Era stato consacrato vescovo da appena una settimana Mons. Santo Bergamo quel 1 febbraio 1970. Prim’ancora era stato arciprete di Scilla fin dal 1939, attraversando quindi i terribili anni della guerra e il difficilissimo periodo della Ricostruzione e di un Miracolo Economico che nell’Italia meridionale si manifesterà solo in minima parte, appena sufficiente ad abbandonare l’estrema miseria atavica. Non poteva essere che lui, dunque, a presiedere la solenne consacrazione della nuova Chiesa Matrice di Scilla, danneggiata dal terremoto del 1908 e da una bomba durante la seconda guerra mondiale e ricostruita fra il ’58 e la fine degli anni ’60.
La comunità parrocchiale di Scilla non ha dimenticato la sua ricca storia antica e recente – se la nuova chiesa Matrice, infatti, compie «solo» cinquant’anni, in quello stesso luogo c’è sempre stato il tempio dei cristiani di Scilla fin dagli albori del cristianesimo stesso – e per decisione dell’attuale arciprete don Francesco Cuzzocrea e del gruppo degli operatori pastorali ha ricordato l’evento con tre giorni di celebrazioni e una mostra dal titolo: «Il Tempio e le pietre vive», con tanti documenti storici interessanti, con particolare riferimento ai progetti passati sulla ricostruzione della chiesa e il ritratto e paramenti appartenuti a Mons. Bergamo nonché a Mons. De Lorenzo, vescovo di origini scillesi del XIX secolo, fondatore del Museo Civico di Reggio Calabria.
Dopo la Messa delle 17,00 di giovedì 30 gennaio, il diacono Giovanni Bellantoni ha ricostruito il significato della costruzione del tempio di Dio e della sua dedicazione o consacrazione. Avere una casa di preghiera è un’esigenza atavica dell’uomo, che fin dalla preistoria l’ha identificato anche in luoghi naturali come rocce o grotte. Con la rivelazione biblica e quindi la tradizione giudeo-cristiana, l’esigenza si fa più precisa e la casa-chiesa diventa il luogo della Chiesa-popolo dei credenti.
Venerdì 31 gennaio, gli scillesi hanno avuto il piacere di ritrovarsi con don Mimmo Marturano, arciprete per quasi un ventennio, fra il 1983 e il 2002. Il saluto dei laici a inizio della Messa ha rievocato quegli anni, dedicati in gran parte alla tutela e alla valorizzazione del patrimonio sacro architettonico-artistico, con interventi di recupero di tutte le chiese.
La Matrice, che nel 1970 appariva spoglia, essenziale, quasi spartana, fu restituita al suo stile basilicale con vari interventi. Prima il mosaico che interessa tutta l’area absidale. Ma soprattutto il grande lavoro di abbellimento nato dal sodalizio fra don Marturano e l’artista scillese Gaetano Imbesi i quali progettarono e, grazie alla generosità del popolo scillese, realizzarono tutte quelle decorazioni che ricordano l’eredità bizantina della chiesa Matrice, raffigurando tutta la storia della Salvezza. Scopo storico dell’arte sacra, infatti, non è solo decorare, ma aiutare il popolo, in epoche passate purtroppo composto in larga parte di analfabeti, a comprendere il messaggio della fede cristiana.
Di questo e altri aspetti hanno parlato dopo la Messa lo stesso don Marturano e l’arch. Filippo Barbaro. Quest’ultimo s’è soffermato sulle prospettive, dato il progetto di completamento della facciata principale, rimasta di stile rustico.
Sabato 1 febbraio il grande giorno del Cinquantenario è stato segnato da una giornata splendida, nella quale il sole e il chiarore del cielo hanno reso ancor più luminosi i caratteristici panorami di Scilla. Alle 15,00, la venerata Statua di Maria Ss. Immacolata ha attraversato il quartiere Chianalea per fermarsi al Porto di Scilla, dove ha avuto luogo l’Atto di Affidamento della Parrocchia Arcipretale alla sua Titolare.
Alle 17,00, l’Arcivescovo Metropolita di Reggio Calabria-Bova Mons. Giuseppe Fiorini Morosini ha presieduto la Santa Messa solenne a ricordo del Cinquantenario accolto prima in sacrestia dai portatori della Statua, dai ministranti, dai seminaristi, dal diacono Giovanni Bellantoni e da don Francesco Cuzzocrea, che gli hanno fatto corteo e hanno diffuso la luce della Candelora, festa liturgica nella quale si ricorda la Presentazione di Gesù al Tempio e che ricorre ogni 2 febbraio, quindi iniziando la sera del primo. Per l’occasione, il Presule ha indossato la stessa Mitria che aveva indossato Mons. Bergamo cinquant’anni fa e che è stata messa a disposizione in questi giorni dalla famiglia del vescovo originario di Villa San Giovanni.
Nel saluto iniziale rivolto dai laici al vescovo, è stata ricordata la ricca storia della chiesa Matrice di Scilla, non solo dell’ultimo manufatto. E la storia della vicinanza del vescovo Morosini alla comunità della cittadina tirrenica rinnovata in numerose occasioni nel corso del suo ministero. In fine, è stato espresso l’auspicio che proprio in virtù di questa storia alla Matrice di Scilla sia riconosciuto il titolo di Basilica Minore.
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