazione dello 0,15% dell’Irap e dello 0,30% dell’addizionale regionale all’Irpef. La beffa fiscale è servita.
IL BUCO DEL 2018 E IL CALCOLO 'RAGIONIERISTICO' CHE HA FATTO IMPENNARE LE IMPOSTE- Il motivo? Aver sforato troppo; non tanto nel 2019 quanto nell’esercizio 2018. Il disavanzo accertato dal Tavolo di monitoraggio sull’attuazione del Piano di Rientro (il cosiddetto Tavolo Adduce) è stato di 213,3 milioni lordi, a cui vanno scalate le famose coperture standard che ogni anno si aggirano attorno ai 98 milioni (che sono già di per sé altre imposte pagate dai calabresi soltanto per il deficit della sanità) più altri 8,5 milioni del bilancio regionale a titolo di rimborso per le prestazioni sociali. Al netto, il buco del 2018 fu pari a circa 106 milioni. Una montagna che i ministeri vigilanti (il Mef, anzitutto) non hanno abbonato. Così è arrivato il primo scatto all’insù di Irpef e Irap sull’anno d’imposta 2019, che per i calabresi si è tradotto in 48,8 milioni di euro di aliquote aggiuntive. Purtroppo, non si è coperta nemmeno la metà del ‘debito del debito’, avanzavano altri 57,2 milioni, che sono stati portati a nuovo nell’esercizio 2019. E quindi la Calabria era già condannata preventivamente ad un ulteriore prelievo per coprire la restante parte. E vai con l’altro balzello sulle tasse da pagare (nel 2021) sull’anno d’imposta 2020. Questo il meccanismo ‘ragionieristico’ che porterà a rendere più asciutti i redditi di lavoratori e imprese in Calabria.
IN ATTESA DI CHIUDERE IL BILANCIO 2019- E ancora va chiuso il bilancio 2019. L’ultimo verbale della riunione (25 maggio) del Tavolo Adduce evidenziava un segno meno da 116,7 milioni che dopo le coperture ‘standard’ è di 10,1 milioni. Tuttavia, si tratta della proiezione del quarto trimestre. Più recentemente l’assessore al Bilancio Franco Talarico, nel corso dell’ultima seduta del Consiglio regionale, ha stimato lo squilibrio in circa 200 milioni (LEGGI QUI). Numeri più ‘solidi’ si conosceranno nei prossimi giorni quando la Giunta approverà il consuntivo regionale.
IL 'BILANCIO' DEL COMMISSARIAMENTO. DOPO DIECI ANNI CONTI IN DISORDINE- Dopo le devastazioni lasciate dalla politica (si sono alternati centrodestra e centrosinistra), ci sono stati dieci anni di commissariamento del governo con l’obiettivo prioritario di ridurre il disavanzo. Un arco temporale sufficiente per affermare che l’azione è fallita. I conti sono ancora in disordine e non si vede la luce in fondo al tunnel. E' vero che fino all'inizio del 2019 i manager venivano ancora scelti dalla politica regionale, ma i non esaltanti risultati dei forestieri arrivati da fuori negli ultimi tempi e il fatto che il controllo esterno comunque è spettato ai ministeri non esentano l'autorità centrale (burocrazie varie e figure istituzionali) da oggettive responsabilità. Il sistema di controllo e di 'sostituzione' del Governo sulla Calabria nella sanità non ha funzionato. E se, come spesso accade, quando si tira la riga delle responsabilità o non si trova nessuno o la si diluisce non colpendo comunque nessun 'attore'. A pagare però il conto, con più imposte, restano i già danneggiati contribuenti e pazienti calabresi.
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