La buona sanità nel reparto di Rianimazione dell'ospedale San Giovanni di Dio di Crotone

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L'ospedale San Giovanni di Crotone
  14 marzo 2023 20:29

di MICHELANGELO FRISINI

In Calabria c’è anche una buona sanità, con medici, infermieri e operatori che riescono a fare miracoli con la loro professionalità e il loro senso del dovere. E’ il caso dell’ospedale San Giovanni di Dio di Crotone, recentemente visitato dal presidente della Repubblica Sergio Mattarella che ha voluto incontrare i sopravvissuti della tragedia di Steccato di Cutro. Tutto il personale ha dato il massimo per assistere e salvare la vita agli sventurati che erano sul barcone, soprattutto i bambini.

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Ma ci sono anche storie personali che possono testimoniare che non tutto nella sanità calabrese non funziona. E proprio di questo vorrei dare atto ai sanitari dell’ospedale San Giovanni di Dio dove – nei giorni scorsi – è stata ricoverata nel reparto di rianimazione mia moglie, Edwige Spadanuda, in seguito a delle imprevedibili complicanze di un intervento subito in una struttura privata del Crotonese.

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Ebbene, questa nostra emergenza è stata gestita in maniera esemplare sia sotto l’aspetto medico sia sotto l’aspetto dell’umanità, della gentilezza, della disponibilità verso la paziente e verso i familiari. Poiché gli operatori sanitari pubblici, spesso oggetto di critiche ingiustificate, restano sempre nell’ombra, ritengo doveroso da parte mia ringraziare, uno per uno, tutti i sanitari del reparto di rianimazione del San Giovanni di Dio che io considero eroi quotidiani, ogni giorno impegnati senza tregua per assistere e salvare la vita a tanta gente. Ringrazio pertanto il direttore sanitario dottor Dionisio Gallo e i medici del reparto guidato dal direttore dottore Serafino Vulcano: Orlando Bruno, Ilaria Vero, Ercole Barozzi, Maria Torcaso, Marisa Piccirillo, Daniela Madia, Monica Muratgia, Tommaso Torchia, Giovanni Cosco, Manuela Marchese, Tommaso Sorrentino e Corrado Chiaravalloti. E gli infermieri, coordinati da Maria Cristina Lucentini: Masapollo, Barberio, Ranieri, Caliò, Menzano, Iuliano, Vasapollo, Lopez, Rugiero, Basta e Amato. E infine gli oss Pagliuso, Muscò, Gioia, Marra e Durazzi. Tutti meritano il mio plauso personale e, ritengo, quello della collettività.

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Spero che questa mia riflessione, nata da una vicenda personale, possa contribuire ad aumentare la fiducia dei calabresi nei nostri ospedali che certamente hanno bisogno di più strutture e più risorse umane, ma che riescono tuttavia a svolgere al meglio i loro delicati compiti con abnegazione e professionalità.

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