Dilagano i “NO” dei dilettanti. Lo scrive il prof. Pietro Massimo Busetta, in un suo recente intervento a sostegno della realizzazione del Ponte di Messina. Si riferisce chiaramente o “Alludendo” anche a persone impegnate in ruoli istituzionali di primordine. Scrive: “Ora, che si lasci a dichiarazioni in libertà l’avventore del bar dello Sport non è auspicabile ma è prevedibile. Ma che un ministro di peso come Cingolani si lasci andare in dichiarazioni di tal genere è stucchevole e disarmante. Prosegue: “il tema di fondo riguarda la leggerezza con la quale politici, giornalisti, imprenditori, politologi parlano dei temi che riguardano il Sud”. “Tutti diventano esperti e si lanciano in giudizi ultimativi rispetto a tematiche, come lo sviluppo, l’infrastrutturazione, le ragioni del ritardo, le esigenze fondamentali: ciò accade perché tutti sanno che non ci saranno reazioni e, in ogni caso, esse saranno contenute e non arriveranno certamente ai media nazionali” …” Per cui anche Picarra e Picone possono parlare del ponte come di una barzelletta da avanspettacolo.” Potrei proseguire riportando altro dello scritto, ma ritengo sufficiente quanto riprodotto, per ritenere molto spocchiosi e scortesi gli apprezzamenti e le considerazioni sprezzanti verso chi ha un’opinione diversa dalla sua. La questione del Ponte sullo Stretto, oramai più che annosa, interessa chi si occupa di scienza delle costruzioni, specialisti dei settori più diversi, afferenti alla costruzione di ponti di proporzioni ed impatto particolarmente notevoli. Ma il Ponte sullo Stretto riguarda anche i costi e la reperibilità degli eventuali finanziamenti; è pertanto anche materia di specialisti di altri ambiti. In ogni caso decidere se costruire o meno una così importante infrastruttura è materia che riguarda prevalentemente la politica e le istituzioni elettive. Infatti tutte le infrastrutture si realizzano non fine a sé stesse, ma se sono al servizio di uno scopo; in questo caso al progresso e allo sviluppo del Mezzogiorno d’Italia e in particolare della Sicilia e della Calabria.
Il riscatto del Sud potrà esserci se l’Italia e l’Europa si misureranno con la storica e attuale Questione Meridionale, per assumere decisioni strategiche: le infrastrutture allora saranno dunque al servizio della programmazione. È di conseguenza normale che tanti specialisti della politica, dell’economia, della Questione Meridionale, e via dicendo, con pieno diritto, dicano cosa pensano rispetto alla ipotesi di costruzione di un Ponte sullo Stretto, anche in considerazione che a tutt’oggi non vi è una concreta scelta strategica per il Mezzogiorno ed in particolare per la Calabria e la Sicilia. Sull’argomento Ponte di Messina, diversamente dal professore Busetta, tante autorità scientifiche, politiche, associazioni, organizzazioni varie nei diversi campi di appartenenza, ritengono, con argomentazioni degne di attenzione, che la realizzazione del Ponte sia sbagliata sul piano dell’utilità (questione fondamentale). Altri ritengono che l’impatto ambientale sarebbe devastante: una grave offesa al territorio e a due dei posti più belli d’Europa, ma anche una grave onta alla storia vera e leggendaria di quei luoghi.
Richiamo l’attenzione di chi mi legge, sui numerosi approfondimenti, studi e considerazioni, che sono alla base di chi non è favorevole alla realizzazione. È, fra le tante, illuminante ritengo la posizione assunta dalle associazioni in difesa del territorio: vedi il WWF, ITALIA NOSTRA, LEGAMBIENTE e altre.
Anch’io, per quanto vale, sono per la non costruzione di un’opera non necessaria. Il ponte di Messina, se si farà, sarà sostanzialmente un’operazione finanziaria e speculativa.
Non serve un Ponte sullo Stretto.
Le merci dovranno sempre più viaggiare per mare. Il “mare nostrum” sarà, spero, “un’autostrada del mare”.
Bisognerà puntare, pertanto, sul rafforzamento e la valorizzazione dei porti siciliani e calabresi, ad esempio quello di Gioia Tauro, assicurando a tutti un rapido raccordo via mare. Ma anche realizzando le opportune infrastrutture, riorganizzando e modernizzando la viabilità con l’entroterra per assicurare idonei percorsi nazionali ed europei.
Per l’attraversamento dello stretto, non si dovrà inventare nulla, potrà continuare molto più velocemente di adesso, ovviamente, ammodernando ed implementando la traghettazione (oggi è possibile avere, grazie alle nuove tecnologie, quanto di meglio per confort, capienza e grande velocità: in pochi minuti potrà essere possibile andare da una sponda all’altra, anche facendo “navigare” velocemente i treni dell’alta velocità).
Se si sceglierà la strada della programmazione per riscattare la Calabria e la Sicilia, verrà fuori e si dimostrerà la strumentale ed illusoria proposta del Ponte, anche rispetto alle opportunità di lavoro che tale opera potrebbe offrire. Ci potrà essere, diversamente, tanto lavoro per i disoccupati, anche dirottando i finanziamenti per la costruzione del Ponte su altro.
Cosa, insieme a tant’altro, bisognerà fare al posto del Ponte?
Rendere percorribili, vivibili, recuperabili ed attrattive le due Regioni. Investire all’interno dei territori, valorizzare quanto già si fa, ma soprattutto quanto si potrà realizzare di diverso e in aggiunta. Penso al turismo mare/monti, all’archeologia, ai beni culturali, all’agricoltura, alle produzioni originali, tipiche di alta qualità e competitive a livello nazionale ed internazionale, alla formazione dei giovani, al rilancio e valorizzazione delle Università, ricerca, ecc. Potranno essere il volano e la sostanza continua dell’essere Calabria.
Sarà necessario, dunque, tanto e durevole lavoro: per rendere sicuro il suolo e l’ambiente, per realizzare le numerose e necessarie infrastrutture su tutto il territorio delle due regioni, strade (molte ancora oggi insistono su tracciati delle vecchie mulattiere), rendere veloci i percorsi (tanti comuni della bassa e alta collina, sono abbandonati, soprattutto per la difficoltà di essere raggiunti in sicurezza ed in tempi rapidi).
La Calabria e la Sicilia hanno bisogno di infrastrutture ed interventi sul territorio al fine di assicurare pari opportunità e dignità con le regioni più progredite.
L’alta velocità, necessaria, che riguarda anche la Sicilia, in Calabria ritengo dovrà utilizzare prevalentemente, con tutti gli ammodernamenti, gli adeguamenti, la sicurezza, ma anche le necessarie varianti di percorso in alcuni tratti, l’attuale tracciato Salerno Reggio Calabria. La proposta in discussione che prevede un percorso diverso, devasterebbe il territorio calabrese e costerebbe una montagna di euro in più.
Altra priorità dovranno essere l’ammodernamento del tratto dell’autostrada Cosenza/Falerna; un recupero dignitoso del percorso ferroviario Reggio Calabria/Bari.
Ritengo giusto prevedere e finanziare l’autostrada sullo Jonio; superando definitivamente la borbonica statale 106: consentendo l’allaccio all’autostrada sotto Taranto che aprirebbe un veloce collegamento con tutta un’altra parte d’Italia permettendo di arrivare speditamente sino al Brennero.
Lo stesso ragionamento, in linea di massima, può essere svolto per la Sicilia, che soffre di una pessima viabilità. Ci sono tratte ferroviarie praticamente inutili (i tempi di percorrenza sono una vergogna).
Ha ragione l’artista regista, drammaturgo, scenografo, Giancarlo Cauteruccio che propone un Ponte di Luce sullo Stretto; luci laser tra Scilla e Cariddi: “…il mio ponte trasporterà tutte le energie del mito che vivono da millenni in questi luoghi, dove nacque la fondazione di una grande civiltà…”
Sabatino Nicola Ventura
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