La Catanzaro dopo il Covid. L’attore Francesco Colella: “La cultura non può mai essere imprigionata”
Francesco Colella
08 agosto 2020 08:53Francesco Colella, attore italiano di cinema e televisione, risponde all’appello lanciato dall’Assessore alla Cultura, Ivan Cardamone, per immaginare la Catanzaro del dopo Covid, attraverso il forum virtuale dedicato a progetti e idee per la città del futuro.
CHI E’ FRANCESCO COLELLA?
Francesco Colella è nato a Catanzaro e si è diplomato all’Accademia d’Arte Drammatica ”Silvio D’Amico”. Ha lavorato in 17 spettacoli del maestro Luca Ronconi e nel 2010 ha vinto l’importante premio Ubu come miglior attore non protagonista per “Dettagli” e “Il mercante di Venezia”. Fra i suoi lavori di una professione che spazia fra grande schermo, tv e teatro, si segnalano ruoli nella serie Sky I delitti del Barlume, per Rai Uno è stato Palmiro Togliatti e ha partecipato a Liberi di scegliere. Al cinema ha fatto parte dei cast di Piuma, Made in Italy, Due Piccoli Italiani, Nico e tante altre pellicole oltre alle importanti partecipazione in serie internazionali, Trust del grande regista Danny Boyle, Zero Zero Zero di Stefano Sollima, nonché nel film “ Aspromonte, la terra degli ultimi”, pellicola bellissima dal forte carattere di denuncia sociale del registra Calopresti.
“LA CULTURA NON PUÒ MAI ESSERE IMPRIGIONATA”
La cultura non può mai essere imprigionata. La preparazione che la supporta è sempre frutto di serietà. Per questo la cultura è il sostanziale punto fondativo di ogni società libera. La libertà è la conseguenza, la gemma, l'infiorescenza della cultura. Ogni soggetto non acculturato è molto vulnerabile ed è quello che, più di tutti, rischia l'assoggettamento. E' per questo che la coscienza critica è portatrice di un più sapiente modo di esistere. Quando la cultura non viene considerata essenziale il rischio è l'indebolimento della società e, ora, in questo momento storico, le persone sono assoggettate, perché la cultura è intesa solo come un elemento di destabilizzazione. Questo non vuol dire che non sia presa in considerazione, ma non si può renderla esclusivamente complice dell'intrattenimento e della distrazione. E' quanto mai necessario renderla complice anche della serietà. La distrazione è un elemento della cultura che, in forma di esibizione, porta le persone a riunirsi, ma non è il tutto. Il tutto appartiene al deposito dell'inviolabilità dei diritti, perché rispettare la cultura è rispettare la dignità dell'essere umano. Ogni parola di disprezzo per l'essere umano, che mi capita di sentire con tanta frequenza e intensità, è una parola di disprezzo per la cultura.
Mi chiedo quanto occorra rimandare ancora il respiro che ossigena le persone, perché oggi non è solo la disperazione del settore e dei suoi lavoratori ad essere evidente ma anche lo svuotamento del significato stesso della cultura e dei luoghi deputati ad essa. Che a Catanzaro la cultura si manifesti non solo in forma di evento o intrattenimento, ma circoli ogni giorno di ogni stagione, prendendo le forme della danza, del teatro, della musica, del cinema, della poesia, della pittura, della scultura...
Chi dispone delle risorse promuova questa circolazione capillare tra le strade, i vicoli, i teatri, le aule scolastiche, anche i luoghi non convenzionali della nostra città, coltivi il disinteresse per la propria rendita di potere, semplicemente usi il potere come possibilità, occasione di scelta e di decisione per l'evoluzione di Catanzaro. Il rispetto e l'amore per la cultura sono rispetto e amore per noi stessi e le generazioni che verranno.