La Calabria ed il blocco dei licenziamenti: la riflessione di Felice Caristo

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Felice Caristo
  17 febbraio 2021 09:50

di FELICE CARISTO

"L’ultimo Rapporto della SVIMEZ, registra un 2020  veramente strano per la Calabria, con un crollo dell’occupazione che si è avuto tra marzo e giugno, con l’estate caratterizzata da una ripresa e l’autunno con un allentamento, questa curva altalenante assume proporzioni diversificate tra Province in alcune più marcate soprattutto Vibo Valentia e Cosenza, altre meno gravi., con una tenuta dei livelli occupazionali.

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Il dilemma da sfatare dipende essenzialmente dall’estensione del blocco dei licenziamenti, che ha garantito da un’ecatombe sociale oltre che sanitaria.

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Il 31 Marzo diventa una data spartiacque a causa dello sblocco dei licenziamenti, specie nei settori cosiddetti Vulnerabili, come servizi, turismo, commercio dove si concentra la maggior parte dell’occupazione.

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Il mercato del lavoro si è rivelato particolarmente critico per l’occupazione femminile soprattutto gli over 35, accentuando diseguaglianze tra classi sociali,ma anche di genere e generazionali.

In Calabria l’intervento pubblico nell’economia e lo sblocco delle opere pubbliche rappresentano la leva essenziale per incrementare l’occupazione.

Nella prospettiva del Piano Next Generation Ue , Bisogna in Calabria allargare al Protagonismo delle Università degli Enti Locali e delle strutture amministrative, che operano sul mercato del lavoro, delle associazioni sindacali e di categoria, ma anche sulle associazioni di ‘cittadinanza attiva’, che svolgono un ruolo propulsivo.

Fondamentale il ruolo dell’Università e più in generale della ‘Società Civile’ bisogna tra di loro incentivare iniziative dal Basso,ribaltare le peggiori prassi, che hanno prodotto occupazione fittizia, precarietà diffusa, che svanisce quando l’opera pubblica è terminata, che serve soltanto ad illudere le Comunità ed a concentrare le ricchezze.

Bisogna puntare ad uno sviluppo Civile dei territori, attraverso una riconversione ecologica, che attui quelle riforme ormai indifferibili e non più dannose per territori che hanno in alcuni settori una naturale Vocazione di crescita. Il Recovery fund può farci vincere la battaglia contro i nostri mali antichi".

 

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