"L’idea è quella di predisporre all’interno del Museo Marca o del San Giovanni percorsi strutturati e laboratori in cui le persone con demenza possano ritrovare nell’arte uno strumento terapeutico"
30 luglio 2020 08:51Il “forum” sulla Catanzaro del dopo Covid si sta arricchendo di contributi preziosi di cui l’assessorato alla Cultura, diretto da Ivan Cardamone, intende fare tesoro per costruire la visione della città del futuro.
L’emergenza ha rappresentato l’occasione per mettere insieme le idee dei tanti catanzaresi di successo sparsi per il mondo ma anche quella di conoscere le riflessioni di chi ha voluto contribuire al forum. La firma è quella di Elena Sodano.
“MUSEI CHE ABBRACCIANO GENERAZIONI”
“Tutte le arti contribuiscono all’arte più grande di tutte: quella di vivere” cit.:Bertold Brecht
Occuparsi oggi di giovani ed anziani, in particolare di persone con demenze, significa tenere conto dei cambiamenti degli scenari famigliari, come il passaggio da una famiglia patriarcale a nuclei familiari più ristretti, caratterizzati da maggiore autonomia rispetto ai legami parentali ed affettivi, che ha privato gli anziani di quella posizione centrale in cui erano prima collocati e che ha distaccato i giovani dalle figure parentali. Ciò ha spinto le nuove generazioni a dare meno importanza all’anziano, alla sua saggezza ed alla sua esperienza.
L’idea è quella di predisporre all’interno del Museo Marca o del San Giovanni dei percorsi strutturati e di laboratori in cui le persone con demenze, accompagnati dai terapeuti e da giovani degli istituti di scuola superiore ricadenti nel Centro storico della Dementia Friendly Community di Catanzaro, possano ritrovare nell’arte uno strumento terapeutico che, incidendo sulla memoria a lungo termine, possa estrapolare quello che le persone con Alzheimer hanno dentro ma che spesso non riescono ad esprimere. La presenza dei giovani inoltre e la trama relazionale che si andrà ad instaurare, migliora l’umore, l’autostima riducendo lo stato d’ansia. Per le due generazioni, l’occasione rappresenta un momento di alto valore di socializzazione e una tregua nella “sfida” rappresentata dalla malattia.
L’idea verrebbe attuata prendendo innanzitutto accordi con i Musei del centro storico, per individuare i giorni ed il personale adeguato allo svolgimento delle attività. Si passerà poi ad un’attività di pubblicizzazione (attraverso vari canali come social media, volantinaggio, ecc.), con l’obiettivo di dare visibilità ad una iniziativa di così alto valore umano e sociale.
Obiettivo finale dell’idea è quello di avvicinare il mondo degli anziani a quello dei giovani, creando uno stretto legame intergenerazionale che possa far nascere (o rinascere) una profonda forma di rispetto per entrambe le generazioni. Inoltre si potrà sfruttare la grande utilità dei musei come terapia, poiché questi sono in grado di stimolare la creatività di un individuo, intesa come parte sana e vitale della personalità, apportando ricadute benefiche in termini di autostima e sostegno all’identità personale dei giovani e degli anziani. Le attività creative offrono infatti importanti stimoli, facilitando lo scambio di idee, aiutando a connettere il proprio vissuto con ciò che viene proposto, stimolando il recupero di memorie ed esperienze personali. Le persone fragili si sentono così protagoniste, interagiscono e si mettono in relazione con i propri “compagni di esperienza”, raccontando di sé, emozionandosi ed emozionando.
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